2 Dicembre 2022 - 9.45

PILLOLA DI ECONOMIA – In Italia “se pianze el morto par cucare el vivo”

di Umberto Baldo

Se uno dovesse dare credito a quello che si legge su giornali e media, o si ascolta durante i principali talk show televisivi, si farebbe sicuramente l’idea che l’Italia è in una situazione simile all’Inghilterra vittoriana, quella di Dickens, con milioni di bambini emaciati, sporchi e denutriti, con masse di gente povera in canna alla ricerca di un pezzo di pane con cui sfamarsi.

E viene da chiedersi come mai non spunti all’orizzonte un novello Karl Marx per guidare queste masse diseredate verso un riscatto economico, verso un nuovo “sole dell’avvenire”.

Poi uno esce di casa, e si accorge che la gente gira in macchina, va per negozi, compra, consuma, viaggia, va in ferie, si muove in massa per i “ponti”, riempie i luoghi di villeggiatura, e resta un po’ basito.

Ma come?  Ma non ci dicono che siamo un popolo di poveri?  Dove sono le masse che si contendono gli avanzi contenuti nei cassonetti?

Nessuno vuole negare che ci sia una parte della popolazione che vive la quotidianità con difficoltà, ma è così in tutti gli Stati, ed il fenomeno è sicuramente assai più contenuto rispetto a quello che si vuole far vedere.

Non riesco a capire quale sia la ragione “profonda” per cui le varie “Myrte Merlino” (solo per fare un nome per tutti) delle nostre Tv,  fra un collegamento e un piagnisteo, si impegnano pervicacemente per dare l’immagine di un Paese quasi in dissesto, con gli italiani alla fame.

Diciamola tutta: siamo di fronte ad una grande “presa per il culo”, ad una colossale mistificazione della realtà, o per dirla alla veneta, ad un corale “pianzare el morto, par cucare el vivo”.

Se la realtà fosse quella che vorrebbero farci credere, la nostra Italia non sarebbe un Paese del G7 e del G20, ma a farla grande uno dei più poveri dell’Unione Africana.

E’ del tutto evidente che noi non siamo un popolo di poveri diavoli, non siamo un Paese caratterizzato da una imponente massa di persone indigenti e di famiglie che non arrivano a fine mese.

Certo a guardare i dati ufficiali potrebbe sembrare così, ma se poi si pensa ai 100 miliardi di evasione fiscale stimata ogni anno, ai 5.200 miliardi circa di ricchezza finanziaria degli italiani a fine 2021 (1.600 miliardi solo sui conti correnti), cresciuta di quasi 1.700 miliardi nell’ultimo decennio, al patrimonio immobiliare delle famiglie, è evidente che lo stato di povertà diffusa che vorrebbero propinarci è una “balla colossale”.

E non mi si venga a dire che i soldi sono tutti nei conti dei miliardari, semplicemente perché non è così.

Non solo perché solitamente i “miliardari de noaltri” i soldi li tengono ben celati all’estero, ma perché basta guardare le giacenze medie familiari certificate dall’Abi per sfatare questo mito.

Ma perché si vuole dare l’idea dell’Italia come di un Paese da terzo mondo, di una sorta di grande Cuba protesa nel Mediterraneo? 

Lo so bene che quando scrivo queste cose posso sembrare più iconoclasta di Giuliano l’Apostata, ma per mia fortuna ogni anno Alberto Brambilla, uno dei maggiori esperti italiani di Previdenza sociale, pubblica uno studio redatto dalla sua Fondazione “Itinerari Previdenziali”, in cui con onestà intellettuale, e devo dire con coraggio, mette i puntini sulle “i” relativamente alle gravi sperequazioni del regime fiscale nel difficile finanziamento del welfare del nostro Paese.

Come dicevo prima, la realtà è ben diversa da quella narrazione di un’Italia povera che ci viene propinata, fra l’altro senza alcuna verifica critica.

La fotografia scattata da Brambilla è sempre la stessa anno dopo anno, e ne ho già parlato altre volte.

In estrema sintesi anche l’ultimo rapporto pubblicato da Itinerari Previdenziali nei giorni scorsi, ribadisce che il 79,20% dei contribuenti italiani (quelli con reddito fino a 29mila euro) versa soltanto il 27,57% di tutta l’IRPEF, il 7,81% (quelli fra 29.001 e 35.000 euro) il 12,48%, ed il resto lo pagano interamente quei contribuenti che superano i 35mila euro l’anno (i veri nababbi italiani): 

Si tratta di poco più di 5 milioni di italiani con reddito superiore ai 35mila euro, ma che nella sostanza sostengono buona parte del peso del nostro welfare state.

Lo so bene che questi discorsi annoiano quelli che pagano poco o nulla di tasse, e vogliono che questa “pacchia” si perpetui all’infinito,   o indignano i “professionisti del pauperismo”; ma cosa volete,  bisognerà pur dire che in pratica quasi l’80% degli italiani riceve tutti i servizi senza pagare nulla, e che sui soldi sottratti al fisco (il commerciante che non vi dà lo scontrino, o l’artigiano che non vi fa la fattura) non viene pagata alcuna contribuzione, con la conseguenza che gli evasori dovranno ricevere assistenza anche da pensionati. 

Bisognerà pur dire che non si regge in piedi, e non ha futuro, un sistema in cui i 500mila contribuenti che dichiarano redditi oltre i 100mila euro, e l’ 1,9 milioni  che denuncia redditi oltre i 55mila,  sostengono come accennato quasi tutto il costo del welfare. 

Per non dire che questi contribuenti onesti, o che magari semplicemente non possono sfuggire al fisco come fa la più parte dei lavoratori autonomi, sono i nuovi paria, i nuovi kulaki, i nuovi schiavi, perché da anni in Italia si è imposta la filosofia per cui all’aumentare del reddito diminuiscono, fino a sparire, servizi, deduzioni, agevolazioni.

Basta guardare la recente scelta del Governo Meloni di ridurre drasticamente per i pensionati “ricconi” (a partire da 1600 euro netti al mese eh!) anche la rivalutazione collegata all’inflazione, e questa espropriazione dura da ben 11 anni.  

E questa filosofia del “più tasse paghi meno servizi ricevi” non ha osato scalfirla neppure Mario Draghi, che per i ruoli ricoperti nel passato pensavo avesse un’idea chiara della “grande bugia” sulla povertà degli italiani, e della evasione ed elusione fiscale e contributiva di massa che caratterizza il nostro Paese. 

Immagino che anche Alberto Brambilla abbia l’impressione di “abbaiare alla luna” quando smaschera, dati alla mano, questa grande finzione, ma credo che, almeno finché questo andazzo reggerà, ci sarà poco da fare, perché questa narrazione  è ormai stata penetrata nel sentiment non solo delle forze di sinistra, il che è comprensibile, ma anche in quelle di destra. 

E così continueremo a sentire le “Myrte Merlino” di turno raccontarci  dagli schermi televisivi che siamo un popolo di pezzenti, però con i soldi in banca, il suv in garage, e magari la barchetta al mare.

Ed i Partiti continueranno ad erogare sussidi a pioggia, a concedere condoni ed agevolazioni, a perpetuare la truffa dell’Isee; insomma ad assecondare questa falsa ed ingannevole visione pauperistica, perché si sa che questi italiani “poveri” votano, e  non si sono mai visti i tacchini votare per il Natale.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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