19 Luglio 2022 - 8.52

PILLOLA DI ECONOMIA –  La genialata di Sanchez

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Pensavo che le “genialate” politiche in tema di prelievi fiscali fossero una prerogativa dei nostri Demostene, la cui fantasia spazia notoriamente nell’iperuranio quando di tratta di ritagliarsi una fetta per lo Stato da qualsivoglia attività umana.

Ma per una volta debbo constatare che anche  in quel di Madrid non scherzano.

Già perché il Governo spagnolo di minoranza sinistra (o di sinistra minoranza) ha appena licenziato una tassa di 1,5 miliardi di euro sulle Banche, che così vengono chiamate a contribuire alla lotta contro gli aumenti energetici vertiginosi che coinvolgono ovviamente anche il paese iberico.

Dal punto di vista politico, e comunicativo, si tratta di una misura che equivale a sparare sulla Croce Rossa, perché si sa che le Aziende di credito sono il “capro espiatorio” perfetto, da quando, in conseguenza della crisi del 2008, sono state accusate di aver destabilizzato l’economia mondiale.

Il che sarà anche vero, ma io sono da  sempre convinto che in questi casi una bella parte di colpa ce l’hanno anche le Autorità regolatorie e di controllo, per non aver fatto fino in fondo il proprio dovere.

Tornando a questo nuovo balzello partorito dal Governo Sanchez, la sua ratio sarebbe quella di “impedire alle Banche di guadagnare dai tassi in aumento”.

Il meccanismo del prelievo non è ancora stato reso noto (forse una addizionale sull’imposta delle società?), ma come accennato dovrebbe basarsi sul presupposto che entità come Banco Santander e CaixaBank godranno di un aumento dei profitti quando i tassi di interesse saliranno.

E che saliranno è una certezza visto come si stanno muovendo la Fed e la Bce.  

Certo che ci vuole del coraggio, supportato da forti basi ideologiche vetero marxiste, per imporre una tassa che, comunque la si guardi, si abbatte su un guadagno futuro piuttosto che su un utile effettivo.

Per non dire che la possibile recessione alle porte potrebbe costringere le Banche a stanziare maggiori accantonamenti per le perdite sui prestiti, annullando così qualsiasi beneficio derivante da tassi più elevati.

Quindi consiglio a Sanchez di sbrigarsi ad incassare, perché il 2022 potrebbe chiudersi per l’economia e le banche con perdite di bilancio, e allora addio non solo agli extra, ma pure ai profitti.

E anche di mettere in conto una possibile restituzione qualora, come accennato,  dovesse arrivare un trend recessivo.

Si sa che noi italiani siamo un po’ provinciali, e anche un po’ refrattari a leggere la stampa estera, forse ritenendo, con un po’ di presunzione, che solo quanto avviene entro in confini della Repubblica di Pulcinella sia degno di attenzione.

Quindi è presumibile che a Roma non si siano ancora accorti di questa “genialata” dei socialisti spagnoli, se no sai che entusiasmi e che urla di ebbrezza alla sola idea di poter tassare quelli che solo degli sprovveduti possono definire come extraprofitti, parificandoli a quelli delle società energetiche.

Forse potrebbe essere utile spiegare che le dinamiche del costo del denaro e dell’intermediazione finanziaria sono piuttosto diverse da quelle di petrolio e metano. 

Oltre a tutto una simile idea, elaborata e sviluppata da menti obnubilate dal mito della lotta di classe e dal “anche le Banche piangano!”, potrebbe anche portare ad arrivare ad immaginare di poter tassare  l’intero margine di interesse delle Banche, cioè la differenza fra il costo dei depositi ed i ricavi dei prestiti.

Così non ci sarebbe nessun extraprofitto!  Ma non ci sarebbero neppure il mercato e gli Intermediari finanziari!

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