9 Dicembre 2019 - 17.09

Sardine, un popolo in cerca d’autore (ma De Niro non c’entra)

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 Il movimento delle Sardine prosegue il suo giro d’Italia, durante il quale continua a riempire le piazze di molte città, da nord a sud.Un fenomeno straordinario, considerando il successo mediatico e di seguito ottenuto, diversamente da altre analoghe esperienze, senza essere assimilabile ad alcun partito o organizzazione politica già costituiti e senza avere tra i leader o tra i promotori personaggi famosi, pur di estrazione diversa dalla politica.Ci hanno provato la stampa e i detrattori a trovare agganci, sostenitori occulti, finanziatori che potessero inquadrare l’operazione, incasellarla in qualche schema riconoscibile e quindi denunciarne la mancanza di autenticità. Come se peraltro non averne togliesse valore alle idee che propone.Finora comunque nulla è emerso, se non clamorose bufale, alcune anche riprese in modo dilettantistico da testate giornalistiche di tiratura nazionale, come Libero, che in un articolo di prima pagina ha elencato tra i sostenitori delle Sardine Robert De Niro, quando una sua presunta dichiarazione di appoggio era in realtà pubblicata su un account parodia del famoso attore.Per spiegare il Movimento in realtà basta ascoltare i ragazzi che hanno promosso le sue iniziative, a partire dalla prima in Piazza Maggiore a Bologna, dopo la quale uno di loro, Mattia Santoni, spiegando come era nata la manifestazione, disse che lui e i suoi amici avevano imparato il mestiere di Salvini di aggregare persone attraverso i social in sei giorni, ma evidenziava che il leader della Lega è invece del tutto slegato da problemi reali, come “stare in una classe con bambini disabili, impegnarsi per i diritti, fare i lavoretti …”.In questa frase c’è molto di cosa sono le Sardine e del perché per nascere non abbiano avuto bisogno di alcuna paternità famosa o organizzata.È evidente che ora andrà elaborato cosa potranno essere successivamente, come è chiaro che la loro encomiabile spontaneità è destinata a ridursi, diluirsi e trasformarsi se dovessero, cosa per ora esclusa, strutturarsi in una organizzazione politica a tutti gli effetti.Un processo di normalizzazione che ha riguardato anche il Movimento 5 Stelle, il quale, però, diversamente dalle Sardine, nacque ponendosi da subito l’obiettivo di sovvertire il sistema esistente, anche “aprendo il Parlamento come una scatola di tonno”, come ebbe a dire il suo leader carismatico Beppe Grillo, e per farlo si sviluppò intorno alla struttura molto verticistica e organizzata pensata e costruita dall’ideologo e fondatore Gianroberto Casaleggio.Le Sardine non sono invece nate per entrare necessariamente nell’agone politico, ma per opporsi a un modello di società inquinato dalla polemica e dall’odio verso chi appartiene a schieramenti opposti e la pensa in modo diverso.Rappresentano quindi un movimento che vuole contrastare chi fa politica utilizzando i social o qualsiasi microfono per urlare, manifestare odio, aggredire verbalmente, dando forza e legittimazione a chi, oltre alla violenza verbale, ricorre anche a quella fisica e si richiama a ideologie che professano intolleranza e razzismo.Alla base di questa azione c’è un’idea alta della democrazia, della vita civile e della politica, che trova fondamento nella Costituzione, il cui riferimento e custode è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, acclamato con una ovazione durante la prima de La Scala.Un riconoscimento al rigore, alla serietà e alla autorevolezza con cui costantemente si erige a baluardo della struttura democratica del Paese e dello Stato di Diritto, di fronte a chi cerca di forzarne la tenuta e indebolirne i principi cardine, alimentando tensioni in cui possano trovare spazio processi di matrice autoritaria, con l’attribuzione di pieni poteri al demiurgo di turno, in coerenza con la più consueta e tragica parabola di qualsiasi nazionalismo.È nella battaglia contro il rischio di questa deriva che hanno trovato consenso le iniziative delle Sardine, quale movimento, che non è un progetto e non ha un progetto, nato con la speranza che ci fossero ancora persone che credono nei valori democratici, nel dialogo e nel confronto dialettico, nel rispetto delle minoranze e nella solidarietà.La risposta è stata straordinaria, perché i promotori non hanno trovato persone, ma un popolo, pronto a scendere nelle piazze, senza bandiere, ma con pacifica determinazione.Un popolo pronto a resistere contro qualsiasi rigurgito autoritario, che chiede allo stesso tempo di essere rappresentato e che, se lo sarà, dimostrerà di essere ancora la maggioranza democratica, civile e silenziosa del Paese.

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