24 Ottobre 2020 - 9.07

Covid-19: tutte le colpe della politica

“Milano, Napoli, probabilmente Roma, sono già fuori controllo sul piano del contenimento dell’epidemia, cioè test e tracciamento”. Non sono parole al vento di un qualche oppositore del Governo, bensì di Walter Ricciardi, professore di Igiene generale e applicata e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha anche aggiunto: “Quando non riesci a contenere devi mitigare, ossia devi bloccare la mobilità”.
Altrettanto chiaro il pensiero di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico: “Stiamo entrando in una seconda fase
della pandemia abbiamo avuto tanto tempo per preparaci adeguatamente e mi chiedo se il sistema abbia utilizzato il tempo disponibile. Quando vedo le immagini di persone 8-10 ore in coda al drive-in per fare il tampone ho la sensazione che la risposta alla domanda sia drammaticamente negativa. Non abbiamo fatto tutto quello che avremmo dovuto fare. Non possiamo più perdere tempo, stiamo entrando in una fase estremamente critica”.
Ma a queste esplicite ammissioni dei cosiddetti “tecnici” di aver perso mesi inutilmente, non mi sembra corrispondano analoghi riconoscimenti da parte dei Ministri, ed in generale dei politici che ci governano.
I quali, anzi, sembrano non perdere occasione per gettare la croce sulle spalle dei cittadini, colpevoli a loro dire di non aver seguito con la massima attenzione le prescrizioni anti contagio.
Non siamo mai stati teneri qui a Tviweb con coloro che nei mesi scorsi si sono scatenati nelle movide sulle spiagge e nei locali alla moda, o assembrati negli spriz “rituali” senza mascherine. Abbiamo sempre denunciato il fenomeno ed i rischi conseguenti, bollando come irresponsabili i cultori di queste forme di socializzazione in tempi di pandemia. Come pure abbiamo stigmatizzato quella sorta di “liberi tutti” dei mesi di luglio e agosto, in parte tollerato dalle autorità politiche, preoccupate di salvaguardare gli incassi dei gestori delle spiagge, e di tutto l’indotto delle vacanze estive.
Ecco perchè, fatti i dovuti distinguo, non possiamo continuare ad addebitare tutte le colpe agli italiani, primo perchè non è giusto, secondo perchè nei mesi del lockdown i dati sulla mobilità resi noti da Apple dicevano che a febbraio gli italiani avevano ridotto i loro spostamenti dell’85%, mentre i tedeschi del 46%, e gli inglesi del 70%.
Quindi la narrazione sugli italiani come un popolo dedito in generale alla violazione delle regole non sta in piedi, per lo meno relativamente alla prima parte della pandemia. Diverso, come accennato, il giudizio sui mesi estivi, in cui è prevalsa la volontà di divertirsi ad ogni costo, con un diffuso allentamento dell’attenzione ai rischi di infezione.
La mia impressione è che nei palazzi romani, nonostante medici ed esperti abbiano sempre parlato di “seconda ondata”, ci si era illusi di averla scampata.
Altrimenti non si spiega come le stesse facce che fino a ieri dagli schermi televisivi si autoincensavano per i risultati raggiunti dall’Italia, oggi cerchino di scansare certe domande, e quando sono costretti a parlare lo fanno con qualche tentennamento, perchè adesso c’è ben poco di cui vantarsi.
Di fronte alla ripresa del contagio sembrano un po’ dei “pugili suonati”, che hanno perso l’orientamento, e fanno fatica a trovare il proprio angolo.
Emblematiche le parole del Ministro Speranza: “La situazione è molto seria, la curva cresce da ormai molte settimane. Abbiamo bisogno di uno sforzo in più da parte di ciascuno. E questo significa ridurre le occasioni di contagio, evitare uscite, spostamenti che non sono necessari. E significa anche stare a casa il più possibile. Dobbiamo ritrovare lo spirito di marzo e di aprile e dimostrare di essere in grado di piegare la curva del contagio”.
