23 Giugno 2020 - 11.54

Idiozie da Italietta: tutto aperto, tutti in festa… ma vita impossibile per cinema e teatri

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“Dissennati!” – di Alessandro Cammarano

Da “Andrà tutto bene” a “Liberi tutti e chissenefrega!” è passato meno di un battito di ciglia. La stucchevolissima e arcobalenata frase che campeggiava su vecchie lenzuola penzolanti dai balconi in epoca di isolamento forzoso ha rapidamente lasciato il posto ad una fase nuova, caratterizzata da una serie di comportamenti che dopo gli elogi alla responsabilità del popolo italiano – più demagocici che corrispondenti alla realtà – lasciano spazio ad una strabordante demenza, sia dell’autorità che della cittadinanza.

La mascherina è per molti un ricordo già seppellito e il doverla indossare in ambienti chiusi è vista come un’insopportabile limitazione della libertà personale; il contatto ravvicinato sembra essere tornato all’ordine del giorno, le ragazzine si abbracciano e si scambiano i telefoni per vedere qualche imperdibile video su TikTok mentre i maschietti si spintonano allegramente.

I giovani pensano, sbagliando, che “Tanto di Covid muoiono solo i vecchi”. Tutto questo, a onor del vero, è dovuto anche alla serie di norme – spesso in contrasto le une con le altre – emanate dalle amministrazioni pubbliche e che sembrano giocare le une contro le altre. Gli assembramenti sono proibiti ovunque eppure le scene partenopee alla fine della partita vittoriosa del Napoli contro la Juventus sono sotto gli occhi di tutti. Orde di tifosi seminudi e assatanati di vicinanza, motorini che sfrecciano sul lungomare Caracciolo con sei o sette e energumeni festeggianti a bordo, litri di sudore nell’aria.

Il trionfo della dissennatezza. C’è comunque da pensare che, se avesse vinto la Juve, i torinesi non si sarebbero probabilmente accontentati di sorseggiare un vermouth seduti ai tavolini dei caffè di piazza San Carlo ma avrebbero dato vita anche loro a caroselli di auto e motorette uniti a balli per le strade, tutti vicini vicini.

Che senso ha allora vietare il pubblico allo stadio se poi il disastro succede comunque? Un altro Leitmotiv di queste strane ordinanze è il “due pesi e due misure”. I ristoranti, con le dovute cautele, hanno riaperto e si stanno riempiendo; i luoghi dell’aperitivo – il termine “movida” mi dà il voltastomaco – sono presi d’assalto e le raccomandazioni sanitarie sono andate a farsi benedire già il primo giorno, ma tutto sembra perfettamente normale.

Ai teatri e ai cinema invece si riservano lacci e laccioli francamente insopportabili: nei luoghi di spettacolo il distanziamento riduce drasticamente i posti disponibili; a teatro e al cinema c’è un posto a sedere ogni due lasciati vuoti. Perché? Sugli aerei si viaggia, con la mascherina, uno accanto all’altro, senza spazi vuoti.

Perché? Lo spazio in un qualsiasi aeromobile non è infinitamente più angusto di quello di un auditorium o di un cinematografo? Ridicolo il trattamento riservato agli spettacoli all’aperto: mille spettatori in luoghi che possono contenerne dieci volte di più è demenziale. Non si potrebbe pensare ad un proporzionamento degli spettatori a partire dall’effettiva capienza del luogo, coperto o scoperto che sia? È difficile elaborare direttive basandosi sulla logica? Si potrebbe uscire tutti con la mascherina, magari in versione “da sera”, e via a godere di un film su grande schermo o di un concerto dal vivo. Ultima sconcertante tristezza gli esami di Maturità alla fine di un anno scolastico perduto. Dopo settimane di febbrili trattative si è giunti ad un compromesso di tragico squallore: che senso ha un esame svolto “in persona” ma a distanza siderale gli uni dagli altri quando il candidato, finita la prova, andrà a festeggiare con gli amici facendo un bel giro di bar, tutti a braccetto e magari sbaciucchiandosi un po’? Delle frontiere riaperte, con possibilità di arrivi da paesi Schengen dove il contagio è tutt’altro sotto controllo – il Gruppo Visegrad è in condizioni pietose – parleremo un’altra volta.

Alessandro Cammarano

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