10 Marzo 2020 - 9.49

Coronavirus e Cojonavirus: la classifica dei comportamenti aberranti

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di Alessandro Cammarano

Siamo in emergenza, la più grave dalla fine della Seconda Guerra mondiale; inutile nasconderlo.

Gli ultimi provvedimenti contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio, emanato con l’urgenza assoluta dell’emergenza, parlano chiaro: DOBBIAMO RIMANERE IN CASA! Tutti, senza se e senza ma, evitando mugugni e genialate “all’italiana”, quelle, per intenderci per le quali più di un autorevole quotidiano estero – c’è anche da dire che fuori del nostro Paese il problema è stato largamente sottovalutato ove non taciuto, ma questo non ci giustifica comunque pur sottolineando l’irresponsabilità di altri – ci ha stigmatizzati senza pietà. Vorrei alleggerire il tono di questo articolo, ma più scrivo e più il disagio sale e meno le parole trovano una seppur minima levità; ma ci proviamo.

In tempore pestis un sorriso è necessario, anche se domestico o celato da una mascherina. Alcuni, molti, non hanno contratto il Covid-19, ma una sua variante che ribattezziamo Cojonavirus – Mónavirus per i Berici – capace di portare allo scoperto il peggio di ciascuno di noi e che come effetto collaterale presenta quello di mettere a repentaglio la salute altrui.

Tentiamo una classifica di comportamenti esecrabili.

Con la protervia incosciente che li caratterizza gli adolescenti “liberi” dalla frequenza delle lezioni scolastiche, dato che gli istituti d’istruzione di ogni ordine e grado sono chiusi, hanno confuso l’emergenza con una insperata vacanza. Orde di adolescenti brufolosi e spesso poco amici del sapone hanno affollato le strade del centro delle città – a Vicenza Corso Palladio fino a ieri sembrava vivere un sabato senza fine – spostandosi in liete carovane da un bar all’altro, abbracciandosi appassionatamente. Eppure le indicazioni sull’igiene e le precauzioni da seguire son state emanate quasi un mese fa, ma, si sa, i ragazzini se non le pubblichi come storia Instagram le schifano bollandole come irrilevanti. “Tanto ammazza solo i vecchi”, questo dicono, se intervistati, i piccoli beoti allevati a “solo diritti, niente doveri”. Peccato che si sbaglino: gli under 30 ricoverati in terapia intensiva potrebbero senz’altro smentirli.

Un posto alto in classifica è saldamente detenuto dalla massa di gente che, dopo l’improvvida divulgazione della bozza del penultimo DPCM che di fatto isolava la Lombardia e quattordici province del Nord, ha preso d’assalto le stazioni ferroviarie stipandosi sui treni diretti al Sud “perché lì il contagio non c’è”. Scemi col botto! I portatori di Cojonavirus non avrebbero potuto trovare miglior mezzo per far dilagare il Coronavirus, che in treno viaggia splendidamente e a prezzi ragionevoli. Qualcuno di questi eroi, giunto da mammà, si è autodenunciato ponendosi in quarantena volontaria, altri che pensavano di farla franca sono stati acciuffati, molti ancora sfuggono e sfuggiranno ai controlli. Bello eh?

Pessimi, direi sul podio, i Lumbard che si sono trasferiti nelle seconde case che possiedono sulla Riviera ligure, in Versilia o all’Isola d’Elba, mettendo in difficoltà gli abitanti autoctoni; vergogna senza fine. Sul podio anche alcuni, o meglio alcune “influencer” che sui social hanno minimizzato il problema e ancora minimizzano. Ho scoperto ieri su Twitter un video delirante di una giovane mentecatta, con tutta probabilità intossicata dal botox, che con voce fintosexy inneggiava alla liberta e alla gioia di uscire la sera e perdersi nella movida insieme a reggimenti di craniolesi par suoi. Fortunatamente è stata massacrata da commenti indignati. Meno male che è partita la campagna #iorestoacasa, con tanti vip che invitano a seguire comportamenti corretti; chapeau anche alla coppia Fedez-Ferragni – in tempi di crisi emerge il peggio ma anche il meglio delle persone – che non ha fatto proclami fatui, anzi, e ha fatto una donazione cospicua alla sanità lombarda.

Una palma d’imbecillità va doverosamente agli intrepidi sciatori che domenica scorsa hanno preso d’assalto gli impianti di risalita e le piste di molte località montane, soprattutto del Nord; tanto si sa che il virus odia le neve, vero?

E che dire dei soliti razziatori  da supermercato che, a trenta secondi dalla fine della conferenza stampa del Presidente del Consiglio erano già a riempire carrelli di carta igienica nei supermercati aperti anche di notte? Per loro ci vorrebbe un girone infernale apposito.

L’italico genio ha messo in piedi anche una serie di raggiri danni degli anziani,in questo momento più fragili ed esposti che mai, ai quali si propongono vaccini inesistenti o, peggio, si depredano con la scusa di sanificare l’abitazione.

Chiudiamo la classifica con un sorriso amaro, riagganciandoci al tema anziani. I nonni sono in prima linea: con le scuole chiuse e i genitori al lavoro i bambini chi li tiene? La risposta più logica, da sempre. È “i nonni”. Vedi bene che stavolta non è sempre così: i nonni hanno paura, e non a torto, che il contagio per loro possa arrivare dai nipoti – cosa probabile se si parlasse degli adolescenti girovaghi e in pieno Cojonavirus, meno se si tratta di bimbi – ospiti forzati in casa loro. Si determina dunque uno sconvolgimento degli equilibri familiari, con nonne che accampano le scuse più disparate pur di non dover tenere in casa i nipotini. Si va da “il nonno è tanto nervoso” e “guarda tu se proprio oggi doveva venirmi fuori il tunnel carpale”, per arrivare a “ma non puoi portarli dall’altra nonna che tanto non ha nulla da fare?”. La solidarietà familiare è sembrata venir meno in un dissennato “si salvi chi può”, irrazionale e specchio di una civiltà impreparata all’emergenza e tanto concentrata su se stessa da dimenticare gli altri.

Siamo ottimisti: la crisi passerà, saremo tutti un po’ più poveri ma, se sapremo ritrovare senno e umanità da questo tempo di crisi potremo uscire rinnovati. Nel frattempo stiamo a casa, leggiamo, ascoltiamo musica, lavoriamo e soprattutto sorridiamo al nostro vicino, da un metro di distanza.

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