10 Giugno 2024 - 9.41

Terremoto Europee. Le sorprese italiane: chi ha vinto? Sicuramente Meloni, Schlein e l’astensionismo

Umberto Baldo

Lo so bene che qualcuno di voi leggendo quello che scrivo talvolta sarà portato a pensare che sono un “bastian contrario” cui non va bene niente, sempre pronto a trovare il “pelo sull’uovo”.

Non me la sento di darvi torto, ma cosa volete, è più forte di me, e proprio non riesco a  non denunciare le cose che in questa nostra Repubblica non vanno, sempre ovviamente sperando in un possibile miglioramento.

E a proposito delle elezioni europee non è possibile non rilevare l’anomalia italica relativamente alle modalità temporali delle votazioni, che ci dividono visibilmente dal resto dell’Europa.

Sarà anche vero che i nostri Demostene non tralasciano mai l’occasione di evidenziare la nostra “diversità”, come se fosse un valore di cui andare fieri, ma qualcuno dovrebbe darmi una spiegazione ragionevole del motivo per cui nell’Europa “normale” (quella che io definirei “civile”) si vota in un solo giorno, mente da noi ne servono due.

Ad essere precisi c’è un altro Stato in cui si è votato per due giorni, la Repubblica Ceca, che, non me ne vogliano gli amici cechi, non è certo una nazione di punta della Ue.

Ma c’è un’altra “diversità” che io trovo anch’essa inspiegabile, quella del “tempo” di voto.

Avrete visto, per fare qualche esempio, che in Germania si è votato solo ieri fino alle 18, ed Francia e Spagna fino alle 20.

Perché ca….o da noi si è reso necessario tenere i seggi aperti dalle 15 alle 23 di sabato 8 giugno, e dalla 7 alle 23 di domenica 9?

L’unica spiegazione che riesco a darmi è quella che i nostri Capi partito sono ancora fermi al secolo scorso, quando i due giorni (regolarmente domenica e lunedì) servivano ai galoppini della Democrazia Cristiana ed ai compagni del Partito Comunista per spulciare  le liste degli aventi diritto, andando a prelevare a casa, per accompagnarli al voto, anziani, malati, e in generale chiunque avesse deciso per i fatti suoi di disertare le urne.

Ma erano altri tempi, quelli del confronto aspro da “guerra fredda”, in cui ogni voto non doveva andare sprecato. 

Oggi non ha più alcun senso prolungare ad oltranza i tempi del voto.

Non lo hanno ancora capito i nostri Demostene che se uno non ha intenzione di votare, non ci andrà mai, anche se tieni aperti i seggi giorno e notte!

E lo dimostra il dato dell’affluenza alle urne, che si è attestato al 49,69%, ma con la particolarità che è stato di circa 13 punti percentuali inferiore a quello per le concomitanti amministrative, arrivata al 62,7%.

La percepite la morale che arriva da questi due dati?

Che la nostra classe politica negli anni ha fatto l’impossibile per screditare l’immagine ed il ruolo dell’Europa, per cui gli italiani, che di per se stessi sono legati al proprio “particulare”, hanno concluso che sono molto più importanti le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Roccacannuccia (località scelta a caso) piuttosto che quelle per il Parlamento Europeo.

Oltre a tutto, con questa “follia” di chiudere i seggi alle ventitre, abbiamo di fatto bloccato per ore il processo elettorale continentale, perché la regola comune impone che i risultati si comincino a diffondere quando anche l’ultimo Stato ha chiuso.

Ma in realtà gli “altri” almeno gli exit poll li hanno diffusi subito, e così, in barba al nostro sacro, principio del silenzio elettorale, gli ultimi italiani sono andati ai seggi quando  in Germania si discuteva del secondo posto ottenuto dai neo nazisti di Alternative fur Deutschland (dietro al Cdu e prima dei socialisti), in Austria per il primo posto sempre dell’estrema destra, ed in Francia addirittura il Presidente Macron scioglieva l’Assemblea Nazionale convocando nuove elezioni per il 30 giugno ed il 7 luglio (Marine Le Pen ha doppiato il Partito del Presidente).

In poche parole l’intera Europa era in subbuglio post-elettorale, mentre nella Repubblica di Pulcinella si andava tranquillamente alle urne (quei pochi che ci sono andati) dopo essere tornati dalla spiaggia ed aver fatto tappa in pizzeria.

Ma in fondo cosa c’è di strano? 

Noi siamo Mediterranei, l’Italia è la terra del sole; solo che Mediterranea è anche la Spagna, che però per efficienza sembra sempre più un Paese del nord Europa.   

