7 Febbraio 2024 - 13.30

Sanremo 2024: le pagelle

“Only the braves” recita un vecchio adagio; eh sì, perché per riuscire ad arrivare alla fine di questo Sanremo maratonico – e pure un tantino catatonico – di resistenza ce ne vuole parecchia.

L’idea della scaletta integrale, con tutte e trenta le canzoni in gara presentate nel corso della prima serata ha trasformato il Festival di Sanremo numero 74 in una specie di gara di mezzofondo da accademia militare di quelle punitive, costringendo il pubblico – per altro avvisato in largo anticipo – e che prima delle due del mattino di andare a dormire non se ne sarebbe neppure parlato.

Del resto il segnale inequivoco che sarebbe stata cosa lunga e non per tutti è venuto dalla fanfara a cavallo dei Carabinieri che eseguiva “La fedelissima”, marcia d’ordinanza del corpo, a mo’ di introduzione ai lavori e anche per far capire al pubblico che anche quest’anno di trash ce ne sarà parecchio.

Così è stato e adesso, dopo un sonno ristoratore forzatamente breve ci accingiamo a compiere quello che oramai è diventato un esercizio abituale, ovvero dare le pagelle ai trenta partecipanti e ai conduttori.

Amadeus: entrato a far parte della categoria “usato sicuro” è sempre garbato, attento quanto basta ai temi di attualità risulta ancora una volta un buon padrone di casa. Voto 7,5

Marco Mengoni: per il momento la vera rivelazione della serata. Perfettamente a suo agio nelle vesti di co-conduttore e capace di tenere il palco anche quando non canta. Grazie per il suo “Tutti i baci hanno gli stessi diritti” e per l’omaggio ad Anna Marchesini. Voto 8,5

Ma ora veniamo al sodo e vediamo che hanno combinato i cantanti in gara.

Clara: vestita come una scatoletta di tonno aperta male presenta “Diamanti grezzi “una canzoncina che alla fine non sfigurerebbe all’Eurosong Junior perché è orecchiabile quanto basta. La si ascolterà parecchio in heavy rotation. Voto 6

Sangiovanni: tutto è già nel titolo; “Finiscimi” non ha come sempre né capo né coda e il corsivo-bimbominkia la fa come sempre da padrone. Agghiacciante l’abito oversize, che tuttavia al momento furoreggia anche tra alcuni politici di vertice. Voto 1,5

Fiorella Mannoia: con “Mariposa” la signora dimostra ancora una volta la sua classe, anche se il ritmo gitano-latino è più paraculo che mai e il testo-scioglilingua è assai meno impegnato di quanto non si voglia far credere. Voto 7,5

La Sad: quello punk, soprattutto in musica, è stato un movimento importante e dunque perché farlo riportare in auge da un trio di scappati di casa con la tracheite? Voto 4

Irama: è oggettivamente ascrivibile alla categoria “bonazzi”, anche se ha lo sguardo del meccanico psicopatico assassino di un horror movie di serie D. Lodevole la scelta di cantare la sua “Tu no” in etrusco e con la mascella serrata. Voto 5,5

Ghali: la versione glitterata della tuta della Ferragni gli sta parecchio bene, quella che lo tradisce è l’ansia da prestazione e un certo qual timore del palco sanremese. Peccato, perché “Casa mia” alla fine non è niente male. Voto 6,5

Negramaro: bentornati Sangiorgi & Co., ma il tempo delle modulazioncine e degli abbellimenti da sagra è finito da un pezzo. Voto 3

Annalisa: che fantastica bestiolina da palcoscenico! Il beat di “Sinceramente” ti acchiappa al quindicesimo secondo e non ti molla più. Produzione che rimanda direttamente agli anni 90 e che farà sfracelli in radio. Da podio. Voto 8

Mahmood: il capello ingellato e l’outfit di pelle “Tom of Finland” non bastano a far dimenticare la noia mortale che giunge inesorabile al decimo secondo di “Tuta gold”, condita dall’usuale melopea che si accompagna ad un testo magari bellissimo ma di fatto incomprensibile. Voto 3

Diodato: tecnica di ferro, sa come si canta, è intonato e alla fine “Ti muovi” non è male. Peccato che sembri sempre appena uscito da una trionfale serata per anziani al dancing “Garofano azzurro” di Trezzate. Voto 6

