22 Maggio 2024 - 9.44

Omosessuali… ‘chi lo dice sa di esserlo’

Chi lo dice sa di esserlo …

di Alessandro Cammarano

Che cosa spinge un omofobo ad essere tale? Bella domanda, che però è necessario porsi in un momento in cui l’omotransfobia e i reati ad essa collegati hanno subito un aumento esponenziale pressoché in tutto il mondo “civilizzato” e sui quali non si può tacere.

Che la chiesa, non solo quella cattolica – il fariseismo è discretamente ecumenico –, stigmatizzi l’omosessualità da sempre salvo poi farsi pescare con le dita nella marmellata, è fatto acclarato , ma anche la politica ci sta mettendo del suo per ostracizzare la comunità LGBTQ+.

I pretesti sono molteplici e praticamente sempre faziosi ove non falsi: c’è chi si attacca al fatto che una “minoranza” non debba godere di “privilegi”, e a questo punto bisognerebbe capire dove stia il privilegio nell’essere bullizzati a scuola, discriminati sul posto di lavoro o direttamente pestati per la strada.

Molto i paladini della moralità – si legga omofobi – tendono ad esporre le loro tesi incominciando l’argomentazione con l’agghiacciante “Ho tanti amici gay …”, segno sicuro che ciò che seguirà sarà più o meno “Basterebbe non ostentare” o “Però due ragazzi che si baciano in pubblico mi fanno danno il voltastomaco”.

A voler fare un po’ di sana “psicologia della serva” ci sarebbe da chiedersi quanto in questi discorsi nasconda in realtà l’omosessualità latente di chi li fa.

A volte questi atteggiamenti rivelerebbero il tentativo di difendersi dai propri impulsi. Proprio così: l’ostilità smisurata confuterebbe la stessa credibilità di cui si ammanta, rivelando un autentico impulso di segno opposto, cioè l’attrazione.

Ma c’è dell’altro.

Sembra che coloro che vorrebbero opprimere gli altri, siano stati a loro volta oppressi. Quindi, il loro rifiuto dell’altro deriverebbe dall’incapacità di accettare sé stessi.

Dunque, sarebbe valido il detto che recita “chi disprezza compra” anche perché in passato, soprattutto nei puritanissimi Stati Uniti, si è assistito a dimissioni precipitose e pubbliche ammissioni di colpa da parte non solo di politici “paladini della moralità” e padri di numerosi figli pizzicati a rimorchiare su app di incontri gay.

Non parliamo poi dei predicatori ultraconservatori, quelli che invocando le fiamme dell’inferno andavano ad inginocchiarsi, non per fare penitenza, nei gabinetti delle stazioni di servizio.

Negli ultimi tempi, nel dibattito politico di casa nostra, l’argomento sembra essere diventato preponderante, con dichiarazioni talvolta risibili – ma comunque significative di un sentire distorto –, ma altre volte estremamente preoccupanti.

Riconoscere dei diritti a qualcuno non significa toglierne a qualcun altro: ma questo purtroppo è il messaggio che passa, complice anche un’incultura dilagante che si sta impadronendo delle giovani generazioni oramai incapaci di comprendere anche semplicemente il senso di un breve testo scritto.

La politica, si diceva, ci sta mettendo parecchio del suo per dividere invece che unire ed educare al rispetto reciproco.

Il culto del maschio – e questo va anche a danno delle donne vittime di violenza – è tristemente propagandato anche da rappresentanti delle istituzioni di sesso femminile, cosa che avrebbe fatto rabbrividire Oriana Fallaci oggi considerata, a torto, una loro paladina.

Un capitolo a parte andrebbe riservato poi a chi ascrive tutto alla “maledetta” teoria gender, che in realtà è una delle più spaventose panzane inventate dagli omofobi e serve come ulteriore scusa per stigmatizzare non “ciò che è diverso”, ma ciò che non è uguale a loro”.

Dove sta il problema se Luigino per il suo quinto compleanno vuole una bambola e invece Matilde desidera una macchina telecomandata?

Chiudiamo in bellezza, si fa per dire, con le prese di posizione contro Nemo, il cantante non-binario – fatevene una ragione: la sessualità non si riduce a maschio-femmina! – vincitore dell’ultima edizione dell’Eurovision Song Contest.

Ebbene, temo che il giovane svizzero, che tra l’altro ha una voce strepitosa, abbia turbato i sonni di più d’uno dei paladini della morale, e che non siano stati esattamente incubi.

La tolleranza deriva dalla comprensione, serena e senza pregiudizi: sarebbe bellissimo se lo capisse anche chi “ha tanti amici gay”.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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