14 Aprile 2016 - 18.06

EDITORIALE- Morto Casaleggio: è la fine anche dei 5 Stelle?

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di Marco Osti

Non ho mai condiviso il pensiero di Gianroberto Casaleggio.
Il fondatore, insieme a Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle, morto mercoledì 12 aprile, aveva una visione del mondo e dell’uomo identificata all’utilizzo di internet e su questa base teorizzava scenari futuristici, caratterizzati da un sistema di democrazia diretta in cui i governanti sono controllati dai cittadini attraverso la rete.
Concetti che sono alla base dell’impianto politico del Movimento 5 Stelle, con i quali si richiama un livello massimo di democrazia, che sarebbe preferibile e migliore a quello rappresentativo, perché prevede la partecipazione delle persone in modo attivo e costante alla vita pubblica.
Un’idea che può apparire meravigliosa, nella sua accezione più pura, ma nella pratica del tutto inapplicabile, perché i cittadini che sarebbero chiamati al controllo dei propri rappresentanti, e ad avere un ruolo diretto nella politica, non possono avere gli strumenti necessari per farlo e quindi sono destinati a dover subire comunque scelte di altri.
Il Movimento 5 Stelle e i suoi sostenitori contestano queste obiezioni relegandole a snobismo intellettuale, da parte di chi pensa di ergersi sopra il cittadino comune, ritenendo che non sia in grado di comprendere la portata dei problemi.
L’opposizione alla loro idea di democrazia diretta ha invece valenza esattamente opposta, perché non vuole negare a qualsiasi cittadino di svolgere attività politica e di partecipare alla vita pubblica, ma allo stesso tempo attribuisce a chi vuole farlo la piena responsabilità del suo operato, senza che rimanga in capo a chi lo ha eletto.
Allo stesso tempo, nel contestare l’idea di Casaleggio si prende atto in modo molto pragmatico, e quindi per nulla presuntuoso, che un cittadino nella sua vita quotidiana ha mille incombenze date dal suo lavoro, dalla sua vita normale, dalla gestione della famiglia, che non può materialmente avere contezza in modo completo dei vari aspetti e dei tanti particolari che necessita conoscere per assumere decisioni, magari estremamente tecniche, rispetto disposizioni di legge o di natura economica.
Immaginare che il giudizio sull’operato di un eletto dal popolo o che certe scelte siano poste in votazione attraverso la rete non si traduce in una espressione consapevole e informata, ma nella manifestazione di consenso o dissenso in base a valutazioni spesso non coerenti con il merito delle questioni.
Il rischio è che progressivamente l’utente della rete, che tramite la stessa dovrebbe partecipare alla vita pubblica, si allontana dal suo compito e lascia operare chi ha eletto, il quale però non è pienamente legittimato a farlo, perché in teoria la responsabilità del suo agire è in mano a chi può sfiduciarlo attraverso internet.
Ciò comporta che il rappresentante votato può non agire, perché comunque non ne ha titolo, oppure prendere decisioni che se non piacciono portano quelli che lo devono giudicare a costringerlo ad andarsene.
Quando però le persone che si occupano del suo operato si riducono ad alcune tipologie, che non rappresentano tutte le persone che hanno partecipato alle elezioni, il rischio è che l’eletto svolga il suo compito solo per compiacere queste e le loro istanze e spesso succede siano le più populiste e arrabbiate.
Non solo, mancando anche il controllo su chi gestisce i meccanismi di utilizzo di internet stesso non si può nemmeno sapere se chi giudica un eletto sia qualcuno che l’ha votato e se addirittura abbia i titoli per votare, visto che la rete è accessibile anche ai minorenni.
Tutto ciò si traduce in una estensione spesso fuori controllo di logiche populiste, governate e indirizzate da pochi che hanno informazioni complete sulle questioni che sono da affrontare.
Di fatto il contrario di una vera democrazia, dove il cittadino è tale se può esprimere il proprio giudizio formandosi liberamente la propria opinione, attraverso tutti i meccanismi possibili che lo rendano informato e consapevole.
Non è un caso che spesso l’elezione dei candidati del Movimento 5 Stelle, scelti attraverso la rete, ha visto la partecipazione di un numero irrisorio di votanti, mentre gli elettori dello stesso sono stati milioni e i sondaggi prevedono siano in crescita.
Questo dimostra che gli elettori poi si affidano a chi hanno eletto e in caso non lo rivoteranno, ma non intendono e non possono gestire la struttura del Movimento e soprattutto occuparsi dell’amministrazione pubblica, per cui infatti individuano un loro rappresentante.
Non è allo stesso tempo un caso che la gestione del Movimento 5 Stelle ha prodotto decisioni autoritarie nei confronti di dissenzienti da quella che era la linea dettata dai vertici, perché i limiti rispetto alla correttezza della consultazione, di cui si è detto, si manifestano con il fatto che spesso la decisione sia quella dettata da chi gestisce appunto il meccanismo e lo indirizza.
Il capo diventa quindi il riferimento che detta la linea, quello che ha sempre ragione, quello che deve essere ascoltato e ubbidito, altrimenti ha le facoltà, perché è l’unico ad averle, di estromettere chi non la pensa come lui.
Per questo da capo diventa guru e il sogno della democrazia totale si infrange e si svela come mero autoritarismo.
Ecco Casaleggio era il guru, o uno dei guru, insieme a Beppe Grillo, del Movimento 5 Stelle, per questo non sono mai stato d’accordo con le sue idee.
Il problema è che questi movimenti si identificano con il proprio leader, infatti come il declino di Berlusconi porta al declino di Forza Italia, altro movimento non partito identificato con il proprio leader, bisogna ora comprendere cosa accadrà al Movimento 5 Stelle senza uno dei suoi due guru, quello che appariva meno in pubblico, ma probabilmente il più influente.
Potrebbe consolidarsi la figura di Grillo come leader, potrebbe trasformarsi in un’altra cosa, diventando un partito normale, o semplicemente potrebbe dissolversi in attesa che un altro capo popolo trovi il modo di raccogliere il consenso di quei cittadini che amano farsi affascinare da chi ritiene e sa convincere di avere tutte le risposte e nessuna incertezza.

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