18 Aprile 2023 - 8.39

Comunali 2023 in Veneto – Gli esami non finiscono mai (per i Partiti)

È proprio vero che, come scriveva il compianto Eduardo De Filippo, “Gli esami non finiscono”.

E ciò è tanto più vero per i Partiti, che non fanno a tempo ad archiviare una tornata elettorale, che già se ne trovano ad affrontare un’altra.

Non che la cosa mi turbi più di tanto!  A ben guardare per i politici le elezioni sono come l’acqua per i pesci.

Se non fosse che da anni e anni mi chiedo se non sia proprio possibile cercare di “accorpare” il più possibile le elezioni, magari concentrandole in una o massimo due tornate ogni anno, e non solo per ridurre i disagi dei cittadini, ma anche perché a mio modesto avviso i cosiddetti “election day” potrebbero favorire una maggiore partecipazione, visto che, elezione dopo elezione, si assiste ad un drammatico calo di votanti.

Non ho mai ben capito il motivo dell’idiosincrasia dei nostri Demostene appunto per l’accorpamento delle elezioni politiche e amministrative, e magari anche con i referendum, ma evidentemente pensano che gli italiani siano una massa di stolti imbecilli incapaci di distinguere fra regionali e comunali ad esempio, per cui meglio propinargliene una alla volta, così non sbagliano.

Venendo agli esami che non finiscono mai, non si sono ancora spenti gli echi delle Regionali in Friuli, che il 14 e 15 maggio sarà la volta delle comunali, che in Veneto interesseranno 638.473 cittadini, circa il 13,2% dell’intera popolazione.  

E’ chiaro che nel sentiment dei cittadini residenti anche il Comune  più piccolo ha   la stessa rilevanza dei quelli più grandi.

Ma dal punto di vista politico sappiamo tutti che non è propriamente così.

Quindi senza ricorrere alla sgradevole ripartizione di serie A, serie B e serie C, sempre rimanendo in gergo calcistico è innegabile che, anche nell’ambito delle elezioni comunali, ci sono “partite di alta classifica”, “partite di media classifica” e “partite di bassa classifica”.

Senz’altro in questa tornata amministrativa, in Veneto i due “big match” si svolgeranno a Vicenza e Treviso, ma assisteremo a scontri interessanti anche a Piove di Sacco  nel padovano, a Sona e Villafranca nel veronese,  a Vedelago nel trevigiano,  ad Adria (secondo comune del Polesine) nel rodigino, a Martellago e San Donà nel veneziano. 

Non me ne vogliano i cittadini residenti degli altri Comuni in cui si voterà (in totale 49); anche quei risultati hanno la loro rilevanza per le Forze politiche, ma sicuramente non  troveranno spazio nei telegiornali nazionali o nelle “maratone Mentana”.

Quindi a meno di non voler parlare di Galzignano, comune padovano dove si è presentata solo la lista del Sindaco uscente, la cui sfida per essere eletto sarà quindi quella di portare a votare almeno il 40% dei cittadini, vale la pena concentrarci sui due capoluoghi veneti, i cui risultati indubbiamente sono in grado di fornire interessanti indicazioni anche relativamente alle tendenze, ed al futuro politico della nostra Regione.

Volendo riassumere in poche parole cosa rappresentano queste amministrative a Vicenza e Treviso, credo si possa dire che il tema  principale sia quello di vedere quale sarà il risultato del “derby” all’interno della maggioranza di Governo, non trascurando comunque eventuali exploit della sinistra, come avvenuto ieri inaspettatamente nel ballottaggio ad Udine.

Si tratta della prima verifica dopo le elezioni politiche dello scorso settembre, che hanno visto Fratelli d’Italia per la prima volta prevalere sulla Lega anche nella roccaforte veneta.

Tanto per capirci, a Treviso città nel 2018 l’attuale sindaco Mario Conte  vinse con il 54,4%; alle elezioni dello scorso settembre FdI ha clamorosamente doppiato la Lega (32,5% al partito della Meloni, 15,5% a quello di Salvini , e 6,2% per Forza Italia).