Quindi la “ricetta magica” del Ministro che ha la responsabilità della nostra salute è “state a casa”.
Ricetta che, al momento, sembra non condivisa dal premier Conte, che dichiara ad ogni piè sospinto di essere contrario a nuove serrate totali, ma che furbescamente ha tentato di scaricare la patata bollente sui Presidenti di Regione, costretti dall’emergenza a decidere coprifuoco, limitazioni alla mobilità e didattica a distanza nelle scuole. Ma di fronte ai numeri drammatici di queste ore siate certi che anche Conte cambierà idea.
Sia chiaro che non dico queste cose per un mero gusto di fare polemica, e che mi rendo conto che la situazione è difficilissima in tutta Europa, ma se è vero, come ammettono un po’ tutti gli addetti ai lavori, che l’argine del tracciamento dei positivi è crollato, sarà pur colpa di qualcuno, e quel qualcuno dovrà pur risponderne: il Governo, le Sanità regionali, i vari Comitati, o chi per loro.
Non è ammissibile, e neppure accettabile, che in pochi giorni si sia passati dall’ “è tutto sotto controllo” a “la situazione ci è scappata di mano”.
E tutto ciò avviene nella confusione più completa, all’insegna dell‘ “ogni Comune, ogni Regione faccia per sé”, con Ministri tipo la Azzolina che, dopo aver strenuamente difeso nei mesi del lockdown il valore della didattica a distanza, adesso polemizza pesantemente con i Presidenti della Lombardia Attilio Fontana e della Campania Vincenzo De Luca, che hanno deciso di riattivarla.
Non so se ci sia dell’ “intelligenza” in questo modo di procedere, o se si tratti semplicemente dell’incapacità e dell’impreparazione di persone che si sono trovate catapultate in qualche caso dalla disoccupazione alla guida di un Ministero, ma quanto deciso in queste ultime settimane sembra pensato non per fermare il virus, ma per passare per quelli che hanno provato ad arginarlo.
Basta andare indietro con la memoria di qualche mese per rendersene conto.
Immediatamente dopo la fine del lockdown, degli amministratori accorti si sarebbero precipitati subito a mettere in piedi le contromisure necessarie per poter gestire la ripresa autunnale al meglio, cercando di mettere in sicurezza quei servizi che avevano dimostrato la loro fragilità ed inadeguatezza. E lo avrebbero dovuto fare non solo perchè una nuova ondata della pandemia era quasi scontata, ma anche perchè, leggendo con attenzione i dati della Protezione Civile, ci si sarebbe dovuto rendere conto che la curva epidemica, pur senza picchi particolari, aveva iniziato a crescere fin da luglio.
Ed invece, come coloro che ballavano finchè il Titanic affondava, Lor Signori hanno perso giorni e mesi fondamentali in grandi discussioni e fumisterie.
Ricordiamo tutti gli Stati Generali voluti fortemente da Conte nel giugno scorso. In quel di Villa Pamphjli sono sfilate le rappresentanze di Istituzioni, Sindacati, Associazioni di categoria, in un bailamme mediatico alla fine del quale il Premier dichiarò che “il piano di riforme su cui l’esecutivo intende lavorare reinventeranno il paese perché sia moderno, sostenibile, inclusivo, verde. Si tratterà di misure dall’orizzonte pluriennale con un raggio di azione allargato all’impensabile”.
Di impensabile, caro Presidente, è che solo tre mesi dopo questi fantasmagorici proclami i cittadini debbano aspettare ore ed ore in auto semplicemente per sottoporsi ad un tampone, o qualcuno muoia in una ambulanza in coda davanti ad un pronto soccorso per carenza di posti letto nell’ospedale.
Ma non ci siamo dimenticati neppure le defatiganti discussioni “banchi a rotelle si, banchi a rotelle no” che ci hanno accompagnato in luglio ed in agosto, e che hanno conquistato le prime pagine dei giornali. Alla fine, dopo i cronici ritardi del mitico Commissario Domenico Arcuri, i banchi arriveranno probabilmente dopo che le scuole saranno state richiuse, con buona pace della Ministra Azzolina.
