13 Aprile 2021 - 10.34

Filippo l’Immortale

Pensavamo fosse immortale, l’ultimo Highlander e invece Filippo ha deciso di andarsene alla vigilia del suo centesimo compleanno.

Il duca di Edimburgo non è stato semplicemente “il principe consorte” o peggio “il marito di”; Elisabetta – che qualcuno definisce a buon diritto “la regina infinita” – si riferì a lui come “la mia roccia”, dicendo il vero.

I famosi due passi indietro sono stati, per settantatré anni, rigidamente applicati in pubblico – con il protocollo non si scherza – ma non nella vita privata della “ditta”, come la Royal Family definisce se stessa, che si è sempre appoggiata a lui in ogni momento.

Non deve essere stata facile la vita di Filippo, almeno non all’inizio: per Elisabetta ha rinunciato alla sua religione di nascita – era greco-ortodosso –, e alla sua più che promettente carriera militare; ma lo ha fatto e non per tornaconto personale. Accettò anche i suoi figli non portassero il suo cognome – che per amor di patria era stato anglicizzato in Mountbatten dall’originario e troppo tedesco Battenberg – il tutto con ammirevole spirito di servizio; in qualche modo si prese la sua rivincita non trasmettendo a nessuno dei suoi rampolli la sua folgorante bellezza.

Nel complesso il Principe ha comunque avuto una vita fantastica al fianco di una delle donne più carismatiche di sempre, lavorando comunque non solo per la famiglia ma anche per una miriade di associazioni, 780 se abbiamo ben contato, ed enti che si occupano di istruzione e di conservazione della natura.

Si è preso cura dell’istruzione dei figli, soprattutto di Carlo – visto in certo modo come “debole” – che fu spedito a studiare a Gordonstoun, tetro e severissimo collegio sperduto tra le brughiere scozzesi e dove egli stesso era stato forgiato. A nulla valsero le intercessioni dello zio Lord Louis Mountabatten of Burma a favore di Carlo: Filippo aveva deciso e così si fece perché nel privato l’ultima parola era la sua.

Il principe è anche stato un fantastico “bon-vivant”, tanto che per potersi spostare agevolmente e senza scorta per raggiungere il suo club senza dare nell’occhio si era dotato di un taxi – e della conseguente regolare licenza di autista di veicoli a noleggio – che ha guidato fino a non molti anni fa e che si può ammirare nella flotta di autoveicoli di proprietà della Royal Family.

Le gaffes – con tutta probabilità sempre attentamente meditate – sono state uno dei suoi elementi di maggiore caratterizzazione contribuendo a farlo ulteriormente amare dai sudditi della consorte.

Non si salvava nessuno, dal cittadino comune ai capi di stato passando per i suoi stessi figli.

Al tredicenne Andrew Adams con il sogno di andare nello spazio riservò un perentorio: “Sei troppo grasso per essere un astronauta”, mentre una notabile kenyota si senti dire “Salve, lei cos’è, una donna?”. Politicamente scorretto? Sempre! Nel 1967 all’ambasciatore russo riservò un fantastico “Mi piacerebbe molto venire in Russia, ma voi bastardi avete ucciso metà della mia famiglia”, mentre quello irlandese, che gli aveva portato un cesto alimentare (sic!) si beccò un bel “E dove diavolo è il whiskey?”. Non si salvarono né il plenipotenziario aborigeno che fu apostrofato con un bel “E la lancia dove l’hai lasciata?” e quello delle Isole Cayman subì un perentorio “Siete tutti pirati, voialtri”. Da notare che, in massima parte, le sferzate “diplomatiche”sono indirizzare a rappresentanti di paesi del Commonwelath o, per meglio dire, dell’ex-Impero tanto per mettere le cose in chiaro.

Neppure il mondo della canzone si salvò: a Tom Jones arrivò un bel “Canti come se stessi facendo i gargarismi coi ciottoli”, mentre Elton John fu raggiunto da un cordialissimo “Ah, è tua quella macchina orrenda che vedo spesso al Castello di Windsor?”. Come non amarlo?

La famiglia? Pure quella non se la cavò meglio, tanto che della figlia Anna – per altro la sua prediletta da sempre – disse, a sottolineare la sua passione per i cavalli, “Se una cosa non scorreggia o non mangia il fieno, a lei non piace”.

La più profetica delle sue uscite fu comunque “Se dovessi reincarnarmi vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell’uomo è la più grave minaccia per il Pianeta”: il suo ecologismo estremo un po’ è stato accontentato.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA