24 Luglio 2023 - 11.36

Spagna nel caos? I Popolari vincono, i Socialisti tengono, crolla Vox.  Sarà difficile fare un Governo

Umberto Baldo

Non so quanti di voi abbiano seguito in diretta (tramite i principali quotidiani iberici ovviamente) lo spoglio dei voti dopo la domenica elettorale spagnola.

Chi come me ha avuto la possibilità di conoscere un po’ tutta la Spagna ha potuto constatare con mano l’efficienza dell’apparato pubblico, della burocrazia come la chiamiamo noi, e sa bene che in questo gli spagnoli non sembrano neanche un popolo latino, non sfigurando neppure con i tedeschi.

Eppure ogni volta trovo ancora di che stupirmi.

Nella specie, alle 20 si sono chiuse le urne (lì come in tutti Paesi civili si vota in un sol giorno eh!), e sono usciti i primi exit poll, risultati poi nettamente sbagliati.

Dalle 21 sul sito di El Pais e di El Mundo, hanno cominciato ad apparire i voti “veri”, non quelli stimati.

Direte; tutta qui la meraviglia?

Eh no!  Lo spoglio è avvenuto in tempi rapidissimi, e tanto per darvi un’idea alle 22,51 erano già disponibili i dati  “ veri” relativi al 90,7% dei seggi.

In altre parole in circa tre ore lo spoglio era pressoché ultimato.

Vista dall’Italia una roba da “marziani” .

Da noi, a parte che i seggi chiudono alle ore 15 del lunedì (sic!), dopo due ore si sono si e no finiti di compilare i primi verbali, e per avere i risultati definitivi quasi sempre bisogna arrivare a notte, e talvolta  al martedì.

Ma detto questo, come sono finite le elezioni?  

Chi ha vinto e chi ha perso?

Credo che i risultati confermino quanto siano vero il vecchio detto: “Non vendere la pelle dell’orso fin che non lo si è preso”.

Già perché sulla scia delle elezioni amministrative dello scorso 28 maggio, stravinte dal Partito Popolare e con un ottimo risultato di Vox, sembrava che la strada verso la Moncloa (Il Palazzo Chigi spagnolo) fosse ormai spianata per  Alberto Núñez Feijóo, anche se si dava per scontata una necessaria alleanza con i “patrioti” di Santiago Abascal.

Ebbene, a sorpresa la “ grande spallata” non c’è stata, e se la Spagna doveva essere la prima prova della crescita inarrestabile delle destre (la seconda e la terza saranno in autunno in Polonia ed in Olanda), e della conseguente alleanza fra Popolari e Conservatori per governare in Europa, le cose non sono sicuramente andate come sperava Giorgia Meloni, che si era fortemente spesa a favore di Vox (vedi pezzo del 17 luglio dal titolo “E’ arrivato il tempo dei patrioti”).

In poche parole i socialisti di Sanchez hanno tenuto oltre ogni previsione (122 seggi, due in più del 2019) ed il Partito Popolare pur vincendo (e passando dagli 89 seggi del 2019 ai 136 di ieri) non è in grado di esprimere la maggioranza richiesta per governare (176 seggi).

E ciò perché l’unico possibile alleato è l’estrema destra di Vox, che però queste  elezioni le ha perse lasciando sul campo 19 deputati (dai 52 del 2019 ai 33 di ieri), rivalendosi così come il vero grande sconfitto di questo voto.  

Quindi una vittoria dal retrogusto molto amaro quella del Partito Popolare di Feijòo, che ritorna sì ad essere il primo partito di Spagna, ma di fatto cannibalizzando il possibile alleato Vox. 

Quindi il blocco delle destre si è fermato a quota 169, e quella maggioranza assoluta (176) che Feijoo chiedeva di avere da solo, non la raggiunge nemmeno con i “patrioti” di Abascal.

E a sinistra?

Scontata l’esultanza di Sanchez per lo scampato pericolo, ma è anche vero che, salvata la pelle, il Psoe ha davanti a sè una strada tutta in salita. 

Perché in teoria potrebbe riuscire a raggranellare la maggioranza che gli serve per governare cercando intese con i “partitini locali”, alcuni indeboliti altri rafforzati, i cui leader si sono già precipitati a dire che “non daranno il loro appoggio gratis”.

Se pensate che le chiavi per una possibile alleanza a sinistra sono in mano al Partito Radicale Catalanista Junts (quello fondato da Charles Puigdemont per intenderci)  capite bene che rebus abbia davanti Sanchez. 

Quindi, a caldo, si può dire che al momento gli scenari che si aprono sono due: o Sanchez si mette al lavoro e riesce nuovamente nel miracolo, difficile ma non impossibile, di mettere in piedi una nuova maggioranza con baschi e catalani,  oppure si rischia di cadere nell’abisso del blocco, che porterebbe inevitabilmente a nuove elezioni.

E se così fosse dopo le elezioni a 40 gradi all’ombra, probabilmente vedremo le elezioni alla Befana. 

Ma voglio chiudere con qualche altra considerazione.

Solo a maggio scorso abbiamo visto l’Andalusia, terra “rossa”, feudo tradizionale della sinistra, votare per Popolari e Vox.

Ebbene ieri l’Andalusia è ritornata fra le braccia di Sanchez.

Parimenti la Catalogna, terra di indipendentismo estremo, ha abbandonato in parte la sinistra indipendentista di Esquerra Republicana, ed anche i separatisti di centrodestra di Junts per Catalunya, per votare socialista. 

In altre parole, né a Siviglia né a Barcellona il cittadino comune vuole la destra di Vox al Governo a Madrid.

In questa prospettiva Vox, con il suo programma basato sul rilancio della “corrida” e sul ritorno alle politiche di  tempi ormai andati, si è rivelato il miglior alleato di Sanchez. 

Come in tutte le famiglie europee, né il Psoe né il Partito Popolare sono blocchi monolitici. 

Al loro interno ci sono profonde diversità di vedute; e così nel Psoe c’è un’anima centrista che rimpiange ancora Felipe Gonzalez e non stima molto Sanchez, mentre nei Popolari c’è un’anima di destra che fa riferimento alla Presidente della Comunità di Madrid Isabel Dìaz Ayuso che fa la guerra ai centristi di Feijoo.

Come si vede per mettere in piedi in Governo ci sarà da lavorare parecchio, ed i Partiti dovranno in breve scegliere quale direzione prendere: il Partito Popolare ad esempio se spostarsi a destra per incorporare Vox, dopo aver fagocitato Ciudadanos, ed il Psoe quale rapporti mettere a regime con il neonato movimento Sumar di Yolanda Diaz, nato dalle ceneri di Unidas Podemos.

Nella notte i militanti del Psoe, galvanizzati dallo scampato pericolo, cantavano a squarciagola uno slogan che richiama la memoria collettiva della guerra civile spagnola “No pasaran!”

Ieri i “patrioti” di Vox non sono passati, perché i cittadini spesso votano in libertà, anche per protesta, ma quando la situazione si fa seria, quando capiscono che in ballo c’è un certo modo di intendere la democrazia, alla fine scelgono sempre il male minore. 

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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