18 Febbraio 2020 - 12.37

Melette, i trentini protestano: “Seggiovia deserta pagata con i nostri soldi”

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“Volete sapere dove vanno a finire i soldi della Provincia Autonoma di Trento «girati» ai Comuni limitrofi della altre province per il famoso accordo Dellai-Galan? Ad esempio sono serviti a finanziare questa seggiovia sull’Altopiano di Asiago. Una seggiovia che viaggia semi-vuota anche nei weekend, che sorge a una quota bassa dove la neve ormai è un miraggio” – e la polemica è servita, con tanto di foto della pista delle Melette vuota e su una striscia di terra, dalle pagine del quotidiano L’Adige di oggi.

Tutta la polemica nasce dalla pagina di ambientalisti «Alto-Rilievo» su Facebook che hanno pubblicato questa foto scattata sabato 15 febbraio alle ore 12: «Un sole quasi primaverile illumina gli impianti: la seggiovia a sei posti, fresca di inaugurazione (21/dicembre/2019), macina dislivello con una facilità disarmante. È perfetta. L’avveniristico design, sommato alla rapidità d’esecuzione con cui porta a termine il suo dovere, sono una miscela afrodisiaca che – anche se non lo ammetterebbe mai – sedurrebbe pure il più radicale degli ambientalisti. Il problema è che questo paesaggio genera anche un secondo sentimento: stupore. Uno stupore scomodo, suscitato da diversi fattori. Il primo è dato dalla funivia a sei posti le cui seggiole, a parte rarissime occasioni, rimangono sempre vuote. Sulle piste, come si può notare senza troppa difficoltà, non è presente anima viva (sottolineo ancora che la foto è stata scattata nel bel mezzo di un fine settimana dalle condizioni metereologiche ideali)».

Il secondo motivo di stupore è legato alle piste: artificiali. Come scrive Alto-rilievo: «Lingue lattiginose in mezzo ad un panorama visibilmente brullo. Purtroppo non è il primo inverno carente di neve e la modesta altitudine del comprensorio di certo non aiuta: oscilla infatti tra 1420 e 1735 metri. La neve artificiale regna sovrana, con i suoi costi economici ed ecologici.Infine a stupire, anzi, a far rabbrividire, sono i boschi devastati dalla tempesta Vaia in cui le piste e la funivia si inseriscono. Per carità: in questo i progettisti non hanno nessuna colpa. Tuttavia l’accostamento rende la cartolina ancora più desolante. La perfezione della seggiovia a sei posti unita agli sbancamenti dei pendii circostanti ed alla ristrutturazione delle baite (e più in generale dell’intera area), è costata quasi 12 milioni. Un lavoro tecnicamente magistrale svolto però in una forma e in un contesto inadeguato. I tempi sono cambiati e con essi il clima. È l’ora di ricalibrare l’economia adattandola alle peculiarità ambientali, e non viceversa. Opere di questa natura, più che l’economia, fanno girare qualcos’altro… e pure parecchio».

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