4 Marzo 2020 - 10.10

Coronavirus: emergenza sanitaria e leadership incapace

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Prima o poi si arriverà a mettere a punto un vaccino contro il coronavirus, ma fino ad allora toccherà arrangiarsi con quello che abbiamo, e ad essere onesti dal lato politico purtroppo non è poi molto. E c’è da sperare che, ad emergenza finita, noi italiani cominciamo a porci qualche domanda sulle leadership che ci siamo scelti. Perchè, inutile nascondercelo, questa emergenza sanitaria ha messo a nudo una classe politica priva di credibilità, balbettante, emotiva, e con poche idee che non siano quelle di perpetuare la propria permanenza nei palazzi del “Potere”. E se la politica in generale non è fatta di Demostene o Licurgo, il Governo non può che esserne lo specchio. E la narrazione della crisi ha fino ad ora mostrato queste gravi carenze, che sono soprattutto la mancanza di una visione della società italiana e del suo futuro, e conseguentemente della capacita di elaborare ed individuare obiettivi in grado di convincere, unire e mobilitare tutti gli italiani. Ma questi sono obiettivi di medio lungo periodo; nell’immediato c’è questa epidemia che sta mettendo in ginocchio un po’ tutto il Paese, ma in particolare la sua parte più produttiva, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. L’impreparazione “culturale” la si è vista nella prima fase dell’epidemia, quando guardavamo in televisione le tragiche scene da Wuhan.  I nostri leader allora pensarono bene che la chiusura  dei voli diretti con la Cina  fosse sufficiente a  tenere il coronavirus fuori dai nostri confini, senza capire che nell’epoca della mobilità mondiale  se uno non trova un volo diretto aggira l’ostacolo, e “triangolando” con Mosca e Dubai, alla fine in Italia ci arriva.Ma è sul piano della “linea di comando” e della “comunicazione” che la nostra politica ha dato il peggio di sé.Prima con le dichiarazioni con toni di sufficienza secondo cui noi eravamo i “più bravi in Europa”.  Non si è detto che “avremmo fermato il virus sul bagnasciuga delle nostre spiagge”, ma poco ci mancava.Poi si è visto di tutto e di più, complice la riforma del Titolo V della Costituzione con cui Romano Prodi, assecondando le istanze federaliste della Lega ha attribuito molte competenze sanitarie alle Regioni, di fatto consentendo ad ogni Governatore di fare un po’ quello che crede.Luca Zaia diceva una cosa, Luciano Fontana un’altra, Alberto Cirio o Massimiliano Fedriga un’altra ancora. E pazienza questi Presidenti che vedevano le loro Regioni investite dallo tsunami del coronavirus, ma la “ventata logorroica” ha coinvolto un po’ tutti i potentati a livello regionale e comunale, anche quelli che l’epidemia l’avevano vista in televisione.Il risultato non poteva essere che un “casino”.   Un casino comunicazionale in cui i poveri italiani si sono persi, e che ha contribuito a portare paura ed allarme  a livelli parossistici.  Il tira e molla dello scorso week end sull’opportunità di riaprire o meno le scuole nel nostro Veneto, è stata degna di una gag di Totò e Peppino!Ed il “potere centrale”?Non so se sia stato il Responsabile della Comunicazione Rocco Casalino, nota star del Grande Fratello, a consigliare a Conte il maglioncino blu e la faccia tirata con cui presentarsi alle conferenze stampa all’uscita della centrale operativa delle Protezione Civile. Certo che il risultato è stato devastante, perchè l’immagine richiamava le atmosfere dei discorsi di Churchill alla nazione durante la battaglia di Inghilterra, anche se il paragone fra Churchill e Conte è, per usare un eufemismo, quanto meno forzato.Non puoi pensare di presentarti così, e poi pretendere di lanciare messaggi rassicuranti ai cittadini, al grido di “lavatevi bene le mani”.Molto meglio sarebbe stato, magari con una forzatura istituzionale giustificata dall’emergenza, avocare all’Unità di crisi ogni comunicazione ufficiale sull’epidemia, sugli interventi e sui comportamenti da tenere.Come conseguenza di questo “torrente di informazioni”, provenienti da ogni livello istituzionale, spesso non coordinate e talvolta contraddittorie, la stampa, i mezzi di comunicazione ed internet hanno reagito ovviamente puntando i riflettori al massimo livello sull’emergenza, finendo per alzare ancora di più il livello di allarme. Quando la politica ha capito che il coronavirus era una faccenda seria, e che misure come il blocco dei voli non solo non erano bastate a tenere lontano il “corona”, ma addirittura l’Italia è diventata il focolaio d’Europa, allora si è visto lo sconcerto.   