29 Maggio 2020 - 9.59

Vogliono scippare i turisti al Veneto

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In questa fase, in cui sembra che l’emergenza sanitaria stia progressivamente allentando la sua morsa sull’Europa, una decisione molto attesa, anche per la sua valenza psicologica, è quella relativa alla riapertura delle frontiere interne dell’Unione Europea, vale a dire il ripristino di quell’Area Schengen che garantisce la libertà di movimento senza dogane, senza passaporti, senza cambi di valuta. La cancellazione degli attuali divieti di spostamento fra Stati europei, accompagnata dalla caduta dell’obbligo di 14 giorni di quarantena, sembra sia stata individuata di massima per il prossimo 15 giugno, ma mentre in Italia si continua a ritardare il ritorno alla normalità, discettando amabilmente di distanze fra ombrelloni e barriere di plexiglass, oltre le Alpi qualcuno sta lavorando da tempo per, passatemi l’immagine, “cannibalizzare” i nostri flussi turistici.I Governi di Berlino, Vienna, Berna e Parigi sembrano essere fra i primi a voler ripristinare condizioni di normalità entro il 15 giugno, ma dopo essersi consultati, hanno espresso l’opinione che sia ancora troppo presto per aprire a Italia e Spagna.  Le motivazioni addotte a giustificazione di queste perplessità sono di carattere epidemiologico, tanto che il Ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ritiene che Italia e Spagna siano stati Paesi “molto colpiti dal Covid 19”, supportato in questo dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz che, senza giri di parole, ha dichiarato: “Non ci sono prospettive di una tempestiva riapertura dei confini verso l’Italia, non ne vedo i presupposti”.Ed alle parole il Cancelliere ha fatto seguire i fatti, e l’Austria pur riaprendo ai turisti svizzeri e tedeschi dal 15 giugno, non consentirà l’arrivo degli italiani, né la partenza degli austriaci verso il nostro Paese.Ma in certi casi i problemi per un Paese possono costituire opportunità per altri. Ad esempio la Croazia tenta di stringere accordi con Austria, Germania, Slovenia, Ungheria e Repubblica Ceca per creare dei corridoi autostradali a prova di Covid-19, e portare i turisti mitteleuropei direttamente sulle coste frastagliate di Istria e Dalmazia.  A tal fine offre anche voli diretti con la Croatia Airlines da Zagabria a Dubrovnik, e la faccia del ministro del turismo Gari Cappelli compare su numerosi giornali tedeschi e austriaci per invitare a vacanze sicure da Umago a Korcula. Che dietro ci siano una precisa volontà politica ed un progetto ben articolato lo ha confermato il tabloid tedesco Bild, che ha rivelato che il piano sarebbe appunto quello di creare una sorta di “circuito chiuso” tra Germania, Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria e Repubblica Ceca per un turismo mitteleuropeo che tagli fuori l’Italia.  “Il verde della Alpi austriache, il fascino di Praga, e le spiagge della Croazia”, sarebbero queste le mete, sempre secondo Bild, che  quest’estate potrebbero attrarre i turisti tedeschi, rappresentando un’alternativa a Italia, Spagna e Francia.  Il giornale specifica inoltre che “…la Germania non può permettersi di essere in prima linea, ma vede di buon occhio questo progetto, intanto però per questa estate propende per il turismo locale”. A favorire il via libera  ai “corridoi turistici”, nati da un’idea di un gruppo di tour operator della Repubblica Ceca, concorrono vari fattori.  In primis la vicinanza geografica di questi Paesi, facilmente raggiungibili in auto senza dover ricorrere agli aerei, dall’altra, come vi ho già segnalato, i dati epidemiologi: Repubblica Ceca, Croazia, Slovenia ed Ungheria hanno registrato un numero di infettati da coronavirus decisamente inferiore a Italia, Spagna e Francia, e non solo in termini assoluti.  La Croazia in particolare avrebbe segnalato poco più di 2.000 contagiati e una settantina di morti.  Ma tutto questo a fronte di soli 64.000 test in tutto il Paese.  Un numero che oserei definire ridicolo se paragonato agli oltre 600.000 tamponi effettuati fino ad ora nel solo nostro Veneto, ed i 100.000 solo in provincia di Vicenza. Quindi diciamoci la verità. Al di la delle motivazioni di carattere sanitario, decisamente non probanti, questa crisi da coronavirus rappresenta per alcuni Paesi una ghiotta occasione per scippare turisti al Veneto ed al Nord est italiano.E si tratta di un affare colossale, perchè in Europa Italia e Spagna fanno la parte del leone quanto a turismo straniero: la Spagna ha totalizzato nel 2019 471,4 milioni di notti, il 65% di turisti stranieri, l’Italia ha venduto 424,7 milioni di notti, delle quali il 50% a turisti stranieri, invece la Francia ha venduto ad ospiti stranieri solo il 31,1% dei 431,3 milioni di notti, mentre la Germania solo il 21,1% dei 399,9 milioni di notti. L’Italia, in cui la voce turismo vale il 13% del Pil (in Veneto il 18%) con 4 milioni di addetti, teme giustamente l’offensiva soprattutto di Croazia e Slovenia, ma vanno tenuti d’occhio anche Paesi come Grecia, Portogallo, Malta e Cipro, che sembra stiano anch’essi lavorando per ottenere corridoi privilegiati per i turisti del nord Europa. Ed il pericolo è stato bene percepito da Luca Zaia, che ha subito protestato dichiarando: “Il turismo esprime la libertà totale, pensare che si debba vivere pensando a dei corridoi sembra un assurdo”. E aggiungendo: “O siamo in esenzione da Coronavirus e possiamo avere una Schengen europeo, oppure c’è qualcosa che non funziona.  