27 Luglio 2023 - 9.28

“9 euro l’ora”.  Non è tutto oro quel che luccica!

Umberto Baldo

In questi giorni di grandinate con chicchi grossi come mele, e purtroppo anche di più, rispolverare il proverbio “col tempo sùto va ben anca la tempesta” suona quanto meno poco appropriato e rispettoso nei confronti di quei cittadini che hanno subito danni a non finire.

Mi scuso quindi per la citazione, che mi è riaffiorata alla mente constatando che per un’opposizione politica che fatica a sollevare temi in grado di mettere veramente in difficoltà una maggioranza piuttosto coriacea e poco disponibile al dialogo, aver individuato una problematica come quella del salario minimo è manna dal cielo.

Già perché si tratta di una tematica che ha una certa presa sull’elettorato, come dimostrano le rilevazioni che evidenziano che questo istituto sembra incontrare i favori degli italiani, il 70%  dei quali approverebbe  un intervento che per legge istituisca un salario minimo orario (chi volete possa essere contrario ad aumentare le paga dei lavoratori?)

Questo lo ha capito anche Giorgia Meloni, che non ha ovviamente alcuna intenzione di farsi scavalcare dal duo Schlein-Conte, e sta cercando una via d’uscita che le consenta di rientrare in partita da protagonista, e non di rincalzo. 

Di fatto è una situazione che assomiglia a quella di due cordate, ognuna delle quali ambisce a piantare per prima la propria bandierina in cima alla montagna.

Guardate, in realtà mi interessano poco le schermaglie e gli scontri in atto in Parlamento, fra mozioni a favore e mozioni contro, perché quella è solamente lotta politica, che alla fine lascia il tempo che trova.

Mi interessa invece rilevare che, al di là di quella che potrebbe sembrare una normativa sacrosanta a chi non ha una certa dimestichezza con le dinamiche salariali e con le voci che vanno a comporre la busta paga, le cose sono molto meno facili di come vengono proposte. 

Se infatti i nostri Demostene fossero onesti e trasparenti, dovrebbero smetterla di far credere che sia sufficiente fissare un minimo per legge a 9 euro l’ora per superare come d’incanto situazioni, che ci sono e sono diffuse, in cui il lavoratore è costretto ad accettare condizioni di quasi sfruttamento con una paga oraria che può arrivare a 6 euro lordi, o addirittura meno.     

Il problema, al di là della demagogia, è ben più complesso, e per capirlo basterebbe porsi queste semplici domande:

Perché le stesse forze di opposizione che adesso lo propongono con insistenza, e parlo ovviamente dei 5Stelle di Conte e del PD ora della Schlein, quando sono state per anni e anni al Governo non hanno introdotto il salario minimo?

E perché gli stessi Sindacati, che adesso paiono allinearsi alle opposizioni in questa battaglia, fino ad ora sono stati se non contrari, per lo meno riottosi ad accettarla?

Perché sanno tutti bene che l’eventuale introduzione del salario minimo non risolverà magicamente il problema del “lavoro povero”, che presenta problematiche ben più complesse, e dovrebbe necessariamente essere accompagnato da molte altre misure di non poco conto, che affrontino il problema nella sua interezza.

La verità, come spesso in politica, è molto più complessa, e come accennavo all’inizio il salario minimo viene trasformato dalle opposizioni in una sorta di totem, diventando così un salvagente cui aggrapparsi in una fase in cui a prevalere è la narrazione della Meloni e della maggioranza.  

Ma vediamo di capire in parole povere perché i “9 euro l’ora” (lordi non netti come crede la maggior parte della gente), pur rappresentando come vedremo un cambiamento epocale, non solo non risolverebbero miracolosamente i problemi dei lavoratori meno pagati, ma addirittura potrebbero crearne anche per gli altri.

Bisogna partire dal fatto che le relazioni industriali in Italia sono sempre state incentrate sulla contrattazione collettiva fra Sindacato e Parti datoriali.

La cosa ha funzionato per decenni, e tutti ricordiamo le mitiche lotte dei metalmeccanici, dei chimici, degli elettrici ecc.

Tutto questo presupponeva che il Sindacato fosse in grado di svolgere senza problemi questa funzione di contrattazione per la quasi totalità dei lavoratori.

Ma le cose, va riconosciuto con onestà, negli ultimi anni non sono più così, perché il mondo del lavoro è profondamente cambiato, con il diffondersi  a macchia d’olio di forme di lavoro atipico che le Organizzazioni sindacali non riescono più a coprire. 