Ma non sono state da meno le polemiche sui trasporti. Non ci voleva certo un genio a capire che con la ripartenza in settembre delle scuole i mezzi pubblici sarebbero diventati uno snodo fondamentale nella lotta al Covid-19.
E spiace dirlo, ma la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Michelis ad un certo punto è riuscita nell’impresa quasi impossibile di farci rimpiangere il suo predecessore Toninelli. Infatti di fronte all’evidenza che riducendo la portata di autobus e metro disponibili, non sarebbe stato possibile trasportare tutti i passeggeri garantendo il distanziamento sociale, cosa aveva pensato la Ministra? Nell’incapacità di aumentare la disponibilità di posti sui mezzi di trasporto pubblico, abbiamo letto della sua proposta di ampliamento non degli spazi, bensì del concetto di “congiunto”, facendovi rientrare compagni di classe e colleghi di lavoro. Fulgido esempio di soluzione all’italiana di un problema di scarsità di spazio con una contorsione terminologica.
Al riguardo mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perchè non sono ancora tutti in strada i pullman turistici dei privati, a fianco di quelli delle società pubbliche. E ancora, cosa impediva di prevedere fin da subito che nelle scuole superiori si facesse lezione solo di pomeriggio?
E venendo al capitolo dei tamponi, non penso ci volesse un profeta per immaginare che con la riapertura delle scuole e l’arrivo dei malanni di stagione si sarebbe creata una strozzatura nelle strutture deputate ai prelievi.
Come pure non sono esenti da responsabilità la maggior parte delle Regioni, visto che non sono riuscite a potenziale adeguatamente le terapie intensive.
Quindi non è accettabile che la politica si autoassolva con il solito polverone di inutili uscite verbali spesso contraddittorie, perchè alcune difficoltà dell’oggi erano prevedibili, e la situazione potrebbe essere diversa se a tempo debito ci si fosse concentrati ed applicati ai problemi concreti, e non, come è stato fatto, sulle elezioni e su sterili polemiche politiche, o addirittura ideologiche come quella dei soldi del Mes.
Da questa critica generale non salvo neppure l’opposizione, che non solo non si è mossa con linearità nelle proposte, ma che in certi momenti ha dato addirittura l’impressione di cavalcare la tigre del “tanto peggio tanto meglio” con il chiaro fine di acquisire consensi.
Sicuramente questo Governo non è stato fortunato nel trovare sulla propria strada la prima pandemia mondiale del terzo millennio, ma in un certo qual modo si ha anche l’impressione che il Covid, con il conseguente allarme sanitario, economico e sociale, gli sia stato utile a stare in piedi nonostante le divisioni fra i Partiti di maggioranza.
Mi rendo conto che la situazione attuale, con la prospettiva di dover ripiombare nell’incubo del lockdown totale e dei morti nelle terapie intensive, non consente di aprire una fase di recriminazioni o di accuse.
Ci sarà il tempo di tirare la classica riga, e di esprimere il nostro giudizio su come questi politici, nazionali o regionali, hanno saputo affrontare e gestire la crisi. E per i cittadini questo momento, quando le chiacchiere saranno a zero, sarà in cabina elettorale.
Per ora non ci resta che affrontare questa difficile situazione, cercando di evitare per quanto possibile il rischio di infettarci, e di infettare gli altri, in particolare i più anziani ed i più deboli, anche se questo ci costa qualche limitazione alla nostra vita sociale. Evitando così di intasare gli ospedali con malati Covid, con il rischio di aumento delle morti per altre malattie.
E per fare questo al momento restano valide le semplici regole del distanziamento, dell’igiene delle mani, e dell’uso della mascherina.
Non è difficile! Bastano un po’ di impegno e di attenzione.
Stefano Diceopoli

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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