24 Maggio 2018 - 22.37

VICENZA – Dentro San Biagio: quel che resta dell’ex carcere penitenziario (FOTO)

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Storie maledette, speranze di uomini redenti, colloqui sussurrati, abbracci negati, visite commoventi: questo e chissà quanto altro hanno visto e vissuto le mura dell’ex convento di San Biagio, in prossimità di Ponte Pusterla, che per quasi cent’anni, fino al 1986, è stato un carcere penitenziario. Gli appassionati fotografi de “I luoghi dell’abbandono”, cacciatori di luoghi dismessi e luoghi della memoria italiani, hanno pubblicato poche ore fa sul web una serie impressionante di scatti che racconta la loro visita dentro all’ex convento ed ex carcere in centro città.

Prima della carrellata di foto, ecco tutta la sua storia, così come viene presentata dallo staff de I Luoghi dell’Abbandono:

“Il convento venne edificato nella prima metà del Cinquecento. Il 20 dicembre del 1521 la comunità francescana acquistò da Cardino Poiana, figlio di Gregorio, un possedimento di terreni in Pra’ del Purgo, detto anche contra’ dell’Asenello, in una zona che si staccava dalla contrada poi chiamata di Pedemuro San Biagio e che arrivava fino alla sponda del Bacchiglione, presso il ponte di Pusterla. Nel 1812 fu presentato un progetto che prevedeva la trasformazione del convento in carcere. In note coeve si parla di trasformazioni ed adattamenti, che destinavano a carcere i livelli superiori e facevano sussistere il casermaggio al piano terra, mentre la chiesa, totalmente spogliata, funzionava da stalla. E così il destino di San Biagio fu segnato. Negli anni tra il 1872 ed il 1892 furono eseguiti lavori notevoli e radicali, che trasformarono la struttura religiosa, perfino nei suoi mistici chiostri, in un edificio penale. Per più di un secolo e mezzo essa fu il carcere mandamentale vicentino e subì, per questa sua destinazione, tutti gli interventi che solo la funzione assunta bastava a motivare, al di fuori e al di sopra di qualsiasi altra riserva sul valore storico, artistico, religioso, etc. etc. Fu una trasformazione a tratti radicale, che portò a demolizioni, innalzamenti, superfetazioni, chiusure e, nell’ambito dell’orto, a nuove costruzioni, che continuarono per tutta la seconda metà dell’Ottocento ed anche nel Novecento, fino al 1986, quando San Biagio fu abbandonato dall’amministrazione carceraria. Paurosi oltraggi subì nel frattempo anche la chiesa. Non bastarono la spoliazione e le conseguenti dispersioni, non bastò neppure il dispregio con cui la gestione napoleonica ne fece la stalla per la cavalleria. Nel 1928 parte del fabbricato claustrale e la chiesa furono cedute al Reale Automobile Club d’Italia, affinchè ne ricavasse la propria sede e facesse uso della volumetria dell’edificio religioso per installarvi un’autorimessa pubblica. Ecco l’origine di quel vergognoso uso, che ancor oggi si perpetua. Ora la struttura, convento, chiesa, perfino edifici carcerari, affronta una decadenza senza riparo ed attende una riqualificazione”.

 

 

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