Di più, quando sono risultati evidenti i danni all’economia, fra disdette a go go negli alberghi, e fabbriche e uffici vuoti, si è cercato di mettere in atto una “grande frenata”, oltre a tutto giocando allo sport più praticato in Italia, quello della “caccia al colpevole”.  Individuato prima negli operatori dell’ospedale di Codogno, che non avrebbero seguito i protocolli, e poi nella stampa e sui media, rei di aver troppo “spinto” sulle notizie relative all’epidemia. La differenza di tono nella comunicazione potete toccarla con mano sfogliando le pagine web dei principali giornali stranieri.  Non è difficile!  Basta accedere alle testate più autorevoli attraverso l’applicazione Google Chrome, che vi dà anche la possibilità di avere i testi tradotti in italiano.  Non voglio influenzarvi!  Provate e vi renderete conto.Quando parlo di “comunicazione” degna di uno Stato ben guidato, un esempio l’ho toccato con mano nei giorni scorsi. Quando il Governo spagnolo ha visto i primi casi di cittadini infettati, il 28 febbraio ha fatto spedire informaticamente dalle autorità sanitarie a tutti i capifamiglia una comunicazione “ufficiale” in cui veniva spiegata la situazione, le misure prese e da prendere, ed invitando la popolazione ad assumere le precauzioni consigliate, continuando però la vita normale. Io  questo lo chiamo “rispetto dei cittadini”, i quali non vanno abbandonati in un caos informativo spesso gestito a fini politico-elettorali, bensì informati con autorevolezza da un un’unica fonte, quella di chi ha la responsabilità politica, cioè il Governo. Ma tutti i partiti hanno contribuito al caos comunicativo.Matteo Salvini cercando ipotetiche elezioni da far gestire ad un fantomatico “Governo di unità nazionale contro il coronavirus”. E proponendo stanziamenti per la crisi fuori da ogni logica di bilancio, senza mai indicare dove trovare le necessarie coperture, ed individuando come al solito nell’Europa ostacoli, che stanno invece nelle nostre carenze di governo. Giorgia  Meloni ha fatto un video-appello in inglese con sfondo Colosseo, invitando i turisti a venire in Italia, nello stesso momento in cui il Presidente della Regione Sicilia invitava Veneti e Lombardi a non andare nell’isola. Matteo Renzi ha sospeso le sue grandi manovre anti Conte, in attesa di riprenderle in tempi migliori.I Cinque Stelle si sono lamentati perchè in un momento tragico come questo le opposizioni, leggi Lega, non dovrebbero criticare il Governo, cercando di farlo cadere.  Ripensando alle loro performances di qualche anno fa, viene spontaneo osservare: “ma da quale pulpito!”.Nicola Zingaretti per il momento sembra soddisfatto delle vittorie nelle elezioni suppletive di Napoli e Roma, con entrambi i seggi andati alla sinistra.Resterebbe il Presidente Mattarella, ma il suo ruolo super partes lo costringe ad un profilo più defilato, per quanto autorevole.Alla fine possiamo dire che la nostra fortuna è di avere un sistema sanitario che, nonostante la politica, funziona bene, con un ottimo livello di professionalità  e di dedizione di tutti  gli addetti.  E ciò nonostante in 10 anni siano stati cancellati 70 mila posti letto, e manchino 8mila medici e 35mila infermieri. Resta comunque il fatto che questa emergenza sanitaria ha mostrato, anche se non ce n’era bisogno, l’incapacità del nostro Paese di esprimere una classe politica autorevole (che non vuol dire autoritaria), con una leadership credibile, in grado di parlare ai cittadini come si parla agli adulti, mettendoli in guardia ma senza isterie, allarmi eccessivi, od improvvisi cambi di rotta.  Ma soprattutto capace di mostrare di essere all’altezza di affrontare le conseguenze economiche con una visione in grado di tradursi in iniziative di lungo periodo, di proposte che non siano i soliti interventi “tampone” o “a pioggia”.Non è più tempo di chiacchiere al vento o di talk show.Non è più tempo di tentennamenti, o di lotte anche fra le forze di governo per avere maggiore visibilità.Gli italiani, soprattutto coloro che in questi giorni lavorano con abnegazione nelle trincee delle corsie ospedaliere e delle sale di rianimazione, meritano di più.  

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