2 Aprile 2021 - 10.55

Covid, Istat: nel 2020 nel vicentino +19% dei decessi. Ad Arzignano, Bassano e Valdagno i valori più alti

Il 5° Rapporto elaborato dall’ISTAT e dall’ISS (Istituto superiore della Sanità) contiene una analisi dei decessi nel 2020 e dei soggetti deceduti positivi al Covid-19 nella prima ondata (febbraio-maggio 2020) e nella seconda (ottobre-gennaio 2020).

Tra il  febbraio e il 31 dicembre 2020 i decessi registrati nel sistema di Sorveglianza integrata Covid-19 dell’ISS ammontano a 75.891.

L’impatto del covid nel Veneto e nella provincia di Vicenza.

Nel 2020 nel vicentino si è registrato un aumento dei decessi totali del 19,0% rispetto al valore medio del quinquennio precedente, contro +15,6% in Italia e +16,7% nel Veneto. In ambito regionale la provincia berica è superata solo da Verona (+24,2%), mentre nelle altre Province vi sono stati incrementi inferiori: Venezia +16,8%, Treviso +15,8%, Belluno +12,2, Padova +11,1% e Rovigo +10,6%.

La dinamica mensile certifica la connessione con l’andamento della pandemia: nel bimestre gennaio-febbraio si è registrato un calo dei decessi del 6,2% nel confronto con il medesimo periodo dell’arco temporale 2015-2019, ma poi si innesca una verticalizzazione nei due mesi successivi: +18,3% a marzo e +29,1% ad aprile. E’ iniziata in seguito una fase decelerativa: +13,0% a maggio, +2,1% a giugno e +2,6% a luglio. Ad agosto si è verificato nuovamente un picco (+19,0%), ma a settembre la mortalità nella comparazione è risultata inferiore (-1,8%). In autunno esplosa la seconda ondata con un eccesso di mortalità testimoniato dall’aumento di decessi rispetto alla media del quinquennio precedente quantificabile in +16,3% a ottobre, +58,4% a novembre e +82,3% a dicembre. In questi ultimi due mesi Solo a Verona si è registrato un eccesso di mortalità superiore (+69,4% e +100,9% rispettivamente) contro una media veneta di +45,9% +72,7%.

I decessi covid sono stati 76 a marzo, 174 ad aprile, 76 a maggio, 27 a giugno, 18 a luglio,, 15 a settembre, 66 ad ottobre, 377a novembre e ben 519 a dicembre per un totale nell’arco dell’anno di 1.362.

Relativamente ai comuni del vicentino sono disponibili i dati del confronto tra la mortalità del periodo 1 marzo 2020-31 dicembre 2020 nel confronto con quella del medesimo periodo del quinquennio 2015-2019. 

Ebbene, 4 comuni registrano un eccesso di mortalità a tre cifre: Lastebasse +150,0%, Pedemonte +146,2%, Pianezze  +111,5%, e Gambugliano +100,0%. Sopra il 90% i decessi a Solagna e Carrè e tra l’80% e il 90% l’eccesso di mortalità ad Arcugnano, Castegnero, Asiago, Zovencedo, Costabissara; Asigliano registra un +73,9% e Velo d’Astico e Pove del Grappa rispettivamente +72,7% e +61,1%. Superiore ai 50 punti percentuali il differenziale di mortalità a Val Liona, Altavilla vicentina, Nanto, Zugliano, Sovizzo, Montecchio Precalcino.

Tra i comuni più popolosi a Vicenza l’eccesso di mortalità è stato contenuto nel capoluogo (+7,5%), ma ad Arzignano, Bassano e Valdagno si sono registrati valori ben maggiori: +43,7%, +38,4% e +31,8% rispettivamente; a Schio il differenziale è stato del +29,2%, a Thiene del +28,3% e a Montecchio Maggiore del +23,5%. 

Nel complesso dei comuni berici l’eccesso di mortalità nel periodo marzo-dicembre 2020 rispetto allo stesso periodo del quinquennio precedente è stato del 25,1%, ma l’aumento degli uomini è stato superiore a quello delle donne: +27,4% contro +23,1%.

Per quanto riguarda l’età sempre nel complesso dei Comuni della provincia e nel periodo marzo-dicembre nella popolazione più anziana la mortalità è stata maggiore: nella fascia d’età di 85 anni e più l’eccesso dei decessi è stata del 33,9%, nella fascia d’età 75-84 anni del 25,8% e in quella 65-74 anni del 15,5%.

In Italia

Nel 2020 i decessi totali per il complesso delle cause sono stati 746.146, il valore più elevato dal dopoguerra ad oggi. I decessi in più rispetto alla media 2015-2019 sono stati 100.526 pari a +15,6% in valore percentuale. Però bisogna considerare il fatto che nel bimestre gennaio-febbraio 2020 la mortalità totale rispetto al periodo corrispondente 2015-2019 è stata inferiore di circa 7.600 unità sicché per valutare le conseguenze dell’epidemia sui decessi per il complesso delle cause è necessario esaminare la mortalità tra marzo e dicembre 2020: ebbene, in tale orizzonte temporale, si è registrato un eccesso di mortalità pari a 108.178 unità sulla media 2015-2019 pari a + 21%.