E sono state queste nuove forme di lavoro sempre meno regolato che hanno portato ad un indebolimento delle condizioni economiche di  questi lavoratori (si pensi ad esempio ai rider).

E a pensarci bene, capite che la richiesta del salario minimo orario non è altro che la constatazione che il Sindacato non è più in grado di svolgere al meglio le sue funzioni contrattuali in tutti i settori produttivi (ed ecco il motivo per cui le centrali sindacali finora sono sempre state contrarie ad una legge).  

Sgombrando subito il campo, è evidente che la contrattazione collettiva è la miglior forma di tutela dei lavoratori, soprattutto dal punto di vista salariale, ed infatti la Ue spinge il salario minimo soprattutto per i Paesi in cui la contrattazione sindacale è carente.

Ecco perché un intervento universalistico ex lege se da un lato potrà soddisfare i bollenti spiriti e la voglia di contare della Schlein e di Conte, dall’altro potrebbe creare problemi di non facile soluzione, se non mettendo mano a numerose normative, a partire dalle regole della rappresentanza sindacale,  e ciò per evitare Sindacati gialli o di comodo e contratti pirata.

Per non dire che la busta paga è composta da una serie di voci (paga base, scatti di anzianità, tredicesima, Tfr ecc.)  che in qualche modo devono essere considerate nei famosi 9 euro l’ora (lordi eh, non dimenticatelo). 

E poi a mio avviso non va trascurato il problema dell’effettiva applicabilità, e direi anche dell’esigibilità  di queste norme, e mi spiego meglio.  

Mettiamo che un’impresa applichi attualmente il contratto nazionale di categoria, con una retribuzione lorda oraria dei propri lavoratori superiore ai 9 euro l’ora.  

Cosa impedirebbe che, dopo l’introduzione del salario minimo dei 9 euro, l’impresa lasciasse la propria Associazione di categoria, e di conseguenza  non applicasse più il  relativo contratto collettivo, così posizionandosi sulla nuova “paga per legge”? 

Capite bene che in questa ipotesi l’impresa avrebbe un utile, ed i lavoratori avrebbero invece un danno economico; per cui sarebbe meglio riflettere bene “prima”, per evitare di accorgersi “dopo” che si sono aperte altre falle rispetto alla situazione che si voleva sanare. 

Quindi il vero nodo da sciogliere “ex ante” è senza dubbio quello del legame fra salario minimo per legge e contrattazione collettiva.

Che, a dirla tutta, neanche adesso garantisce ai tutti i lavoratori italiani una retribuzione oraria superiore ai 9 euro, come dimostrato da uno studio che la “Fondazione studi dei consulenti del lavoro” ha condotto sui 63 contratti collettivi di lavoro più rappresentativi, «pescati» dentro ai 946 depositati al Cnel.  

Contratti, badate bene, firmati da Cgil-Cisl-Uil e dalle principali Associazioni datoriali, non da sindacati pirata!

Ebbene da questo studio risulta che 22 contratti su 63, oltre un terzo, garantiscono una retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi (nel calcolo si è tenuto conto della quota di Tfr, 13esima e 14esima).

Certo non sono sicuramente i contratti “di punta”, e spesso si riferiscono a settori a bassa produttività (secondo il Presidente di Confindustria si parla di commercio, servizi, cooperative e “finte cooperative”), ma comunque esistono e sono efficaci.  

Il rischio è che, applicando i 9 euro, le aziende di questi comparti vadano fuori mercato, con conseguenti chiusure e licenziamenti.

Altro esempio “delicato” è quello del settore delle cosiddette “badanti”, che sappiamo bene che per la grande parte si regge, diciamola così, sull’opacità delle regole.  

Concludendo, capisco i toni “miracolistici” dell’opposizione, capisco i totem, capisco che Conte deve dimostrare che il M5S esiste ancora e che la Schlein deve “rifare” il Pd,  ma credo che su questi temi si debba stare ben attenti a che il salario minimo orario fissato per legge (che non nego sia una legge di civiltà) non peggiori le cose piuttosto che migliorarle.

Me vedrete che, come sempre, l’ansia di visibilità, la fretta di piantare quella bandierina sulla cima del monte, toglierà spazio  all’approfondimento, alla riflessione  e alla ponderazione.

E come al solito sulla verità prevarranno i giochi di Partito, con buona pace di tutti.

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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