20 Febbraio 2024 - 11.56

Il nuovo fronte del porno!

Nonostante tutti i tentativi dei puristi della nostra lingua di limitare nel nostro Paese l’uso comune di parole di derivazione straniera, per la quasi totalità inglesi, è evidente che si tratta di una battaglia persa.

C’è poco da fare, soprattutto il mondo della tecnologia informatica e del Web parla la lingua di Albione, e giocoforza ciascuno di noi ha dovuto accettare questo fatto ormai incontrovertibile ed insuperabile.

Provate a pensare a quante parole, a quanti termini tecnici di derivazione “anglosassone” ormai utilizzate ogni giorno senza neanche più farci caso!

Ve ne ricordo solo due, che ormai sono diventati di uso talmente comune da essere considerati quasi intraducibili nell’italico idioma: Hardware e Software.

Oggi ve ne propongo uno nuovo, che non è ancora diventato di uso molto comune, ma che vi assicuro lo diventerà, perché porta con sé problematiche piuttosto serie; DeepFake. 

Più che farvi la traduzione letterale dell’espressione, fra l’altro piuttosto facile, preferisco introdurlo con qualche esempio relativo all’anno scorso, anche se il fenomeno è ormai iniziato circa 5 anni fa.

Nel 2023 abbiamo visto tutti i risultati di questa evoluzione: il Papa con il piumino d’alta moda seduto su una Lamborghini, Trump braccato dai poliziotti, Putin che baciava la mano a Kim, e addirittura il 23 maggio su Twitter (oggi X) si diffuse un’immagine che mostrava del fumo uscire dal Pentagono, con la conseguenza che  la presunta notizia di un attentato nel cuore dell’America si diffuse in fretta, e prima della smentita fece  ballare gli indici di Wall Street.

Avrete certamente capito che si trattava di immagini false, appunto delle cosiddette DeepFake, che non sono altro che foto, video, e audio creati grazie a software di Intelligenza Artificiale (AI), che partendo da contenuti reali (immagini e audio) riescono a modificare o ricreare (ricordate bene questo ricreare), in modo estremamente realistico le caratteristiche ed i movimenti di un volto o di un corpo, e a imitare fedelmente una determinata voce.

Ricapitolando, per quelli come me che non sono certo esperti della materia, si può dire che un DeepFake è un contenuto falso generato tramite l’utilizzo di strumenti artificiali: quindi una manipolazione della realtà dal punto di vista digitale. 

Grosso modo funziona così: si caricano tantissimi video di un determinato personaggio, famoso o meno non ha importanza, fornendo in questo modo a un modello di Intelligenza Artificiale un set di dati che è reale.     Questo modello, dopo miliardi di prove, è in grado di generare contenuti simili a quelli “reali”. 

Ricorderete certamente che fino a qualche anno tecniche simili, ma meno sofisticate, venivano utilizzate da  App che consentivano ad esempio di sostituire la propria faccia a quella dei protagonisti di film famosi. 

Ma si trattava, come dire, di tecnologia ancora “grezza”.

Oggi grazie ai miglioramenti dell’Intelligenza Artificiale le possibilità si sono dilatate al limite dell’incredibile, e soprattutto non è ancora finita, perché gli sviluppi sono quotidiani. 

Capite bene quante manipolazioni siano possibili avendo a disposizione tecnologie così sofisticate, e non a caso chi ha a cuore la Democrazia  si sta ponendo il problema di come e quanto potranno essere influenzate e condizionate ad esempio le campagne elettorali.

Siate certi che con il passare del tempo, e l’avanzare delle tecnologie, avremo modo di tornare chissà quante volte su queste problematiche.

Oggi mi limito a circoscrivere il fenomeno alla sfera “personale”, in particolare sessuale.

Guardate, non facciamo le vergini violate.  

Non c’è nessuno che non abbia mai visto almeno una volta foto o video porno, e tutti ricordiamo con tenerezza i calendarietti che i barbieri regalavano ai clienti per Fine Anno con disegni di pin up con una tetta di fuori; e magari anche quelle cartoline diffuse negli anni Sessanta e Settanta che ritraevano ragazze in reggiseno o con una camicetta succinta addosso; muovendo un po’ la cartolina, o guardandola di sbieco da una prospettiva leggermente inclinata, quasi per magia i vestiti scomparivano e si vedevano i seni nudi della ragazza.

