2 Settembre 2021 - 10.36

Il flop dei No Green Pass ed il voto della Lega

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Umberto Baldo

Doveva essere il giorno dell’Apocalisse, della “resa dei conti” fra il Governo e la galassia No Vax, che aveva annunciato una grande mobilitazione per bloccare le principali stazioni ferroviarie in segno di protesta per l’introduzione del Green Pass, dal 1° settembre obbligatorio per salire su un treno a lunga percorrenza, su un traghetto, su un aereo.
Alla resa dei conti il minacciato blocco dei treni non c’è stato, e nelle stazioni si sono presentati pochi dimostranti, forse un centinaio in tutta Italia, trasformando la grande paura in una farsa all’italiana.
Onestamente la cosa non mi ha stupito più di tanto, perchè ero sicuro che la gente, per quanto obnubilata dalle teorie pseudo libertarie degli anti vaccinisti ed anti Green Pass, non è poi del tutto scema, e sa fare bene i propri conti.
Perchè una cosa è mettersi alla tastiera per inondare la rete di messaggi minacciosi contro medici, giornalisti, politici, o manifestare per le strade e le piazze delle città fra slogan e cartelli, che tanto alla fine non si rischia nulla, un’altra tentare di bloccare la circolazione ferroviaria.
In questo caso si rischia di incorrere in una incriminazione per “interruzione di pubblico servizio”, un reato piuttosto grave per cui è prevista una pena detentiva fino a 5 anni. E con il clima che si era venuto a creare negli ultimi giorni, fra il Ministero dell’Interno in massina allerta, e la Magistratura intenzionata a vederci chiaro su certe manifestazioni di dissenso (apertura inchieste per istigazione al terrorismo), il rischio reale per chi si fosse avventurato nelle stazioni con intenzioni bellicose, era di essere caricato su un cellulare, e di passare qualche giorno in stato di fermo visti i rischi di reiterazione del reato.
Ma il Governo non aveva neppure finito di tirare un sospiro di sollievo per il “flop” dei No Green Pass, che a Montecitorio scattava l’ “allarme Lega”.
Cos’era successo?
Che alle sei del pomeriggio, in Commissione Affari Sociali, la Lega di Matteo Salvini ha votato assieme a Fratelli d’Italia, e ad un gruppo di dissidenti del Movimento 5 Stelle, per la soppressione del Green Pass.
La notizia è esplosa come una bomba nei palazzi del potere romano, perchè quella stessa Lega che il 6 agosto scorso in Consiglio dei Ministri aveva approvato l’introduzione del Pass vaccinale, in sede parlamentare si è rimangiata quella decisione, creando uno strappo all’interno della compagine che sostiene il Governo Draghi.
Alla fine la richiesta di abolizione non è passata, ma è indubbio che il voto contrario alle posizioni dell’Esecutivo non è cosa che possa passare sotto silenzio, quasi fosse uno dei tanti incidenti di percorso nell’iter parlamentare di una legge, perchè a mia memoria è la prima volta che un partito vota un provvedimento in Consiglio dei Ministri e 26 giorni dopo lo sconfessa in sede di conversione, e ciò rischia di mettere in discussione da un lato la posizione del Partito di Salvini nella maggioranza di governo, dall’altro gli equilibri all’interno delle forze di Centrodestra, visto che Forza Italia ha confermato la sua posizione favorevole al Green Pass.
Certo Salvini poteva smarcarsi scaricando, come spesso succede in questi casi, la responsabilità dell’accaduto sul comportamento di Claudio Borghi, da sempre oppositore del Green Pass, ma non lo ha fatto, il che vorrà pure dire qualcosa.
Poco comprensibile anche il rilancio post voto di Salvini a favore dei tamponi gratuiti per tutti, perchè chiaramente disallineato con la politica del Governo di usare il Green Pass per indurre la gente a vaccinarsi. E ciò anche alla luce del flop delle manifestazioni alle stazioni ferroviarie.
Perchè dunque il Capitano ha dato vita ad una manovra così azzardata, sapendo che avrebbe, come è immediatamente accaduto, sollevato le veementi proteste del Partito Democratico e dei 5 Stelle, che si sono subito affrettati a chiedere un chiarimento politico?