Ci vuole un’autorità europea che stabilisca questo, noi ragioniamo con i confini ma il virus o c’è o non c’è. In un mondo così connesso è assurdo pensare che i problemi dell’Italia finiscano sulle Alpi e poi inizino quelli dell’Austria: è un unicum, se l’Europa c’è batta un colpo”.A Zaia ha fatto eco anche Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, con queste parole: “La situazione sanitaria è molto simile tra l’Austria e la nostra regione. È inaccettabile che con la scusa del Covid si crei un dumping sul turismo, perché di questo si tratta, altro che paura del contagio, visto che c’è una situazione pandemica di tipo simmetrico”.Questa la situazione nell’imminenza dell’apertura della stagione turistica, e mi sembra incontestabile che ci sia ben poco èsprit europèen nelle manovre di certi Stati che tentano di mascherare con motivazioni “scientifiche” un vero e proprio tentativo di concorrenza sleale. Ma poiché nulla accade per caso, credo sia opportuno fare anche qualche considerazione sulle capacità dei nostri politici di comprendere appieno questi fenomeni.Non si può dimenticare che solo qualche giorno fa, il 18 maggio, al termine della riunione in teleconferenza con gli altri Ministri degli Esteri della Ue, Luigi Di Maio ha lanciato il consueto proclama: Non ci saranno corridoi turistici sulla base di accordi bilaterali”.Messaggio chiaro e rassicurante per i nostri operatori e per la nostra economia in affanno.Ma c’è da chiedersi di cosa abbiano parlato i Metternich europei, o se il nostro  Ministro si sia distratto, se solo quarantott’ore dopo, il 20 maggio,  i Ministri Ue che si occupano specificamente di turismo, in una riunione presieduta guarda caso dal croato Gari Cappelli, hanno deciso esattamente il contrario, e cioè che le frontiere saranno aperte solo in base ad intese bilaterali. La vicenda è emblematica per la narrazione dello stato dell’Europa comunitaria.  Da un lato i Ministri degli Esteri che, in nome dei sommi principi, rigettano qualsiasi ipotesi di limitazioni alla libertà di movimento dei cittadini e quindi dei flussi turistici; dall’altro i Ministri del Turismo, condizionati dalla realtà dei loro Paesi e dalle relative lobbies, che si fanno la concorrenza accettando di fatto corridoi e accordi bilaterali. Probabilmente al Ministro Di Maio nella specie si può imputare solo un po’ di inesperienza, o forse di ingenuità, ma resta il fatto che certi vecchi atteggiamenti verso l’Europa, anche se superati, lasciano strascichi, e conta soprattutto la cronica incapacità italica di “fare rete” nell’ambito dei circoli politici europei che contano.C’è poi la partita “sovranista”, che a mio avviso è messa in seria discussione dalla pandemia.Per i sovranisti i confini rappresentano uno strumento di salvaguardia della nazione, e ogni Stato dovrebbe avere il diritto di controllare gli ingressi nel proprio territorio. Quindi non possiamo invocare maggiori controlli alle nostre frontiere, magari contro l’immigrazione, salvo poi lamentarci quando gli altri Stati sono promotori di chiusure nei nostri confronti, o si muovono, come sembra, per creare corridoi per deviare i flussi turistici dall’Italia.  Si potrà obiettare che turismo ed immigrazione sono due cose diverse, ma il principio è lo stesso, e se lo si accetta non si può poi entrare nel merito di eventuali decisioni “limitative” di altri Stati. La pandemia da coronavirus ha poi messo a nudo l’inconsistenza dell’ ”internazionale sovranista” messa in piedi da Salvini in occasione delle ultime elezioni europee.E la questione dei percorsi turistici privilegiati ne costituisce una ulteriore riprova.   Perchè a promuovere i corridoi anti Italia guarda caso sono i Governi di alcuni Stati che si muovevano in quell’area politica.E non può essere diversamente, perchè l’essenza del sovranismo è appunto la difesa dalla propria nazione, per cui questi Partiti potranno anche avere identità politiche simili, scetticismo verso le istituzioni sovranazionali e l’integrazione europea, e ostilità all’immigrazione; tuttavia sulle questioni di natura economica difficilmente potranno andare d’accordo, perchè le loro posizioni riflettono gli egoismi nazionali più che l’interesse comune.C’è infine una ulteriore considerazione, che si può condensare in questa semplice domanda: con quale faccia i nostri politici possono chiedere la totale libertà di movimento fra gli Stati europei, se alcune Regioni italiane pretenderebbero di condizionare l’ingresso nei propri territori all’esibizione da parte dei turisti italiani di un test sierologico che ne attesti la non positività al virus?Concludendo, è chiaro che quello del turismo nella Fase 2 sta diventando un problema cruciale per l’Europa, sul quale si giocano i principi fondativi dell’Unione, libertà di movimento in primis.L’Unione Europea non può continuare ad agire come una Confederazione di Stati, ed in questa fase deve coordinare la riapertura delle frontiere, impedendo che ognuno faccia per sé.Con buona pace della Croazia e dei suoi sodali.

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