18 Dicembre 2021 - 21.26

Caro-bollette: è tutta colpa del metano?

Più dei fiumi di parole che quotidianamente ci sommergono sui problemi energetici, credo che per capire come stiano lievitando i costi per i consumatori basti confrontare l’ultima bolletta con quella dello stesso periodo dell’anno scorso.Il mio nucleo familiare è composto da due persone non più giovani, le cui abitudini fanno sì che consumi energetici siano sostanzialmente omogenei per i vari periodi di riferimento.L’8 dicembre scorso mi è stata spedita via mail dal Servizio Elettrico Nazionale (Enel) la fattura relativa al periodo novembre-dicembre 2021.Le tre voci principali che determinano il totale da pagare (109,76 euro) sono: “Spesa per la materia energia” pari a euro 65,99 – “Spese per il trasporto dell’energia elettrica e le gestione del contatore” pari a euro 27,23 – Totale imposte per euro 16,54.Sorvolo sulla questione fiscale perchè balza agli occhi che a fronte di una spesa di 93,22 euro per la corrente consumata e le spese di trasporto, ci sono poi ben 16,54 euro di Iva e accise. La fattura per lo stesso periodo novembre-dicembre del 2020 (totale da pagare 75,69 euro) riportava alla voce “Spesa per la materia energia” euro 25,29 – “Spese per il trasporto dell’energia elettrica e le gestione del contatore” pari a euro 26,48 – Totale imposte per euro 12,88. Per completezza, la bolletta del 2020 riportava anche la voce “Oneri di sistema” per euro 11,04, voce non presente in quella di quest’ultimo bimestre del 2021.Non occorre certo essere un genio della finanza per capire che l’unica voce ad aver subito un aumento sostanziale è quella relativa alla materia prima, all’elettricità consumata per intenderci, con una bella differenza in più di 40 euro, che in percentuale suona +250%.I motivi di questi rincari del gas naturale, con cui ormai produciamo la quasi totalità dell’energia elettrica, ci escono ormai dalle orecchie; maggiore domanda per la ripresa economica, minori riserve disponibili, cause tecniche (l’inverno è stato più lungo e ha richiesto più consumi) e geopolitiche (la Russia, che è il principale esportatore, ha rallentato le forniture verso l’Europa, e le ha aumentate verso la Cina).Tutte cause sulle quali l’Italia non ha alcuna voce in capitolo, e quindi nessuna possibilità di intervenire per superarle.Ma, come abbiamo visto nel mio caso, esiste il problema del caro bollette per i consumatori finali, le famiglie italiane, sul quale il Governo Draghi sta cercando di metterci una pezza.Con l’unico mezzo a sua disposizione, vale a dire stanziando 3,8 miliardi per annullare gli “oneri di sistema” e abbassare l’Iva.E’ evidente che di miliardi ne occorrerebbero ben di più per attutire il colpo sui bilanci familiari, ma ci sono anche i limiti imposti da una finanza pubblica non propriamente in salute.Ma la domanda vera è: è possibile per il Governo continuare a sussidiare parte degli aumenti in bolletta ogni trimestre, nella speranza che le quotazioni internazionali finalmente scendano?Poiché per molti esperti del settore è probabile che la tensione sui prezzi del metano non si allenti prima del 2023, non c’è proprio nulla da fare nel frattempo per mitigare l’impatto di uno choc prolungato sui prezzi dell’energia?In realtà qualcosa si potrebbe fare, se solo si riuscisse a superare l’opposizione dei nostri soliti ecologisti da salotto, che ci inducono a cullarci nell’idea che si possa riempire l’Italia di pale eoliche e pannelli solari, ben sapendo che, per quanti ne istalleremo, non saranno mai sufficienti a sostituire completamente le centrali a gas.La verità è che bisognerebbe riprendere l’estrazione del gas che abbiamo nel nostro sottosuolo.Già perchè all’inizio di questo secolo i giacimenti italiani assicuravano poco meno di 20 miliardi di metri cubi all’anno, poi il loro contributo è sceso sotto i tredici miliardi nel 2004, e si è fermato a quattro miliardi di metri cubi l’anno scorso (dati Ministero dello Sviluppo economico).  Oggi la nostra produzione di metano copre solo il 4,6% del consumo, il restante 95,4% lo importiamo, a carissimo prezzo, dalla Russia, soprattutto, e poi dall’Algeria e dalla Libia.Perchè questo calo? Si sono esauriti i giacimenti? Assolutamente no.  Semplicemente nel frattempo abbiamo avuto la ventura dell’avvento del Movimento 5 Stelle, che perseguendo una demenziale politica restrittiva, ha imposto al primo Governo Conte il blocco di un’ottantina di piattaforme di ricerca nelle acque territoriali italiane.Le motivazioni erano di ordine ideologico, basate sulla santificazione delle energie rinnovabili, senza tenere però in alcun conto che oggi le stesse coprono solo il 16,5% della produzione di elettricità, e che per arrivare al 35-50% ci vorranno ancora decenni.Così, mentre noi seguivamo le ubbie di Grillo, Di Maio e compagnia cantante, la Croazia, il Montenegro e la Grecia hanno continuato le prospezioni sugli stessi giacimenti metaniferi, a poche miglia dalle nostre trivelle bloccate. Di conseguenza, in tempi ravvicinati queste tre nazioni pomperanno metano ad un costo dalle 10 alle 14 volte più basso di quello di mercato, sottraendolo ai nostri consumi.E badate bene che non che i greci, i croati, i montenegrini peschino da giacimenti diversi dai nostri!I giacimenti sono gli stessi, e tanto per capirci, è come se da un bicchiere con due cannucce, a succhiare fosse solo una persona.  Non è paradossale?Oltre a tutto non si tratterebbe di lanciarsi in una campagna di nuove prospezioni e perforazioni.  Basterebbe ripristinare i pozzi bloccati dal Governo Conte 1, così sfruttando più efficacemente i giacimenti già attivi, come stanno facendo i Paesi nostri dirimpettai in Adriatico.Se fra i nostri politici prevalesse il buon senso, la nostra produzione di metano potrebbe arrivare a 13 miliardi di metri cubi l’anno in più, che in termini di soldi equivarrebbero, ai prezzi attuali del metano, a più di otto miliardi di euro, che noi ora preferiamo lasciare sotto terra, rimpinguando serenamente le casse di Putin, della Norvegia, della Libia, dell’Algeria dell’Azerbaijan e del Qatar.  L’estrazione del metano dal sottosuolo nazionale e dai fondali marini dell’Adriatico risolverebbe il problema del caro energia?Assolutamente no, visto che i nostri consumi annuali si posizionano oltre i 70 miliardi di metri cubi.Però l’impatto sui prezzi sarebbe indubbiamente al ribasso, perché la nuova offerta di origine nazionale permetterebbe di ridurre le tensioni di mercato. Da non trascurare inoltre l’effetto per l’ambiente, perché trasportare il gas per migliaia di chilometri non è propriamente ecologico, in quanto produce Co2.Sotto le sabbie che formano il fondale dell’Adriatico sembra ci sia molto più metano di quanto si potesse sperare.Bisogna solo decidere se questa ricchezza la vogliamo sfruttare, oppure se intendiamo lasciarla agli “altri Paesi rivieraschi”, continuando a far pagare agli italiani il costo di questa miopia, spacciata per ecologismo. 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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