Componente anagrafica: la fascia d’età maggiormente interessata dall’epidemia è stata quella delle persone con più di 80 anni: 486.255 decessi con una eccedenza rispetto al quinquennio antecedente di 76.708 unità; rispetto all’eccesso di mortalità complessivo la quota ascrivibile a tale classe di età è pari al 76,3%. Alla classe di età 65-79 anni sono stati  ascrivibili 184.708 morti nel 2020 e un eccesso di mortalità di oltre 20 mila persone  con una peso del 20% sull’eccesso dei decessi.

Fatto 100 la mortalità per il complesso delle cause il contributo dei decessi covid nelle fasce d’età è stato il seguente: 4,6% nella fascia 0-49 anni, 9,2% nella classe 50-64 anni, 12,4% in quella 65-79 anni e 9,6% nella classe 80 anni e oltre.

Una seconda griglia di analisi dei dati riguarda gli aspetti territoriali. Sul totale dei decessi la quota ascrivibile al covid-19 è stata pari al 10,2%, ma con significative differenziazioni in funzione della macroarea territoriale: 14,5% al Nord, 6,8% al Centro e 5,3% al Sud.

Sotto il profilo temporale l’evoluzione della pandemia si è articolata in tre fasi:

1) Nella prima ondata da febbraio a fine maggio 2020 la malattia ha dilagato rapidissima, i decessi sono esplosi ed è stata interessata soprattutto la parte settentrionale dell’Italia. Da marzo a maggio 2020 si sono registrati 211.750 decessi, quasi 60 mila in più della media 2015-2019. In termini di eccesso di decessi per il complesso delle cause spicca la Lombardia con +111,8% e con aumenti nel periodo marzo-maggio inclusi tra il 42% ed il 47% ad eccezione del Veneto (+19,4%) e del Friuli Venezia Giulia (+9,0%); nel Centro l’aumento è stato più contenuto: +8,1%, ma Marche +27,7%.

2) L’estate (da giugno a metà settembre) è stata una fase di transizione connotata da una scarsa circolazione del virus.

3) Con la fine di settembre 2020  si è innescata fino a metà novembre una seconda fase espansiva del contagio fino a metà novembre per poi iniziare un periodo di decelerazione della diffusione della malattia. In alcune regioni nell’ultima frazione del 2020 l’eccesso di mortalità è stato maggiore rispetto al trimestre marzo-maggio 2020: Valle d’Aosta (+63,7% contro +42,6%), Piemonte (+53% versus 47,5%), Veneto (+44,4% rispetto 19,4%), Friuli Venezia Giulia 8+45.6% contro 9,0%). 

Per quanto riguarda il genere l’eccesso di mortalità nella media nazionale è lievitato all’incremento dell’età in misura più pronunciata per gli uomini che per le donne: se si analizza il segmento di età superiore agli 80 anni la mortalità è aumentata negli uomini di circa il 40% e nelle donne del 33%.

Al Nord gli uomini della fascia di età 65-79 anni hanno registrato una lievitazione della mortalità del 65,6% nella prima ondata e del 38,3% nell’ultimo trimestre; al Sud ha esibito  il maggior incremento dei decessi: +34,6% i maschi e +29,8% le femmine.

La classe di età 0-49 anni ha registrato una numerosità di decessi nel 2020 inferiore dell’8,5% rispetto al quinquennio 2015-2019. e per la componente femminile la flessione è stata più accentuata.. Come si spiega questo fenomeno? Con il fatto – argomentano ISTAT e ISS – che la malattia colpisce poco la popolazione di età inferiore ai 50 anni in termini di letalità, ma anche con il fatto che le restrizioni e il blocco della mobilità e delle attività produttive comportano una minore incidenza di morti per cause accidentali come ad esempio gli incidenti stradali. 

Nel 2021 sono continuate le conseguenze sui decessi della seconda ondata pandemica: nel mese di gennaio 2021 i decessi ammontano a 70.538, 2 mila in più rispetto alla media 2015-2019 e 8.500 in più rispetto a gennaio 2020 e a tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia) è ascrivibile la metà dei decessi in eccesso. Il numero dei decessi legati alla malattia risulta superiore ai decessi in eccesso nei mesi di gennaio: l’ISTAT e l’ISS spiegano che ciò è probabilmente riconducibile alla diminuzione della mortalità correlata a cause diverse dal Covid come ad esempio l’influenza la cui diffusione è ostacolata dalle misure di distanziamento sociale.

Secondo i dati Eurostat  dal mese di marzo 2020 i decessi in eccesso sono stati del 20,4%, meno di Spagna (23,6%), Belgio (20,8%) e Polonia (23,2%), ma più di Francia (13,2%), Germania (7%), Olanda (14,7%) e Portogallo (13,9%). A condizionare la diversa incidenza della malattia –  contribuiscono diversi fattori tra cui la velocità di diffusione del contagio, l’impatto delle differenti misure di restrizione e l’età della popolazione con una maggiore esposizione dei paesi con la popolazione più anziana.

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