13 Aprile 2015 - 13.19

CALDOGNO – Il bacino ‘salva-Vicenza’ entro fine anno

caldogno bacino

Entro la fine dell’anno sarà completato il bacino di laminazione di Caldogno, necessario per mettere in sicurezza idraulica Vicenza e il suo territorio. Stamane il governatore del Veneto, Luca Zaia, durante un sopralluogo dell’opera ha ricordato la sua importanza- “Un appalto da 16.9 milioni di euro -ha dichiarato- per un’area di 110 ettari, 3.8 milioni di metri cubi d’acqua e che sarà terminato entro fine anno come da programma. La definirei un’opera faraonica, in senso positivo, per il Veneto, erano 80 anni che non si realizzavano interventi per la messa in sicurezza idraulica del territorio veneto. In 5 anni, lo ricordo, abbiamo aperto 925 cantieri per l’alluvione”. L’opera è stato il primo cantiere ad essere avviato tra gli interventi necessari per la messa in sicurezza idraulica del territorio e si aggiunge a quelli di Muson dei Sassi (Castelfranco) Prà dei Gai (Gorgo al Monticano), la Colombaretta (Monteforte d’Alpone), Viale Diaz (Vicenza), ampliamento della cassa d’espansione di Montebello.
“L’invaso permette di laminare le portate di picco del torrente Timonchio a Caldogno, tagliando l’onda di piena invasando un volume di 3.8 milioni di metri cubi d’acqua, in modo che a valle giunga una portata compatibile con la capacità del corso d’acqua così da evitare le tracimazioni e le inondazioni. Un sistema semplicissimo, quasi banale nel suo funzionamento, che però consente di ridurre del 75% il rischio alluvionale sulla città di Caldogno e in generale sull’area di Vicenza” – continua Zaia.
È stato inoltre applicato inoltre un nuovo modello perché gli agricoltori non verranno espropriati delle terre ma indennizzati, restando proprietari del terreno agricolo che sarà coltivato e allagato solo nei casi eccezionali, un modello che, come in altri casi, potrà apportate benefici per il terreno grazie al limo.
“Siamo lieti di aver intrapreso questa strada e su questa continueremo a battere per un progetto complessivo di messa in sicurezza dell’intero territorio. Resta però l’amaro in bocca però di una Regione che ha finanziato interventi, ha messo a regime 50 milioni di euro l’anno per le grandi opere idrauliche, ha gestito un’alluvione con soli 360 milioni di euro – di cui 100milioni a famiglie e imprese – ma ha anche presentato un piano generale firmato dal Prof. D’Alpaos da 2.5miliardi che resta ancora senza risposta da Roma. Solo allora il Veneto sarà davvero sicuro, abbiamo ben diritto a chiedere che ci vengano riconosciuti questi fondi; dopo le 32 rotture arginali del 2010 è ora di intervenire concretamente, noi stiamo facendo la nostra parte ma il Governo non può chiamarsi fuori”.

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