4 Ottobre 2022 - 12.13

Lega –  Umberto Bossi torna in campo e dà vita al “Comitato Nord”

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Fossi Matteo Salvini “non starei sereno”!

E stavolta non c’entra per nulla Matteo Renzi che rese famosa questa frase indirizzandola ad Enrico Letta, bensì il “Senatur” per antonomasia, Umberto Bossi.

Già perché anche nel più monolitico dei Partiti, che non ha mai visto scissioni o gruppi organizzati al suo interno, sembra che oggi 1° ottobre sia nata una “corrente”.

Acque agitate dunque in Lega, ed era facile prevederlo dopo la “scoppola” presa domenica scorsa alle politiche.

E questa corrente, che si presenta con il nome di “Comitato Nord”, ha appunto in Umberto Bossi il suo ispiratore, e fra un paio di settimane avrà anche un luogo che potrebbe essere una sorta di  nuova Pontida, Biassono, alle porte di Monza.

C’è da dire che il Senatur ha quasi voluto minimizzare la portata di questa sua nuova iniziativa, specificando “«È un passaggio vitale finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del Nord, visto il risultato elettorale del 25 settembre, per rilanciare la spinta autonomista”.

Sempre secondo Bossi al “Comitato Nord” sono invitati ad aderire tutti gli iscritti alla “Lega per Salvini premier” che vogliono impegnarsi con rinnovato entusiasmo alla conquista degli obiettivi che sono stati alla base della fondazione della Lega nel marzo 1984”.

Quindi a prima vista sembrerebbe trattarsi di un movimento interno degli iscritti per spingere le tematiche e gli obiettivi fissati dallo stesso Bossi quando fondò il Partito ormai trent’anni or sono.

Certo allora si parlava di indipendenza della Padania, oggi sembra che il Senatur si accontenterebbe dell’autonomia regionale.

Ma è proprio così?

Qualche dubbio viene spontaneo, leggendo le dichiarazioni di  Gianni Fava, già deputato e dirigente della vecchia Lega, nonché ultimo sfidante di Salvini alla segreteria, nel congresso del 2016,  che per chiarire meglio gli obiettivi del meeting di Biassono ha usato queste parole: “Due sono le circostanze che rilanciano la battaglia per il Nord. La fine del salvinismo, miseramente naufragato e senza prospettive, e la nascita di una pseudo-Lega al sud incarnata perfettamente dai 5 stelle. Oggi finisce l’equivoco e legittimamente si può tornare a militare per dar voce al sindacato del Nord”. 

Per poi aggiungere: “Oggi più che mai serve un contenitore politico che possa incarnare questo sentimento che si annida soprattutto tra i milioni di elettori che hanno scelto di non andare a votare. Ma non solo quelli. Penso ad esempio a chi ha scelto di turarsi il naso votando a destra per la sola assenza di una proposta politica credibile che provenisse dal mondo autonomista e regionalista che per decenni era stata incarnata dalla Lega Nord”.

Per chiudere così: “«Ne parleremo e discuteremo a Biassono. Con questa mobilitazione spontanea di persone comuni che vogliono tornare a credere ci sia speranza. Le condizioni ci sono e di certo non posso essere io a tirarmi indietro. Mi stanno chiamando e scrivendo a centinaia e nessuno dovrà faticare a convincermi del fatto che sono tornate buone molte delle nostre battaglie. Senza nostalgie e senza ripetere gli errori del passato.  Qualcuno pensava davvero che ibernando la Lega Nord sarebbe sparita l’identità politica di ciò che ha rappresentato in questi oltre 30 anni?”

Credo che il senso di quello che sta avvenendo stia tutto in questa ultima domanda posta da Fava.

Perché lo sappiamo tutti che la politica non tollera vuoti, e non è pensabile che decenni di propaganda e cultura autonomista e federalista nelle Regioni del Nord siano evaporate in una domenica settembrina per confluire in una forza politica centralista e statalista come Fratelli d’Italia.

Umberto Bossi è un animale politico di prim’ordine, e nonostante sia indebolito della malattia, ha indubbiamente ha capito che c’è la possibilità di recuperare

i leghisti sbandati e scioccati dal risultato elettorale, ma solo a condizione di ripescare le “parole d’ordine”, le tematiche, della Lega delle origini, mettendoci la sua faccia.

E solo in quest’ottica trova spiegazione questa sua scelta di dare vita non ad un nuovo Partito, bensì alla prima vera corrente in  una Lega in cui spesso i dissidenti sono stati espulsi.

Certo gli obiettivi dichiarati dal Senatur sembrano limitarsi ad una riconquista dei voti del Nord, e a provocare una spinta degli iscritti verso l’autonomia, ma cosa volete, spesso le cose prendono una piega imprevista, e c’è sempre il rischio che questa corrente “nordista” si tramuti in uno strappo dalla leadership di Matteo Salvini.

Questo rischio lo devono avere ben capito al quartier generale della Lega, che è subito intervenuto precisando in una nota che “dopo trent’anni di battaglie, questa sarà la legislatura che finalmente attuerà quell’autonomia delle Regioni che la Costituzione prevede. È nel programma del centrodestra, non costerà nulla anzi farà risparmiare milioni, avvicinerà i cittadini alla politica, taglierà sprechi e burocrazia. E il ministero per le Riforme e gli Affari regionali sarà protagonista di questa pacifica rivoluzione”.

Sicuramente sarà interessante e stimolante seguire gli sviluppi di questo “Comitato Nord”,  e della sua prima riunione a Biossono, ma a mio avviso la sua costituzione rappresenta già un chiaro ultimatum al Capitano.

Il quale  probabilmente dovrà presto scegliere se assecondare gli istinti del leghismo della prima ora, condizionando la partecipazione della Lega al Governo Meloni ad una immediata attuazione dell’autonomia regionale, e abbandonando il sogno di una Lega del Sud che, come dice Fava, nel meridione “è incarnata perfettamente dai 5 stelle”

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