10 Novembre 2020 - 18.12

Covid-19: Kazzenger Italia

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di Stefano Diceopoli

Ricordate la trasmissione “Crozza nel Paese delle meraviglie”, in cui il comico, in una rubrica denominata “Kazzenger”, imitava a modo suo un noto divulgatore scientifico?
Quella che iniziava con battute tipo: “Kazzenger il programma i cui dati e le prove scientifiche sono interamente ricavati dalle scritte dei bagni dell’autogrill…, Kazzenger, il programma che ha ridato dignità all’espressione fatto alla carlona…, Kazzenger, il programma che sta alla divulgazione scientifica come le infradito allo smoking…, Kazzenger il programma che l’Agenza delle Entrate considera una valida giustificazione all’evasione del canone…” E che finiva sempre con l’interrogativo: “e per finire il più raggelante dei misteri, che se ve lo svelo poi vi devo uccidere…….come accidenti è possibile che io sia vicedirettore di Rai 2?”
Certo lì si trattava di satira, e sembra che quel noto divulgatore scientifico non abbia preso bene le imitazioni di Crozza.
Ma la satira è l’immortale espressione del dissenso, che fa parte della saggezza popolare e del suo intimo sentire.
Mi è tornata in mente la fortunata imitazione di Crozza pensando che, a ben guardare, l’Italia della pandemia da Covid-19 per certi aspetti sembra una gigantesca “Kazzenger”.
Per cui, imitando indegnamente il grande Maurizio, si potrebbe presentare il nostro Paese come “Kazzenger Italia, il Paese…..” :
Kazzenger Italia, il Paese delle valutazioni sbagliate e contraddittorie, in cui tutti sapevano che la ripresa della pandemia sarebbe stata peggiore della prima ondata, ma c’è stata una generale colpevole carenza di programmazione;
Kazzenger Italia, il Paese dove i guru della scienza sono stati prima osannati, poi accusati di aver disorientato con previsioni ottimistiche;
Kazzenger Italia, il Paese dove sempre i guru della scienza si scontrano nei talk show, riuscendo a darsi reciprocamente delle “teste di c….” senza dirlo apertamente, ma usando efficaci giri di parole ed eufemismi;
Kazzenger Italia, il Paese in cui sono stati assoldati dal Governo centinaia di tecnici e super esperti, che hanno sproloquiato e detto tutto ed il suo contrario, e dove i Dpcm sono stati sfornati come cornetti al bar la mattina;
Kazzenger Italia, il Paese dove a febbraio il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli si presentava in conferenza stampa a viso scoperto, mentre tutti invitavano all’uso della mascherina;
Kazzenger Italia, il Paese dove il Covid-19 viene affrontato a colpi di “autocertificazioni” per giustificare la mobilità. Con i modelli che si sono succeduti nel tempo si potrebbe fare una bella collezione;
Kazzenger Italia, il Paese dove il Segretario del Partito Democratico promuoveva in febbraio, assieme al Sindaco Sala, la campagna “Milano non si ferma!”, in cui Sala, seduto al tavolino di un bar si faceva riprendere con un aperitivo in mano, commentando: “Dopo una giornata di duro lavoro. Finalmente un aperitivo”. E dove pochi giorni dopo Zingaretti annunciava la sua positività al virus;
Kazzenger Italia, il Paese dove Giorgia Meloni il 2 marzo davanti al Colosseo spiegava che non era vero che gli italiani fossero impauriti e barricati in casa, sottolineando in un inglese fluente: “La realtà è un’altra, ci sono turisti ovunque, ristoranti, bar e negozi sono tutti aperti, le persone sono felici e il tempo è fantastico. Una situazione normale”;
Kazzenger Italia, il Paese in cui Matteo Salvini si è sprecato in tweet in cui si chiedeva, tempo per tempo, chiusure generalizzate ed aperture indiscriminate;
Kazzenger Italia, il Paese in cui il premier Giuseppe Conte ha ripetuto in più occasioni: “Siamo più preparati”, “Siamo pronti”, “Non sarà come a marzo”, “Siamo tutti impegnati a prevenire una seconda ondata” (Senato, 17 giugno). E ancora: “Con il piano di controllo territorialmente articolato siamo in condizione di affrontare con relativa tranquillità anche i prossimi mesi”, “La seconda ondata, insomma, non ci fa così paura”. La validità di queste previsioni la stiamo toccando con mani in questi giorni;