Loredana Bertè: ne vogliamo di più, anche se ha un look tra Sailor Moon e le Ragazze Coccodè, anche se non becca una nota nemmeno per sbaglio e pure se “Pazza” è la copia carbone ma più brutta di “Dedicato”. Voto 6,5

Geolier: il trapper napoletano dall’autotune facile sembra scappato dal Castello delle Cerimonie subito prima della quindicesima portata e “I p’ me, tu p’ te” è figlia del reflusso. Voto 2

Alessandra Amoroso: non chiedetemi perché ma mi è sempre parsa più costruita di un Lego da ventimila pezzi, eppure “Fino a qui” sul palco di Sanremo ci sta parecchio bene e alla fine è davvero convincente. Voto 7

The Kolors: pezzo che vince non si cambia e dunque il tormentone pluripremiato “Italo disco” ritorna con qualche piccola modifica con il titolo “Un ragazzo una ragazza”. Loro sono simpatici e piacioni quanto basta per garbare a nonne e nipoti. Voto 6,5

Angelina Mango: vincitrice annunciata e speriamo sia davvero così. Grinta da vendere e un pezzo che a dispetto del titolo, “La noia”, è tutt’altro che noioso. Madame e Dardust le confezionano una canzone tagliata su misura che farà giustamente sfracelli in radio e non solo. Voto 9

Il Volo: il vecchio che avanza ammantato di nulla. Con “Capolavoro” almeno il trio di sedicenti tenori abbandona un po’ la finta lirica e canta con voce meno ingolata. Comunque un disastro. Voto 3

Big Mama: il bullismo è un tema dal quale non si deve distogliere l’attenzione e BigMama di questo parla nella sua “La rabbia non ti basta”, purtroppo assai meno efficace di altri suoi lavori e probabilmente “addolcita” per un palcoscenico generalista. Voto 5

Ricchi e Poveri: li amiamo, incondizionatamente! “Ma non tutta la vita” sarà la colonna sonora ideale che ci accompagnerà quando la prossima estate saremo in cucina a prepara e l’insalata di riso o la panzanella. Freschi come rose, si divertono come chi non ha più nulla da dimostrare. Voto 7,5

Emma: “Apnea” è oggettivamente brutta e maranza, però che grinta. Voto 5

Renga e Nek: se si fossero chiamati “Birignao e Stingdeipoveri” avrebbero almeno compiuto un lodevole atto di consapevolezza. “Pazzo di te” è roba da sessantenni che vogliono fare i teenager, con tutte le implicazioni del caso. Voto 1,5

Mr. Rain: via i bimbi angioletti e sotto con “Due altalene”, risultato una lagna mielosa tipo ninna nanna da cantare ad un frugolo antipatico. Voto 3,5

Bnkr44: la parodia sbilenca di una boyband di periferia. “Governo punk” non ha né capo né coda e loro “cantano” davvero male. Voto 2,5

Gazzelle: lui sarebbe una delle punte di diamante dell’Indie italiano? Non siamo messi bene anche perché stornellare gli Oasis, cosa che avviene in “Tutto qui” non porta lontano. Voto 4

Dargen D’Amico: mi è simpatico quanto un bouquet di cardi nelle mutande, però conosce il mestiere come pochi e “Onda alta” si presenta come uno dei miglior pezzi in gara. I gilet con gli orsetti potrebbe diventare uno dei miei capi d’abbigliamento preferiti. Voto 8

Rose Vilain: la voce non è male, ma la canzoncina “Click boom” metterebbe in imbarazzo anche Baby K. Voto 5,5

Santi Francesi: sanno stare sul palco, sono discretamente eleganti e sicuramente più che bellocci. “L’amore in bocca”, canzone supersanremese, funzionerà alla grande. Voto 7

Fred De Palma: “Il cielo non ci vuole” furoreggerà tra gli animatori dei villaggi vacanze. Voto 1,5

Mannini: garbato, pulitino, mai sopra le righe e “Spettacolare” è piacevolmente noiosina. Voto 6

Alfa: mette di buon umore già solo a vederlo, e alla fine di una serata eterna è una bocata d’aria fresca. Il country easy funziona e “Vai” andrà alla stragrandissimissima anche alla radio. Voto 7,5

Il Tre: in conclusione c’era davvero bisogno dell’ennesimo trapper da bocciofila? Se “Fragili” si riferisce agli spettatori distrutti dalle cinque ore di diretta allora lo perdoniamo. Voto 1

Adesso vado a dormire.

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