5 Febbraio 2022 - 14.06

Esame di maturità: dal ‘68 al rifiuto degli scritti

Quand’ero un liceale, eravamo ahimè in pieno sessantotto, le cosiddette “lotte studentesche” facevano parte del quotidiano di quegli anni “ruggenti”.E’ difficile condensare in poche parole cosa fu il sessantotto, ed ancora adesso, mezzo secolo dopo, si discute su questo movimento di massa, che coinvolse gran parte delle società occidentali, e che comunque la si veda, segnò un prima ed un dopo. Ogni occasione era buona per fare uno sciopero, una manifestazione, un corteo, un’assemblea, e francamente non ci si strappava le vesti se le porte del Liceo rimanevano chiuse per protesta un giorno in cui era previsto magari un compito di matematica, o di latino, o di fisica.Da che mondo è mondo i compiti, le verifiche, gli esami, non è che siano particolarmente amati dagli studenti, ed ogni pretesto diventa buono per evitarli.Allora si creò una netta frattura fra il mondo giovanile e quello degli adulti, definiti con l’orrendo termine di “matusa”, e anch’io, sedicenne, venni travolto da quel clima di contestazione permanente, che prometteva di “cambiare il mondo”.Certo molte cose effettivamente cambiarono nella società, ma non ci fu quella palingenesi che i “guru” di quegli anni ci fecero intravvedere, e molti ragazzi di allora alla fine cedettero alla frustrazione, e si rifugiarono in un’utopia senza sbocchi. Solo ora, dopo tante primavere, mi rendo conto di come dovevano vederci in quegli anni i nostri genitori, e quale fatica abbiano dovuto fare per cercare di comprendere la nostra esigenza di cambiamento.Adesso, per ragioni anagrafiche, mi trovo nella stessa situazione dei “matusa” di allora, e confesso che faccio fatica a capire certe proteste dei ragazzi.In questi giorni gli studenti sono scesi in piazza per contestare le modalità con cui il Ministero dell’Educazione ha deciso debbano svolgersi gli esami di maturità di quest’anno. Il Ministro Bianchi, sicuramente per lanciare un segnale di ritorno alla normalità dopo la pandemia, ha deciso che l’esame comprenda due prove scritte, il classico tema di italiano, un’altra prova sulle discipline di indirizzo, decisa da ogni singola Commissione, più il colloquio orale.Un esame come quello degli anni pre pandemia, piuttosto agevole rispetto a quello che si pretendeva tanti anni fa, quando le prove vertevano su tutte le materie del triennio.Fulmini e saette!Si sono aperte le cateratte del cielo delle proteste, con gli studenti che accusano il Ministro Bianchi di non conoscere quello che è successo nella scuola negli ultimi tre anni, e di non tenere in alcun conto dei periodi trascorsi in Didattica a distanza. Con messaggi che in rete hanno assunto toni addirittura drammatici, come ad esempio questi commenti su Tik Tok: “E niente, sono tornata a casa e sono letteralmente in lacrime”, oppure “Ho appena avuto un attacco di panico, no non scherzo”, e ancora “Oggi, le numerose crisi di pianto per questa notizia tragica hanno superato i casi giornalieri dovuti al Covid”.Viene da chiedersi che tipo di maturità abbiano veramente questi ragazzi, se vanno nel panico alla sola prospettiva di dover affrontare un paio di esami scritti. Date le premesse, via ai cortei in tutta Italia, con il dichiarato obiettivo di far ritornare il Ministero sui propri passi, con parole d’ordine del tipo: “Abbiamo aspettato fin troppo: servivano certezze per gli studenti e non patiboli. L’esame così rischia di essere una condanna per tutti noi. Vogliamo un esame senza scritti e con una tesina che ci permetta di elaborare, studiare e collegare quello che abbiamo imparato in questi anni. Basta giocare sulla nostra pelle”.Un programma chiaro, non c’è che dire.E se proprio vogliamo fare i pignoli, cercando di capire meglio, di approfondire queste richieste, la risposta la troviamo in questa analisi di una militante dell’Unione degli Studenti: “Non riteniamo che il percorso degli studenti si possa valutare attraverso questa modalità di esame. Al contrario sosteniamo un approccio che garantisca al soggetto in formazione di apportare elementi di soggettività e pensiero critico al processo valutativo, valorizzando la multidisciplinarietà e il totale percorso di studi dello studente”.La mente vacilla di fronte a questa analisi magari un po’ circonvoluta, che però decrittata vuol dire semplicemente: vogliamo essere giudicati sulla base di una tesina fatta a casa, punto e a capo!E che trova certo il sostegno di studenti tipo la ragazza che posta in rete questo messaggio: “Parlo da studentessa di quinto liceo classico: causa pandemia non metto mano su una versione seriamente da 3 anni. Il che non è un bene, ma neanche una colpa. La situazione è questa: il sistema dovrebbe aiutare ad andare avanti, non a bloccarsi sul cammino. Penso che fare la seconda prova all’esame di maturità di quest’anno sia una scelta bastarda e poco confortante per noi studenti, noi classe 2003 che dopo pochi mesi di terzo anno si è trovata in DAD ricominciando la scuola vera solo in quinta. Un salto di 3 anni”.Non voglio certo minimizzare le difficoltà oggettive che i ragazzi hanno dovuto loro malgrado affrontare in questi tre anni di epidemia, per quanto un po’ enfatizzate e drammatizzate nei loro messaggi, ma non posso non chiedermi: “Ma come si fa a pretendere di ottenere la maturità senza aver dimostrato almeno di sapere mettere in riga alcuni concetti su un foglio, espressi in un italiano corretto?”Saper svolgere un tema non è bieco nozionismo, è semplicemente la dimostrazione che si è in grado di accedere all’Università, o intraprendere un lavoro, sapendo esprimersi in lingua italiana, senza errori di ortografia o di grammatica, e magari sapendo usare anche qualche congiuntivo.E’ chiedere troppo?Sembra di sì, visto che i ragazzi pretendono di essere valutati solo su una tesina scritta da chi sa chi, con l’ausilio del prof. Google o del prof. Wikipedia.Ma allora ragazzi, perchè limitarsi nelle richieste?   Chiedete, pretendete che il diploma di maturità vi venga garantito fin dal primo anno, indipendentemente dai programmi, dai livelli di apprendimento raggiunti, dalla capacità di scrivere un tema, o di risolvere un’ espressione matematica!Via il nozionismo, via i libri, via gli esami, via i test Invalsi!  Viva Tik Tok, viva Wikipedia, viva Facebook, viva Google!E quando fra qualche anno vi accingerete ad affrontare un concorso, o a sostenere un colloquio di lavoro, rifiutate di essere giudicati sul vostro bagaglio culturale, su quel che sapete, pretendendo di poter presentare ….. una tesina.Vedremo l’effetto che fa!

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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