27 Settembre 2021 - 9.03

Covid: la corsa al tampone

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Qualche giorno fa sono entrato nella Farmacia da cui mi servo abitualmente.
Dato che sono anni che ci si vede, con il personale si è creato un rapporto amichevole, quasi confidenziale, per cui, se non ci sono troppi clienti in attesa, si scambiano anche due chiacchiere.
Vedendo uno dei farmacisti bardato in modo inconsueto, con camice usa e getta e visiera in plexiglass oltre alla normale mascherina, ho chiesto perché fosse così attrezzato, e non come i suoi colleghi con l’ordinario camice bianco.
La titolare, sorridendo sotto la mascherina, mi ha detto che da quando è entrato in vigore l’ultimo decreto sul Green Pass, il collega è ormai dedicato a tempo pieno a fare tamponi.
Di primo acchito vi confesso che pensavo scherzasse, ma continuando a ragionare sul tema, mi sono reso conto che non era così, tanto che la farmacista mi ha detto che un fenomeno simile proprio non se lo aspettava.
Poiché una rondine non fa primavera, per escludere che si trattasse di un caso isolato, dovuto magari alla location della farmacia, o a qualsivoglia altra “particolarità”, mi sono fatto un giro per altre farmacie del paese, ed ho potuto verificare una situazione analoga.
E’ bastato poi andare in Rete per scoprire che il fenomeno è di portata nazionale, e ovunque le farmacie sono prese d’assalto da coloro che, non volendo vaccinarsi, devono per forza ricorrere ai tamponi.
Sembra che, nonostante la nuova normativa più rigida abbia fatto aumentare le richieste di sottoporsi al vaccino, e nonostante le Istituzioni siano impegnate a mettere in campo ogni sforzo per raggiungere, attraverso la vaccinazione di massa, quella immunità di gregge che pare essere l’unica condizione in grado di salvarci dal Covid, più che una “corsa al vaccino” sembra si sia innescata una “corsa al tampone”, che è sicuramente esplosa in concomitanza con l’apertura delle scuole.
Già, perché un po’ dappertutto, e la cosa mi è stata confermata con stupore dalla farmacista amica, attualmente il cliente-tipo è rappresentato dall’insegnante o dall’operatore scolastico, anche se cominciano a crescere le richieste da parte di altre figure professionali.
Quindi non mi sembra che al momento si possa essere fiduciosi in un ripensamento di molti italiani non vaccinati, che non sembrano affatto spaventati dalle pesanti limitazioni imposte dalla legge alla vita di relazione, e si stanno organizzando molto bene per non cedere a quella che loro definiscono la “dittatura del Green Pass”, e potersi quindi presentare al lavoro o in altri luoghi muniti dell’ormai mitico “QR Code”.
E la riprova è che i media riferiscono che in ogni parte d’Italia le farmacie hanno le agende piene praticamente fino a fine anno, con farmacisti che dichiarano: “Una cosa pazzesca. Una telefonata via l’altra. Fatichiamo a star dietro alle richieste”.
E ancora: “È un incubo. Un cittadino mi ha chiesto di prenotare fino a febbraio, ma per ora ci fermiamo a dicembre. Dal momento in cui è stato confermato l’obbligo del Green pass anche al lavoro, le telefonate sono raddoppiate perché chi non si è vaccinato cerca di garantirsi comunque il certificato. L’unica soluzione ovviamente è il tampone. La situazione per il momento è sostenibile, diciamo che si fa quel che si può. Per gestire la mole di lavoro, ormai ogni farmacia deve dedicare almeno una persona fissa per l’esecuzione dei test”.
Un boom di richieste di tamponi rapidi lo si era visto in agosto, per poter andare in vacanza, ma la mia impressione è che adesso si stia trasformando in qualcosa di più “strutturato”, di lungo respiro per capirci.
E così il tampone da strumento diagnostico sta diventando la soluzione necessaria per gli irriducibili No vax per poter andare a lavorare, per viaggiare, per accedere ai luoghi dove è richiesto il Green Pass.
Certo che i nostri “renitenti al vaccino” devono essere fortemente sostenuti da motivazione ideologiche, per quanto non condivisibili, se per evitare la “fatale puntura” sono disposti a sottoporsi ad un vero e proprio “tour de force”, in grado di condizionare la loro vita nei prossimi mesi, oltre che a sopportare un costo non indifferente.
Perchè per poter usufruire del Pass garantito da un tampone rapido negativo (che dura 48 ore), bisogna mettere in conto che ne servono tre a settimana.
Inoltre il tampone rapido, si sa, deve essere effettuato nelle 48 ore precedenti e, siccome l’orario compare sul Green pass, occorre essere precisi.
Tanto che un farmacista ha dichiarato: “Ci sono, addirittura persone che ci chiedono se non possiamo aprire prima, alle 8 anziché alle 8.30, per effettuare il tampone nei tempi utili ai fini del Green pass, cosa che noi assolutamente non facciamo, anche perché non ci sembra etico agevolare questo tipo di discorso”.
E poi c’è la questione costi, che non è del tutto trascurabile per chi vive con uno stipendio medio.
Fino al 31 dicembre il Governo, resistendo lodevolmente alle pressioni di alcuni Partiti che ne pretendevano la gratuità, ha previsto la possibilità di fare tamponi antigenici rapidi a prezzo calmierato.
Così per i ragazzi tra i 12 e i 18 anni il costo è di 8 euro, che però diventano 15 per gli over 18.
Poiché, come accennato, servono almeno tre test rapidi a settimana, a conti fatti parliamo di una spesa minima di 45 euro, quindi 180 euro al mese.
Che ovviamente aumenta se poi il capofamiglia No vax ha una moglie che lavora, nel qual caso la spesa salirebbe a 360 euro, senza tenere conto di eventuali figli a carico.
Giova ricordare che finora abbiamo parlato di tamponi rapidi, perchè se si optasse invece per il tampone molecolare, che estende a 72 ore la durata del Green Pass, a parte che il risultato non è immediato, bisogna mettere in conto che poiché questi tamponi non sono previsti nell’accordo con le farmacie, il loro costo è quello di mercato, in media fra i 50 ed i 100 euro.
Ma questi esborsi non sembrano preoccupare più di tanto i No Vax, almeno a giudicare dell’assalto alle farmacie di cui abbiamo parlato all’inizio.
Farmacie che ovviamente hanno fiutato l’aria, rendendosi conto che il giro d’affari diventa interessante e duraturo, per cui, in ossequio al principio “business is business”, iniziano a spuntare offerte, sconti e abbonamenti per i No vax convinti.
Ad esempio alcune farmacie e strutture sanitarie del Padovano sembra stiano studiando “pacchetti scontati” a 250 euro al mese per chi dovrà fare il tampone ogni 48 o 72 ore per non perdere il lavoro.
Credo non vada mai dimenticato che il tampone è solo una fotografia momentanea dell’assenza di infezione, e quindi non risolve nessun problema, se non l’aspetto burocratico del Pass vaccinale per un paio di giorni.
Pur capendo che essere No Vax rappresenti ormai quasi un’istanza identitaria, mi sembra ormai assodato che l’ideologia contro il Covid non funziona, per cui mi chiedo: ma vale veramente la pena stressarsi recandosi in farmacia ogni due giorni, perdendo così tempo e denaro?

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