6 Febbraio 2016 - 14.48

EDITORIALE- Family day, Family che?..

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di Marco Osti

Nonostante le dichiarazioni roboanti degli organizzatori sulla partecipazione alla manifestazione, che dovrebbe avere raccolto massimo un paio di centinaia di migliaia di persone e non le circa 3 milioni dichiarate, il Family Day, celebrato al Circo Massimo di Roma lo scorso sabato, non ha avuto luogo in un giorno particolarmente fortunato.
Nella mattinata, prima che sul palco salisse la schiera di politici che hanno sostenuto l’iniziativa, è arrivata la notizia di un padre che ha ucciso i figli, la moglie e poi se stesso, in preda a una depressione che ne ha evidentemente mangiato nel tempo la ragione e l’amore.
C’è un’immagine emblematica che sta girando sul web, ripresa da un frammento televisivo, in cui appare la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante un’intervista, mentre nel sottopancia si legge la sua dichiarazione per cui ogni bambino ha diritto ad avere un padre e una madre e più in basso, proprio in quel momento, scorre la scritta che richiama la tragedia in cui il genitore e marito ha sterminato la propria famiglia.
L’esponente politica di destra successivamente ha inoltre affermato che la sua presenza alla manifestazione riguardava anche il suo futuro da mamma, poiché ha da poco scoperto di essere incinta.
Evidentemente rendere pubblica la sua situazione personale era secondo lei funzionale a rafforzare il suo sostegno al Family Day.
In realtà fotografa una situazione di donna non sposata, che concepisce un figlio fuori dal matrimonio, cosa diffusa e considerata normale nel Paese, ma non esattamente corrispondente all’idea di famiglia tradizionale che chi è sceso in piazza rivendica come unica possibile.
Una concezione sulla quale si basa l’avversione al Decreto Legge Cirinnà e al Governo, che provano a dotare il Paese di una norma per regolamentare le Unioni civili e anche la Stepchild Adotion, che, senza ricorrere ad anglicismi fuorvianti, significa prevedere la possibilità di adozione del figlio del compagno e della compagna, anche in coppie omosessuali.
La contraddizione insita nelle dichiarazioni politiche della Meloni con la sua situazione di donna e futura mamma peraltro non è isolata, perché riguarda anche molti politici sostenitori della famiglia tradizionale, che nella vita privata sono divorziati, separati, risposati e a volte nuovamente separati.
Da Casini a Salvini gli esempi sono molteplici, ma tutti si sono distinti nel sostenere le ragioni per cui solo un tipo di famiglia è quello che merita di avere riconoscimento giuridico e quindi regolamentazione da parte dello Stato.
Si coglie un senso di ingiusto strabismo in questa opposizione pubblica a una legge, da parte di chi difende un’idea che non pratica, in nome di una concezione del tutto teorica e smentita quotidianamente nei fatti, che dimostrano chiaramente come la serenità della vita famigliare esiste dove c’è corresponsione di affetti e progetti comuni per il futuro e non necessariamente e unicamente nella unione tra donna e uomo.
Un egoismo di basso livello, con il quale si contestano certi diritti, di cui si gode però privatamente, ma dei quali allo stesso tempo si vuole negare l’estensione a tutti.
Il caso della tragedia di un marito e padre che stermina moglie e figli può non essere pertinente, perché può avere motivazioni e origini diverse da quelle che concernono la vita famigliare, ma è emblematica di una realtà diversa da quella di chi vuole rappresentare un mondo deviato solo dove non c’è una unione considerata tradizionale.
A confermarlo non è quindi l’esempio singolo di un uomo impazzito, ma i dati di una violenza quotidiana subita dalle donne nelle famiglie italiane, che parlano di centinaia di casi l’anno di omicidi e sevizie e pestaggi fra le mura domestiche, dove vivono coppie che si dovrebbero volere bene solo perché considerate normali.
Oltre alle donne ci sono i bambini, che hanno diritto a essere protetti e a poter pensare di non rischiare un futuro da soli, senza un sostegno da parte di chi li ha visti nascere e crescere e da cui sono amati in modo incondizionato, come figli naturali, solo perché qualcuno decide che devono essere considerati diversi da loro coetanei.
Quando Giorgia Meloni sostiene che è diritto di ogni bambino avere un padre e una madre afferma un principio che nessuno oggi in Italia sta cercando di eliminare, ma si vuole anzi valorizzare, ampliandolo anche a situazioni reali di minori cui oggi la legge nega la possibilità di essere protetti.
Basta semplicemente partire da qui.
Dalla considerazione che non è in discussione una legge contro qualcuno, contro la famiglia considerata tradizionale, contro i figli naturali o adottati di coppie eterosessuali. A tutti loro nulla viene tolto.
Si discutono norme per dare diritti a chi oggi non ne ha.
Impedire questa possibilità non significa tutelare quel bambino, come sostiene il popolo del Family Day, ma discriminarlo, perché è illusorio pensare che senza una legge non nasceranno più bimbi da unioni tra uomo e donna dentro un matrimonio poi finito, o fuori dallo stesso, come quello che avrà Giorgia Meloni, o da donne omosessuali o voluti da coppie di uomini omosessuali,.
Perché quando si vuole un figlio lo si vuole in nome di un amore che in quel momento esiste e si pensa non finirà mai.
Tutto ciò dimostra che la realtà, quando concerne la sfera privata e affettiva delle persone, è un divenire complesso e continuo e il legislatore non la può determinare con delle norme, ma deve solo intervenire a regolare in modo equo e collettivo ciò che già esiste.
Uomini e donne omosessuali ci sono stati e sempre ci saranno, a prescindere da una legge, come già ci sono e ci saranno in futuro bambini che vivono con genitori dello stesso sesso.
Una società moderna, civile e democratica deve solo prenderne atto e regolarne la vita in quanto cittadini, attraverso la legge degli uomini, quella con cui gli Stati governano le umane vicende con lo spirito laico che consente di legiferare in nome di tutti e di garantire a ognuno di professare la propria fede nelle leggi di Dio.
È un principio fondamentale degli Stati occidentali e nel nostro Paese i primi a ricordarlo sono gli stessi politici che hanno partecipato al Family Day contro il Decreto Cirinnà quando contestano i paesi islamici, dove la legge di Dio è anche legge degli uomini.
Tutto ciò per loro non deve valere però in Italia, quando pretendono che lo Stato sottometta le sue leggi a quelle di Dio, se il Dio in questione è quello cristiano.
È comprensibile che un fervente credente possa anteporre la propria fede alle leggi dello Stato, ma questa facoltà non è concessa in uno Stato laico a un politico, che deve saper fare gli opportuni distinguo tra la sua sfera religiosa e il suo ruolo pubblico.
Possiamo comprendere il travaglio di chi vive sinceramente questo conflitto interiore, ma non è tollerabile quando emerge solo per opportunismo politico da parte di chi si ricorda della propria fede solo in determinate circostanze per accaparrare consensi.
Considerate le situazioni famigliari private di molti politici presenti al Family Day l’odore stantio della loro falsità è sempre più insistente.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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