8 Giugno 2020 - 17.41

Vescovi (Confindustria): “Dal presidente INPS parole offensive verso chi lavora”

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Il Presidente di Confindustria Vicenza: “Per gli imprenditori chiedere la CIG è un dolore e molte imprese la anticipano per evitare che i ritardi lascino le persone senza un soldo per mesi”

Affermare che le aziende non ripartono per ‘opportunismo’ e ‘pigrizia’ va ben oltre l’essere irrispettosi verso le persone che soffrono perché il lavoro non c’è, è un vero e proprio atto offensivo, tanto più quando pronunciato da una persona che occupa il vertice di un istituto chiave per il nostro Paese”, il Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi replica così alle dichiarazioni che il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha rilasciato al quotidiano La Repubblica, nell’intervista pubblicata oggi, 8 giugno 2020.

A nessuno piace tenere chiusa l’azienda, a nessuno piace dire a una persona di stare a casa, a nessuno piace vedere le produzioni semivuote. C’è gente che ha lavorato una vita e sacrificato tutto per poter costruire una realtà capace di creare valore per il territorio e per il paese e che permetta alle persone di esprimere la propria professionalità e di portare a casa i frutti del proprio lavoro, per se stessi e le proprie famiglie.

E ora, in un momento drammatico, in cui giustamente il capo dello Stato invita tutti ad essere uniti ed evitare fratture sociali, ci troviamo il Presidente dell’INPS che punta genericamente il dito contro gli imprenditori neanche fosse una diretta emanazione di quella scuola di pensiero che ci considera ‘prenditori’, quando invece per ogni imprenditore fare domanda di CIG è un dolore.

Forse non è chiaro, nonostante l’avessimo detto e ridetto, ma le aziende che lavorano, lo fanno in gran parte sulla base degli ordini che sono arrivati prima del lockdown e che si stanno evadendo solo ora. In futuro non sappiamo se andrà meglio o peggio anche perché i mercati mondiali stanno ripartendo a singhiozzo, non è che in un batti baleno gli ordini arrivino come prima. E nel mentre, con il fermo quasi totale di ogni tipo di entrata, le imprese hanno continuato a sostenere costi fissi o, per via delle farraginosità di cui l’INPS dovrebbe sapere qualcosa, ad anticipare la CIG per non lasciare le persone senza un soldo per mesi e mesi.

Noi siamo figli di una cultura per cui l’espressione “tanto c’è lo Stato” è totalmente aliena e vorremmo tanto che lo rimanesse il più possibile. Spero che il Presidente dell’INPS sappia che oggi, per migliaia di aziende, l’alternativa alla CIG non è ripartire, ma chiudere per sempre. E allora, poi, le persone in cassa integrazione diventano disoccupati”.

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