29 Aprile 2020 - 10.34

Paura ma voglia di patrimoniale

La speranza è che il governo non cada, o nel malaugurato caso che dovesse succedere di poter andare subito ad elezioni. Da scongiurare nella maniera più assoluta un governo tecnico, perché proprio per la sua ticipità non avrebbe nulla da perdere nell’imposizione di una patrimoniale contrariamente ad un governo politico molto attendo a non imporla sapendo bene poi delle difficoltà di ricandidatura alle successive elezioni da parte di chi, volente o nolente, mette le mani nelle tasche degli italiani.

Ormai se ne parla da anni, e mai occasione si è fatta più propizia di quella attuale a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, che fatalità in Italia si è subito trasformata in emergenza fiscale.

Se da un lato la sospensione del patto di stabilità è una manna dal cielo per l’Italia, di contro la possibilità di aumentare le spese attuali, sforando ben oltre il 3% il famigerato rapporto deficit/PIL, potrebbe essere il colpo di grazia per uno Stato come il nostro già ultra indebitato.

25 miliardi stanziati dal decreto CURA ITALIA ovviamente non basteranno, si parla in maniera ottimistica di almeno 100 miliardi, senza dimenticarci che la Germania ne ha stanziati 500, e senza dimenticarci degli oltre mille miliardi di dollari dell’Amministrazione Americana.

Cifre enormi, folli che non saranno gratis o a fondo perduto, e che prima o poi dovremmo restituire unitamente agli interessi.

Quindi inevitabilmente una volta superata l’emergenza sanitaria si dovrà guardare all’impatto economico causato dal VIRUS, sapendo che non è assolutamente facile trovare una soluzione ad una situazione non preventivabile, essendo considerata a ragione la più grande crisi dal secondo dopo guerra.

Il periodo è e sarà difficile. Per il momento però se non si presenteranno scenari ad oggi impensabili difficilmente verrà introdotta una tassa patrimoniale intesa come prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani. Più facile ricorrere ad un taglio delle spese pubbliche. La patrimoniale fine a se stessa rischierebbe solo di ridurre ulteriormente le prospettive di crescita facendo allontanare capitali dal nostro Paese.

Quindi prima di arrivare ad una tassa patrimoniale per trovare una soluzione ad una crisi finanziaria, si spera che vengano attivati tutti gli interventi di politica monetaria ordinaria.

I meno giovani forse sono spaventati dai ricordi del 1992 quando l’esecutivo allora capeggiato da Giuliano Amato, nella notte dell’11 luglio con effetto retrodatato al 30 giugno, impose un prelievo forzoso dello 0,6% sui conti e libretti di risparmio. Fu una decisione storica, resa necessaria dal crollo della lira e dalla conseguente drammatica emergenza della finanza pubblica. Decisione che non ebbe i risultati sperati in quanto la lira dovette comunque uscire dal Sistema Monetario Europeo, mentre per far uscire l’Italia dalla crisi venne nominato Carlo Azeglio Ciampi a capo di un governo tecnico. Un sacrificio inutile, nella speranza che la storia insegni a non fare gli errori commessi nel passato.

Però prima o poi bisognerà affrontare la nodosa questione del disastrato debito pubblico italiano per risanarlo in qualche maniera. Se al momento una discussione su questo tema è fuorviante con il rischio di creare solo ulteriori ansie e paure, non bisogna escludere a priori più avanti un intervento che vada nella direzione di una patrimoniale.

L’argomento trattato è assolutamente antipatico ma di attualità. Parlando banalmente chi amministra un’attività professionale se sbaglia paga anche in prima persona. I nostri politici invece continuano a vivere senza rinunciare ai loro privilegi qualsiasi cosa o errore facciano, dimenticando che il risparmio oltre ad essere già tassato quasi sempre è frutto di lavoro, sacrifici rinunce e buona gestione delle finanze familiari.

Il temporale è arrivato, forse la burrasca sta’ un po’ passando, ma può ritornare più violenta della precedente, meglio ricordare il vecchio adagio aprile non ti scoprire. Per cui è ragionevole pensare che di fronte alla necessità di reperire molti fondi, il Governo possa cercare delle “scorciatoie” per rimpinguare le casse. Si tratta solo di voci, è giusto sottolinearlo, ma portano preoccupazione perché danno nuovamente la sensazione di andare attaccare nuovamente le tasche meno pingui della popolazione, quella dei medi e piccoli contribuenti.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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