21 Gennaio 2016 - 15.33

CINEMA – Revenant, con Di Caprio a tiro di Oscar

revenant

Regia: Alejandro Gonzalez Inarritu

Con: Leonardo Di Caprio (Glass), Tom Hardy (Fitzgerald), Domhnall Gleeson (Capitano Henry)

MOTIVI PER… VEDERLO:

– Prima di tutto perché s’impara o si ricorda una parola poco usata: “redivivo”, ovvero tornato in vita, rinato. Però, non si può andare oltre, altrimenti si svela un passaggio fondamentale del film. E’ già un buon motivo andare a vedere il film per scoprire il significato del titolo.
– È un one-man-show di Leonardo Di Caprio: ha già vinto il Golden Globe come miglior attore protagonista ed è candidato per l’ennesima volta all’Oscar (mai vinto finora). Tutto ruota attorno al suo personaggio, dall’inizio alla fine del film: c’è l’Hugh Glass guida carismatica che porta un gruppo di lavoro fra foreste buie e labiritinche (siamo nel Nord Dakota nel 1823); c’è poi l’Hugh Glass guida esperta della vita indiana; e c’è la guida affettiva Hugh Glass che fa da mamma e papà al proprio figlio e compagni di avventura.
– Si rimane sempre col fiato sospeso, la storia è lenta e in bilico fra realtà e sogno. Si è sempre nell’attesa che qualcosa accada e in genere succede sempre l’esatto opposto di quello che si aspetta. L’ambientazione stessa favorisce questa sospensione: foreste simmetriche, il bianco della neve che rende tutto omogeneo, un commento musicale strumentale mai predominante (c’è anche quando apparentemente non si sente alcun suono).

NON VEDERLO:

– La durata prima di tutto: c’è molto silenzio, due ore e mezza di rantoli e sospiri possono essere massacranti. Il nostro eroe parla poco: oltre ad essere un personaggio selvatico, abituato alla solitudine e all’ascolto dei rumori della natura, subisce un grave incidente all’inizio della storia, pertanto è impossibilitato a parlare. Alla fine Di Caprio sta vincendo premi e riconoscimenti senza proferire verbo. Anche questa è recitazione.
– Tutta la storia si svolge in una terra desertica e ghiacciata: pochi spiragli di luce, poco verde, e tanta neve. E’ così freddo che il regista più volte permette ai suoi personaggi di appannare l’obiettivo con il loro alito. Inevitabile che venga freddo anche agli spettatori, impietositi per tanta avversità.
– È una storia in cui spesso la natura ha la meglio sull’uomo. Siamo nell’ottocento e in mezzo al niente: ci si difende con mezzi spesso rudimentali, il cibo è scarso (ridotto anche per un inverno rigido), la difficile convivenza con i popoli indiani. Qualche scena cruenta c’è, del resto è avvenuto veramente.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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