7 Ottobre 2015 - 16.55

CINEMA – Torna Muccino con 'Padri e figlie', la recensione

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PADRI E FIGLIE

Di: Gabriele Muccino

Con: Russell Crowe, Amanda Seyfried, Jane Fonda

@: lo scrittore Jake Davis ha faticato molto per raggiungere il successo. La sua vita tranquilla viene stravolta da un errore fatale: mentre litiga con la moglie in auto, sbanda e finisce addosso a un altro veicolo. La moglie muore sul colpo, mentre Jake riporta seri danni celebrali che gli causeranno epilessia e altri malori per tutta la vita. Morirà qualche anno più tardi, lasciando sola la piccola e già fragile figlia Katie.

+ : nonostante si possa pensare, prima di vedere il film, che il protagonista sia il premio oscar Russel Crowe, i fulcri in realtà sono ben altri. E’ vero che l’attore e musicista neozelandese occupa lo schermo da inizio alla fine con estremo realismo e profondità caratteriale, ma è uno degli scopi di Muccino e un modo di creare un film complesso nei temi. In realtà, il filo che unisce la storia raccontata su diversi piani di narrazione è la figlia Katie: la sua vita da bambina, la “patatina” di papà, e l’adulta assistente sociale, in preda al proprio equilibrio mentale ed affettivo instabile, fortemente compromesso dagli eventi familiari. Con un personaggio tuttavia molto oscuro, qual è la psiche di ogni uomo. I protagonisti sono i sentimenti, le emozioni, non gli attori affatto.

Il tutto condito da una buona scelta musicale, soprattutto nel tema di Bacharach che padre e figlia cantano.

– : la critica mossa al film riguarda alcuni buchi sulla scrittura, ovvero di come vediamo la storia effettivamente sullo schermo. Mettere nello stesso film continue scene nel passato e nel presente, in effetti, può creare confusione: bisogna essere bravi sceneggiatori per tenere un filo conduttore coerente e plausibile. Con un po’ di sforzo e aiuto mentale, si può benissimo a coprire eventuali buchi spazio – temporali: c’è di peggio nella storia del cinema mondiale. Il problema è un altro: portare la tradizione cinematografica italiana al di là dell’oceano, con i suoi pregi e i suoi difetti, attraverso la recitazione di attori internazionali. E che attori! Non è detto che il prodotto (come il precedente film di Muccino) sia comprensibile. Ormai lo stile di Muccino è confermato sull’intensità e l’altra concentrazione di emozioni, spesso derivanti da traumi e situazioni complicate. C’è comunque positività di fondo: tutto passa dalla pancia e lentamente va alla comprensibilità della mente.

***: in genere le grandi creazioni passano per grande critica e scarsa accettazione. Sicuramente non è un film adatto a tutti, ma al cinema si incontrano occhi giovani ammutoliti e lucidi. Chi è passato attraverso un’esperienza simile comprende l’intensità e non la scambia per semplice sentimentalismo. Il genere “lacrimoso”, molto vicino alle sfortune micidiali delle soap opera che vediamo in tv, nasce in Italia nel neorealismo (anche se si tratta di vicende che esistono da sempre e non sono invenzioni recenti): per quanto i registi italiani siano all’estero, non abbandonano mai la tradizione tematica e caratteristica del nostro cinema.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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