“Noi siamo diversi”, ci dicono i nostri Demostene, solo che non si accorgono che questa nostra vantata diversità ormai rasenta il ridicolo.

Venendo ai risultati elettorali, ai numeri, che in politica sono alla fine la cosa  che conta perché determinano la governabilità, nel momento in cui scrivo non hanno ancora il bollino della definitività, ma ci siamo molto vicini.

Essendosi votato a livello europeo, inevitabilmente il consuntivo va fatto guardando al complesso dei Paesi.

Ed al riguardo, inutile girarci attorno, l’estrema destra avanza ovunque e si afferma in Europa, scuotendo alcuni Paesi.  Abbiamo visto che Macron in Francia ha indetto nuove elezioni, che il premier belga De Croo si è dimesso in lacrime, e non è che il Cancelliere tedesco Scholz stia meglio, visto che è i socialisti si sono piazzati dopo AfD.

Certo i prodromi c’erano tutti, ma per quanto questi risultati fossero in parte annunciati, nel momento in cui diventano realtà aprono scenari nuovi ed imprevedibili, inaugurando una legislatura ad alto rischio per il progetto europeo.

Ma nonostante il “terremoto” gli equilibri del nuovo Parlamento Europeo probabilmente non cambieranno rispetto al precedente

Infatti secondo i conteggi provvisori le formazioni della vecchia coalizione europea, popolari, socialdemocratici e liberali (Renew) assommano al 56% dei 720 seggi dell’emiciclo europeo; con i Verdi, chiamati a diventare la chiave ed il freno di emergenza dell’estrema destra, dovrebbero rappresentare il 63%.

Certo saranno necessarie trattative, anche difficili, ma alla fine io immagino che la maggioranza cosiddetta “Ursula”, magari un po’ ammaccata, a Bruxelles sarà riconfermata.

Venendo all’Italia, tutte le risposte si trovano guardando la schermata riassuntiva dei risultati.

E questa (58488 sezioni su 61650) ci dice  che Fratelli d’Italia si assesta al 28,8%, il Partito Democratico al 24,04%, il Movimento 5Stelle al 9,87%, Forza Italia-Noi Moderati al 9,71%, la Lega al 9,47%, Alleanza Verdi Sinistra al 6,61, Stati Uniti d’Europa al 3,69%, Azione al 3,29%, Pace Terra Libertà al 2,19%. Libertà al 1,23% e SvP allo 0,54.

Volendo dare le pagelle, Fratelli d’Italia è primo partito con circa il 29 per cento (aumentando rispetto alle politiche, e non è poco), davanti al PD che è sopra ad un ottimo 24 per cento. Per entrambi è un risultato molto positivo, che mostra che la polarizzazione fra le due leader ha pagato.  

La Lega supera il 9 per cento, che era un po’ l’obiettivo minimo per non considerare molto negativo il risultato di queste elezioni, ma è sotto Forza Italia, ed è quindi il terzo partito per consensi della coalizione di destra.

È andato male invece il Movimento 5 Stelle, che è sotto al 10 per cento, mentre Alleanza Verdi e Sinistra ha ottenuto un risultato sorprendente, nettamente sopra le aspettative, visto che ha preso il 6,6 per cento, probabilmente dovuto all’ “effetto Ilaria Salis”, che potrà piacere o meno, ma evidentemente mobilita gli aderenti a movimenti come Potere al Popolo.

Sia la lista Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi ed Emma Bonino che Azione di Carlo Calenda non hanno raggiunto la soglia di sbarramento del 4%, e quindi non eleggeranno europarlamentari.

Volendo riassumere con la categoria “Chi vince e chi perde” io non avrei alcun dubbio: Giorgia Meloni ed Elly Schlein hanno sicuramente vinto; Giuseppe Conte e Matteo Salvini hanno perso.

Un discorso a parte per i moderati di Azione e Stati Uniti d’Europa, la cui sconfitta (al netto della follia di dividersi) ci dice che fra il consolidarsi del bipolarismo, ed il dilagare delle destre, in questo nostro Paese, ma purtroppo anche in Europa, lo spazio per le forze liberal democratiche, forse le uniche veramente europeiste, si restringe sempre più.

Non è una buona notizia, perché la storia europea ci insegna che l’affermarsi degli estremismi si è sempre trasformata alla lunga in avventurismi, ed in restrizioni degli spazi di libertà.

Sicuramente nei prossimi giorni dovremo tornare sul tema elettorale, non solo per ragionare a mente più fredda, ma anche per analizzare i risultati del nostro Veneto, ed in generale  delle Amministrative

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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