9 Novembre 2023 - 8.46

In Occidente una folle rivisitazione del passato diventa masochismo

Le immagini di questi giorni che mostrano i nostri universitari sventolare bandiere della Palestina chiedendo la chiusura di ogni rapporto anche culturale con Israele non possono lasciare indifferenti; almeno io non riesco a restare indifferente.

Ma secondo me devono indurre anche ad una seria riflessione su cosa siamo diventati noi “occidentali”, e su come ci poniamo nei confronti del mondo e della storia.

E per cercare di rispondere a questi quesiti credo si debba partire dalla constatazione che da qualche anno è partita dalle Università americane un’offensiva contro la Storia passata dell’Occidente europeo, in particolare quella di origine giudaico-cristiana. 

Un vero e proprio fenomeno che io definisco “iconoclasta”, con il quale si mettono in discussione tutte le “conquiste” degli europei, e si colpevolizza l’uomo bianco, reo di aver colonizzato brutalmente il continente americano, africano, e asiatico. 

E’ un’offensiva che, partendo all’insegna della decolonizzazione, arriva al fenomeno che ha preso il nome di “cancel culture”, e di politically correct.

Non sarò certo io a negare che certi giudizi sul colonialismo di stampo europeo siano giusti (per quanto mi riguarda il genocidio dei nativi americani grida ancora vendetta di fronte a Dio!)

Però solo degli emeriti “ignoranti”, e sottolineo questo termine, non sanno, o fingono di non sapere, che il colonialismo e lo schiavismo sono stati praticati fin dall’alba dei tempi da tutte le civiltà che si sono susseguite nella storia dell’umanità

E sta scritto su tutti i manuali di storia (quelli che non a caso si vogliono riscrivere) che quello europeo non è l’unico colonialismo schiavista che si è manifestato nei secoli, e tanto per fare un solo esempioci fu uno schiavismo autoctono diffuso nelle antiche civiltà africane come l’Impero di Songhai, cui si aggiunse in un secondo tempo la pratica sempre da parte degli africani di catturare schiavi nell’Africa sub-sahariana per venderli altrove (anche a noi europei per trasferirli in America).

E sempre chi ha un po’ di dimestichezza con la storia sa bene che è inevitabile che una civiltà cerchi di conquistare militarmente e commercialmente altre aree geografiche più deboli. Senza dilungarci troppo si possono fare diversi esempi, a cominciare dall’Africa dove ben prima del colonialismo europeo c’è stato quello arabo. 

Anche in Asia la Cina ha praticato il colonialismo riducendo al rango di vassalli gli Stati più piccoli, e in Centro America i grandi imperi come quello Inca e Azteco hanno assoggettato, schiavizzandole, svariate popolazioni.

Quindi, il colonialismo non l’abbiamo certo inventato noi europei, come pure lo schiavismo. 

Eppure sostanzialmente siamo solo noi occidentali gli unici a provare vergogna di noi stessi, e a rinnegare la nostra Storia.

Questo fenomeno lo aveva ben capito Papa  Benedetto XVI,  che da grande pensatore e teologo qual era,  aveva detto: “L’Occidente odia se stesso”.

E questa forma di “masochismo culturale” ha una sua regola aurea: “Ciò che viene da noi è cattivo, ciò che viene dagli altri è perfetto”. 

Insomma, si concede sistematicamente un premio di eccellenza agli ex colonizzati.

E così quando un qualunque regime autoritario (e oggi penso alla Cina e alla Russia) bolla l’imperialismo americano ed europeo come il massimo dell’ipocrisia, perché combatterebbe a parole l’oppressione dei popoli mentre la alimenterebbe nei fatti, tocca un fascio nervoso estremamente sensibile della coscienza occidentale.

Questo atteggiamento auto-flagellatorio ci porta a spiegare i disastri, la repressione, la corruzione, il nepotismo, la stagnazione, che imperversano in moltissimi Stati del cosiddetto Sud del mondo, ricorrendo a questo concetto magico: è tutta   colpa  del colonialismo occidentale, anche nella sua versione moderna (neo-colonialismo). 

Come se fosse colpa nostra quello che succede nelle prigioni iraniane, siriane, afghane, dove notoriamente si pratica la tortura.  

Lo sciismo s’irrigidisce in un fondamentalismo oscurantista? 

E’ perché “le ‘soluzioni dell’occidente hanno fatto fallimento”, condannando certi paesi all’integralismo.

La miseria avanza a grandi passi? Naturalmente dipende dalle multinazionali e dal loro svergognato saccheggio. 

E per spiegare l’analfabetismo, le epidemie, le guerre, la decadenza del tenore di vita, il dispotismo dei tiranni locali, si tirano in ballo incolpandolo sempre e solo i colonialisti francesi, gli imperialisti americani, i dominatori inglesi, gli affaristi olandesi, tedeschi o svizzeri ecc.  

