18 Gennaio 2019 - 11.51

Quota 100: “Tra i 6 e gli 8 mila i lavoratori vicentini”

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 È un giudizio in chiaro-scuro quello di Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale di CISL Vicenza, sul decreto legge approvato nella giornata di ieri, relativo al cosiddetto “reddito di cittadinanza” e alla “quota 100”. E proprio da quest’ultimo provvedimento inizia l’analisi di Cisl Vicenza, a partire dai numeri per il territorio: «Secondo i nostri calcoli sono tra 6 e 8 mila i lavoratori vicentini che potrebbero avere diritto ad andare in pensione con questo provvedimento, che per altro rappresenta la continuazione di quel cambiamento della riforma Fornero già avviato negli ultimi due anni grazie anche alle nostre sollecitazioni, penso in particolare all’introduzione della cosiddetta “Opzione Donna” e ai correttivi introdotti per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi. Di per sé però occorre fare chiarezza, perché questa normativa non abolisce la legge Fornero, la migliora soltanto: dovrebbero essere mantenuti infatti i criteri di calcolo per determinare l’entità della pensione, e proprio su questo punto abbiamo più di un interrogativo, perché se l’importo risultasse troppo basso per molti la possibilità di andare in pensione con la quota 100 rischia di restare solo teorica». «Sono già diverse centinaia i vicentini che nelle ultime settimane ci hanno chiesto informazioni e verifiche – spiega Michela Vaccari, responsabile del Patronato Inas di Cisl Vicenza – e da quello che abbiamo già potuto vedere, per accedere alla “quota 100” saper fare la somma non è sufficiente: è fondamentale valutare tutti gli aspetti del proprio percorso lavorativo e previdenziale per effettuare la scelta migliore. A partire da quale sarebbe l’ammontare della pensione. Come Patronato Inas di Cisl Vicenza siamo a disposizione dei lavoratori, per confezionare per ciascuno di loro uno studio personalizzato della posizione contributiva così da individuare la soluzione pensionistica più conveniente e quindi avviare la pratica». E poi c’è la questione dei lavoratori del pubblico impiego: «Per loro – riprende Raffaele Consiglio – sono previsti 6 mesi di preavviso e questo crea una disparità rispetto ai lavoratori del settore privato. Non solo, ma sempre in ambito della pubblica amministrazione rischiamo di creare un’emorragia di lavoratori senza avere la possibilità o il tempo per sostituirli, con pesanti ricadute sui servizi ai cittadini».

Articolato è anche il giudizio sul cosiddetto “reddito di cittadinanza”: «Innanzi tutto non è un reddito di cittadinanza – sottolinea ancora Raffaele Consiglio – inteso come reddito universale spettante a tutti i cittadini. E per fortuna, aggiungiamo. Si tratta in realtà di un ammortizzatore sociale, che integra quelli già esistenti: un sussidio temporaneo a chi non ha un lavoro, vincolato all’adesione a percorsi di formazione e riqualificazione, nonché alla disponibilità reale al lavoro. Non possiamo che essere d’accordo, come principio, sul fornire un aiuto alle fasce economicamente più deboli della popolazione e a chi suo malgrado è rimasto ai margini del mercato del lavoro. Quello che però ci lascia molti dubbi è l’impianto organizzativo, con tempi di attuazione che appaiono francamente irrealistici. Come CISL monitoreremo con grande attenzione l’applicazione concreta di questa misura e i benefici reali che potrà portare».
A sostegno delle richieste di modifica della Legge Finanziaria, per la giornata 9 febbraio CISL ha indetto una manifestazione nazionale che vedrà un corteo a Roma con i lavoratori di tutta Italia.

 

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