Per non dire di chi riusciva persino a comprare di nascosto gli “occhiali che ti facevano vedere le donne nude”, abbondantemente pubblicizzati nei giornalini quand’ero ragazzo.

Via, il porno fa parte della vita!  Io la penso così!  E le pulsioni sessuali che ti fanno desiderare di vedere una donna nuda, o un uomo nudo, sono impresse nel Dna umano.

Ma finché si trattava delle robette cui accennavo prima, buone tutto sommato per i gonzi o le anime semplici, c’è poco da dire.

Diversa è la situazione odierna, in cui l’IA può essere applicata al mondo del porno, con effetti ovviamente diversi e meno divertenti.

Fino ad ora le manipolazioni erano un po’ “grezze”,  ma era evidente che se fino a poco tempo fa la maggior parte degli algoritmi faticava a produrre immagini di nudo discrete, non riuscendo a comprendere anche le più elementari sfumature anatomiche dei soggetti generati (in particolare mani, gomiti e altri dettagli), oggi i servizi online in grado di restituire contenuti a luci rosse hanno fatto enormi passi avanti, sollevando nuovi interrogativi, e rimpinguando ulteriormente il frastornante dibattito legato ai rischi dell’Intelligenza Artificiale (che di per sé è una conquista dell’uomo; il problema, come, sempre è l’uso che se ne fa!). 

La «pornografia sintetica», infatti, è diventata vera e propria merce di scambio, e sta iniziando ad avere un impatto spaventoso anche nel mondo reale, con tutte le conseguenze del caso.

E badate che non parlo solo di pedo-pornografia costruita artificialmente, ma di fenomeni già presenti come quelli di ragazzi che facevano circolare sul web immagini “costruite” di compagne di classe nude ed in pose hard (ma immagini credibili eh!).

Capite bene che se queste tecnologie saranno accessibili a tutti, e state tranquilli che lo saranno perché nel mondo del Web le regolamentazioni sono sempre molto indietro rispetto ai fenomeni nuovi, potrebbe accadere a ciascuno di noi che un amico, o un nemico, utilizzi l’AI magari per fare circolare video di nostra moglie o della nostra fidanzata nude o in abiti succinti, o peggio impegnate in pose o attività da “far sbalordire una professionista”.

Hai voglia a smentire, a urlare ai quattro venti che si tratta di DeepFake, perché il danno morale è inimmaginabile. 

Per non dire che queste manipolazioni si prestano ad essere usate per revenge porn od estorsioni. 

Io credo che il mondo del “porno ufficiale” dovrebbe preoccuparsi, perché è evidente che i Rocco Siffredi o le ragazze procaci  e disinibiti con il tempo saranno sempre meno indispensabili, visto che con le App di AI ognuno potrebbe essere in grado di costruirsi il “porno su misura”, inserendo negli amplessi o nelle scene hard il personaggio famoso, o la collega, o la vicina che “attizza”, oltre a tutto a loro insaputa. 

Può essere che a breve l’Inps dovrà prevedere la cassa integrazione anche per le porno star, sia femmine che maschi!

Il problema c’è, senza dubbio, e non sono ottimista sul fatto che gli Stati riusciranno ad arginare e regolamentare un mondo che per definizione è “etereo”.

E per rendersene conto basta sapere che negli ultimi sette anni sono stati caricati almeno 244.625 video sui 35 siti web  creati esclusivamente per ospitare video porno DeepFake.  Ma nei soli primi nove mesi del 2023 su questi portali sono stati caricati 113mila video, con un aumento del 54 per cento rispetto ai 73mila filmati aggiunti in tutto il 2022. 

Io credo che, come in tutte le cose, sia il mercato a dettare le regole.  E non c’è dubbio che il porno abbia mercato, e molto più di quanto immaginiamo!

Quindi sicuramente bisognerebbe che le Autorità pubbliche si muovessero coralmente per rendere difficile l’accesso a queste tecnologie, soprattutto a giovani e ragazzi minorenni, ai quali in qualche modo (in famiglia, a scuola, o dove possibile) sarebbe anche opportuno spiegare che il rapporto fra due persone non può essere solo quello che si vede in un video porno.

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