Arrivando cosi a minimizzarela lapidazionela tortura, la fustigazione, l’amputazione delle manilemutilazioni genitali femminilil’impiccagione ol’assassinio degli apostati e degliadulteri, previsti ad esempio dalla sharia.

Trovo questi atteggiamenti e queste analisi sostanzialmente puerili, perché invece di tener conto dei fatti, della realtà, per cercare le cause determinanti,  prediligono riesumare  emotivamente cause remote che finiscono per  esonerare da ogni responsabilità i dittatori africani, gli Ayatollah iraniani, i Talebani afghani, ecc. 

Universalizzando il neo-colonialismo dell’Occidente si finisce così  per accantonare in perpetuo, senza mai risolverli alle radici, i veri problemi dell’oggi. 

In quest’ottica si finisce per ammettere che anche il terrorismo islamico è colpa nostra, sia che si propenda per lo schema interpretativo coloniale, sia che si preferisca quello dell’élite finanziaria senza volto che affama i popoli e scatena rivolte. 

Sempre e comunque nostra è la colpa! 

E così anche la volontà iraniana di dotarsi di armi nucleari non dipenderebbe dal fatto che la Repubblica Islamica è guidata da teocrati apocalittici e antisemiti, bensì dalla politica estera americana, che ha alternativamente sostenuto e oppresso il fiero popolo persiano (forse non la pensano così le donne che da oltre un anno protestano in Iran contro il regime, rischiando la vita).

Sempre sulla scia di questo atteggiamento masochista  delle società occidentali ed europee, si è arrivati a giustificare e  sostenere perfino l’aggressività di Vladimir Putin, che invade e annette territori a piacere, e fa spallucce quando la comunità internazionale gliene chiede timidamente conto. 

E le giustificazioni sono sempre le stesse. Chi, se non l’occidente imperialista, dopo il collasso dell’Unione Sovietica si è spinto sempre più a est con la Coca-Cola in una mano e un modulo di adesione alla Nato nell’altra? Chi ha creduto di poter tramutare con l’imposizione delle mani l’Europa orientale in una dependance atlantica? 

Ma noi europei assieme agli Usa, chi se no!   

Ed il prezzo di questo gaio espansionismo, secondo questa visione anti occidentale, è che la Russia si è sentita minacciata.

Così alla fine siamo riusciti a trasformare Putin in difensore della libertà, e noi in aggressori!

E venendo alla stretta attualità, al disastro di Gaza, quei nostri studenti che occupano le Università, senza rendersene conto assolvono l’Europa dai crimini commessi contro gli Ebrei (cui dopo la Shoah era stato garantito uno Stato indipendente) celebrando i palestinesi come vittime, poco importa in che modo crudele essi agiscano; e dipingendo gli israeliani come i nazisti dei nostri giorni, poco importa quanto sia necessaria una loro autodifesa.

Applicando le stesse chiavi di lettura si spiega perché anche l’immigrazione incontrollata venga vista come una forma di “rimborso del nostro debito”; colpevoli di aver colonizzato, ora ci tocca sdebitarci accogliendo senza se e senza ma.

Non vorrei darvi l’impressione di esser un cinico difensore di ogni nefandezza compiuta nel passato.

Ma la storia è nel suo complesso un elenco infinito di guerre, massacri, genocidi, stupri, pulizie etniche, e pur avendo noi Europei fatto la nostra parte, non possiamo assumerci tutte le colpe; come se fossimo portatori di uno stigma, di una sorta di “peccato originale”.

Anche perché, non va sottaciuto, in Occidente sono nate e sono state sviluppate  tutte quelle tecnologie e innovazioni che oggi stanno consentendo alle popolazioni del cosiddetto Sud del mondo di sfamarsi e avviarsi sulla via dello sviluppo.

Lo so bene che per affrontare queste problematiche forse non basterebbe un’enciclopedia, ma cercando di arrivare ad una conclusione di questi miei ragionamenti, io credo che noi occidentali, e noi europei in particolare, dovremmo abbandonare questa sorta di nichilismo morboso che sta minando e colpevolizzando la nostra identità.

Per quanto mi riguarda è indispensabile abbandonare ogni forma di “cancel culture”, per riappropriarci della nostra storia senza alcuna vergogna, per rinforzare la nostra identità, per riprendere le nostre tradizioni contro ogni forma di “damnatio memoriae”, per ravvivare le nostre credenze, e se fosse utile anche le nostre radici cristiane. 

Ma soprattutto prendere coscienza che, contrariamente a quel che vogliono imporci certi “cattivi maestri”, noi occidentali non abbiamo nessun Golgotha da salire, non dobbiamo espiare nulla, anche perché gli “altri”, i  non europei, non vengono mai invitati ad espiare le loro colpe.

Umberto Baldo

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