Non è andata diversamente a Vicenza città, con Fratelli d’Italia al 24,9%, la Lega all’11,5%, Forza Italia al 5,8%.

Si capisce quindi l’interesse di Salvini e Meloni, anche alla luce del buon recupero della Lega (e di Fedriga) alle regionali friulane del 2 e 3 aprile scorsi.

A liste depositate (domenica scorsa) partiamo quindi dal capoluogo della Marca Trevigiana, 

Treviso è da sempre la roccaforte leghista in Veneto, la patria del sindaco “sceriffo” Giancarlo Gentilini per capirci.  

L’attuale primo cittadino Mario Conte si ripresenta forte del sostegno di tutte le forze del Centro-destra.

Lo sfidante per il Centro sinistra è l’imprenditore Giorgio De Nardi, che sicuramente sa bene che gli si prospetta una campagna elettorale tutta in salita.

E’ vero che nel 2013 Treviso non ha avuto paura di votare il “renziano” Giovanni Manildo, che è riuscito a battere proprio Gentilini, ponendo così fine ad un ventennio di strapotere leghista in città, ma va considerato che Mario Conte negli ultimi cinque anni ha cambiato la narrazione leghista di tipo “gentiliano”, aprendo ad esempio sul tema dei diritti, e ciò con il chiaro sostegno di Luca Zaia. 

Il risultato di Conte sarà importante anche in ottica “regionale” perché stando ai “si dice” potrebbe essere uno dei candidati della Lega più accreditati alla Presidenza del Veneto nel dopo Zaia.

Capite quindi che la “carne al fuoco” è tanta, per cui quella di Treviso sarà una guerra all’ultimo voto.

Ma la storia non sarà poi tanto diversa neppure a Vicenza, dove Francesco Rucco nel 2018 vinse le elezioni con il 50,64% dei suffragi, con il sostegno delle liste Rucco Sindaco, Lega, Forza Italia, Cicero Impegno a 360°, Fratelli d’Italia e Vicenza ai vicentini – Il popolo della famiglia.

La sua collocazione politica risulta però un più sfumata rispetto a Conte, in quanto Rucco non ha al momento nessuna tessera di partito in tasca, anche se, sia pure al fotofinish, anche in questa tornata elettorale ha ottenuto l’appoggio di tutto il Centro destra (Lega, Fi, Fdi, oltre che dalla civica “Idea Vicenza, Rucco sindaco), con il “disturbo” delle liste di due ex assessori dell’area di centrodestra: Claudio Cicero (lista civica “Impegno a 360°”) e Lucio Zoppello (lista civica “Rigeneriamo Vicenza Insieme”). 

Quindi anche a Vicenza alla fin fine lo schema sarà  il classico “Centrodestra contro Centrosinistra”, con Rucco contrapposto all’attuale Presidente del Gruppo Dem in Regione Giacomo Possamai.

Qui però l’interesse per lo sfidante sarà maggiore, in quanto Possamai è uno dei laeder nascenti del Pd veneto; uno che ha rifiutato un seggio sicuro al Parlamento proprio in vista della “sfida vicentina”, e che non nasconde di puntare a costituire quello che qualcuno chiama “l’asse dei Sindaci dell’A4” assieme a Sergio Giordani a Padova, e Damiano Tommasi a  Verona, asse che potrebbe costituire la base da cui partire per dare l’assalto al “dopo Zaia” alle prossime regionali.

Data la posta in gioco, che come abbiamo visto in parte travalica Vicenza, il clima elettorale è già piuttosto infuocato, come testimonia l’aspra polemica seguita nei giorni scorsi alla pubblicazione di un sondaggio.

Credo che i candidati farebbero bene a non confidare troppo sulle rilevazioni pre-elettorali,  e di impegnarsi invece per superare il sempre crescente astensionismo,  portando ai seggi quanti più cittadini possibile; perché  chi avrà vinto e chi avrà perso come al solito lo si saprà solo dopo l’apertura delle urne.

Umberto Baldo

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