Io credo che le ragioni siano molteplici, e siano tutte riconducibili alle partite in corso nell’area di riferimento, il Centrodestra, ovviamente accentuate dalle imminenti scadenze elettorali, e sullo sfondo dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Ma andiamo con ordine.
Non c’è dubbio che l’obiettivo di Salvini di essere il laeder riconosciuto del centrodestra, e di conseguenza il prossimo premier, sia messo in forse dall’inarrestabile, fino ad ora, ascesa nei sondaggi di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia.
Immagino che le rilevazioni che ormai da qualche tempo vedono FdI in testa delle preferenze degli italiani, e comunque avanti alla Lega, siano per Salvini come il sale su una ferita aperta.
D’altronde sappiamo tutti che dall’opposizione è più facile trovare consenso, e per questo il Capitano, che al governo c’è e sembra voglia restarci, si barcamena in posizioni che pur assicurando nella forma il sostegno a Draghi, nella sostanza cercano di rintuzzare gli attacchi della Meloni, che indubbiamente fanno breccia nel potenziale elettorato leghista.
Ma è palese che fare la “lega di Governo e di opposizione” non è poi così facile, perchè quando si sta in una maggioranza ci sono comunque delle regole da rispettare, e schierarsi contro provvedimenti fondamentali, come il Pass vaccinale, rischia di minare la propria credibilità.
Per arginare la Meloni, Salvini sta cercando da qualche mese di indurre Berlusconi ad accettare una Federazione con la Lega, probabilmente allettandolo con un’eventuale elezione al Quirinale di Big Silvio, ma trova la ferma opposizione dei maggiorenti di FI, convinti che si tratterebbe di fatto di un’annessione.
Da qui le tensioni quotidiane, la concorrenza sui territori, e nella fattispecie il voto contro il Governo, assieme alla Meloni, per l’abolizione del Green Pass.
In linea generale io credo che in parte stiano venendo a galla alcune contraddizioni del progetto salviniano, derivanti in estrema sintesi dalle difficoltà di tenere assieme, schematizzo volutamente, il tentativo di espansione al Sud, con il sentiment dei leghisti del Nord, legati ad esempio al desiderio di autonomia, mal percepito sotto il Po.
Non credo alle dietrologie secondo cui si starebbe cementando un’alleanza anti Capitano fra personaggi di punta della Lega come Giorgetti e Zaia.
Io sono convinto che un capo partito cade solo se perde le elezioni, o se il suo progetto politico non trova sbocchi, per cui siate certi che Zaia o altri leader locali in questa fase non faranno nulla contro il Capitano.
Ciò non toglie che si palesino sempre più di frequente differenze sostanziali di posizioni fra Salvini e ad esempio Zaia ed i leghisti veneti.
Zaia è vicino alla gente veneta, e sa bene che gli imprenditori sono fortemente favorevoli alla massima estensione del Green Pass per non rischiare fermi produttivi, e sicuramente non vedrebbero di buon occhio uno sganciamento della Lega da un Governo che bene o male sta gestendo una straordinaria ripresa post covid, e che dovrà distribuire le ingenti risorse del Pnnr.
Come pure è evidente che il voto contro il Green Pass in Commissione, che sembra strizzare l’occhio ai No Vax, non si sposa certo con le posizioni di Luca Zaia, da sempre paladino dei vaccini.
Per non dire che nella vicenda che ha portato alle dimissioni del sottosegretario Durigon per la sua proposta di titolare una piazza di Latina ad Arnaldo Mussolini, il Capitano non ha certo trovato sponde nella Liga veneta, che si è affrettata a marcare il suo antifascismo.
Immagino che queste “divergenze” possano suscitare in Salvini qualche dubbio, o forse anche qualche paranoia.
Come vi accennavo, sono certo che al momento il Capitano non deve temere siluri dal Veneto ed in generale dal Nord, ma ciò non significa che non debba prestare più ascolto alle istanze dei padani, ed in particolare a quelle autonomistiche, perchè lì è nata la Lega, e lì c’è lo zoccolo duro del Partito.
Umberto Baldo

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