11 Dicembre 2015 - 11.08

VENETO – Immigrati e impronte digitali, Zaia contro il Governo

impronte

Dopo la decisione dell’Unione Europea di mettere sotto inchiesta l’Italia per la mancata registrazione delle impronte digitali degli immigrati arrivati nel nostro Paese il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia interviene e attacca Unione Europea e Governo italiano per la leggerezza con cui questa questione è stata finora trattata. Lo fa sotto forma di una lettera di messa in mora inviata al nostro governo dalla Commissione Europea, in pratica il primo step della procedura di infrazione europea.
“L’Ue davvero razzista -dichiara Zaia- capace solo di stendere filo spinato e di non mantenere i solenni impegni sui ricollocamenti, e il confuso Governo italiano litigano perché non è stato fatto ciò che chiedo invano da mesi: prendere le impronte digitali, identificare, riconoscere, ogni immigrato che sbarca sulle coste italiane o che vi arriva da altre parti. Necessario e urgente, oggi più che mai, anche per motivi di sicurezza, per poter inserire le identità nelle banche dati. E’ una dolorosa e preoccupante farsa, che si sta mettendo in scena sulla pelle degli italiani e degli stessi immigrati”.
“Il fallimento dell’Europa, degli Stati membri, del Governo italiano è oramai certificato – incalza Zaia – e mentre litigano tra loro il territorio è letteralmente invaso di fantasmi: persone che non si sa chi siano, dove vadano, come stiano in salute”.
“Gli ultimi dati a nostra disposizione – dice Zaia – testimoniano come questo fenomeno sia particolarmente vistoso proprio in Veneto dove, a fronte di circa 18 mila arrivi, sono circa 11 mila gli immigrati che si sono allontanati senza essere riconosciuti. Chi, tra Istituzioni Europee e Nazionali ritiene di non avere colpe – conclude Zaia – scagli la prima pietra. Nel frattempo i mesi passano, i morti in mare aumentano, la tensione sociale nei territori cresce, sì ingrossa il numero di immigrati arruolati dalla malavita, le banche dati da utilizzare contro il terrorismo scontano una pericolosa zona d’ombra. Cosa fare lo sanno tutti: il problema è che adesso va ancora peggio di prima, perché non riescono più nemmeno a parlarne. Litigano”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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