Kazzenger Italia, il Paese in cui lo scontro fra Stato e Regioni è la regola, in un continuo rimpallo di responsabilità;
Kazzenger Italia, il Paese in cui alcuni Presidenti di Regione, non Luca Zaia in verità, invocano l’autonomia differenziata quando si tratta di dare buone notizie, ma la rigettano quando è necessario prendere decisioni impopolari, preferendo delegarle allo Stato, e rimanendo così liberi di criticarle subito dopo;
Kazzenger Italia, il Paese in cui alcuni Governatori si strappano i capelli per le zone rosse e gialle, ma non forniscono i dati epidemiologici al Ministero della Salute per decidere le necessarie misure anti contagio, e le conseguenti chiusure;
Kazzenger Italia, il Paese dove in Calabria non riesce neppure un generale dei carabinieri a far funzionare in qualche modo la sanità pubblica. Dopo 10 anni di commissariamenti forse non resta che votarsi alla Divina Provvidenza;
Kazzenger Italia, il Paese in cui si è passata l’estate a discettare e litigare per i banchi a rotelle da fornire alle scuole, senza tener conto degli allarmi di una seconda ondata, con il risultato che i banchi, ordinati comunque in ritardo, vengono ora consegnati a scuole chiuse;
Kazzenger Italia, il Paese in cui la Ministra dell’Istruzione esaltava i risultati della Didattica a distanza, facendo finta di non sapere che ci sono milioni di ragazzi che le lezioni non riescono a seguirle per l’inadeguatezza delle reti informatiche, o perchè non hanno un computer a disposizione. E che spergiurava che le scuole avrebbero sempre funzionato in presenza qualunque cosa fosse successa;
Kazzenger Italia, il Paese in cui la Ministra dei Trasporti, non riuscendo ad aumentare la disponibilità di autobus, ai fini della percentuale di occupazione dei mezzi proponeva di considerare compagni di classe e colleghi di ufficio come “congiunti”;
Kazzenger Italia, il Paese dei bei discorsi in conferenza stampa, della sfilata carnascialesca degli Stati Generali di Villa Pamphili, e delle esultanze da stadio per aver ottenuto dall’Europa i soldi del Recovery Fund, che promettono un’abbuffata epocale, sempre che ce li diano;
Kazzenger Italia, il Paese dei bonus per tutto, delle elargizioni a pioggia senza controlli, per cui i soldi dei ristori causa Covid spesso non arrivano a chi ne ha veramente bisogno, ma vengono intercettati da evasori fiscali, truffatori, mafiosi e camorristi, addirittura ex terroristi;
Kazzenger Italia, il Paese in cui la classe politica si diletta nel gioco del passaggio del cerino, nella speranza di trovare un capro espiatorio su cui scaricare le proprie responsabilità ed i propri fallimenti operativi;
Kazzenger Italia, il Paese dove inflessibili tutori dell’ordine in quel di Treviglio multano di ben 400 euro un 81enne seduto su una panchina a leggere il giornale in attesa di entrare in farmacia, e guarda caso non si vedono mai quando ci sono assembramenti consistenti;
Kazzenger Italia, il Paese in cui molti cittadini, troppi, non vogliono rendersi conto che è in atto una seconda ondata pandemica peggiore della prima, e continuano ad affollare le spiagge di Jesolo piuttosto che le piazze di Padova, fra scherzi e spritz come se non ci fosse un domani.
E infine, come succedeva sempre al termine dei monologhi di Crozza, la “terrificante” domanda finale: Ma come è possibile che, nonostante tutto quello che abbiamo visto e stiamo ancora vedendo, noi italiani ci teniamo ancora una classe politica fatta in parte di scappati di casa, di braccia rubate all’agricoltura, come si diceva una volta, interessati solo a tenersi stretta costi quel che costi quella poltrona, persa la quale non saprebbero cosa fare per vivere, e per la quale il virus è un elisir di lunga vita politica?
La risposta in questo caso è semplice. Perchè li abbiamo votati, e come si dice nel nostro Veneto “mal che se voe, no doe”.
Stefano Diceopoli

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