2 Ottobre 2020 - 15.47

Caro amico ti scrivo: l’inverno ai tempi del Covid- 19

Per essere aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti al gruppo Facebook: VENETO NOTIZIE Per essere aggiornato con Tviweb entra nel GRUPPO FACEBOOK TVIWEB - NOTIZIE VICENZA E PROVINCIA (Clicca qui)

Sarebbe bello a volte rileggere cosa si pensava un mese, un anno, dieci anni prima… Se si potesse ricevere una lettera da se stessi dopo molto tempo, sarebbe in molti casi come riceverla da un estraneo. Spesso da un perfetto sconosciuto.
In questi giorni ho pensato molto a cosa succederà nel prossimo inverno, e ho deciso di fissare le mie sensazioni di oggi, per rileggerle fra qualche mese, e scoprire quali si siano realizzate e quali invece siano rimaste, appunto, sensazioni.
L’importante è non prendersi troppo sul serio, considerando queste “previsioni” poco più che un gioco, anche perchè l’età dei Profeti è finita da tempo, e le Cassandre non hanno mai avuto molta fortuna.
Fatte queste debite precisazioni, comincio la mia “missiva”.
Archiviata un’estate “anomala”, è arrivato l’autunno, ma l’occhio guarda già all’inverno.
Ebbene sì, l’inverno sta arrivando, e non è solo il titolo di un episodio della famosa saga “Il trono di spade”, ma la realtà che ci troveremo ad affrontare a breve.
E non a caso uso il verbo affrontare, perchè il tema della prossima stagione fredda non sarà, come al solito, le vacanze sulla neve o le feste di fine anno, bensì uno solo, sempre quello, che ci ha accompagnato da febbraio scorso: il Covid-19.
E con i primi freddi arriveranno anche i mali di stagione; raffreddori, faringiti, tosse, mal di gola, e poi anche l’influenza, che contribuirà ulteriormente a fare di questo inverno un inverno “diverso”.
Ed è inutile girarci attorno e cercare di minimizzare, perchè ormai stremati psicologicamente da mesi e mesi di notizie spesso contraddittorie, ad ogni piccolo malanno il pensiero andrà sempre lì: che non sia Covid?
Perchè lo stato d’animo dell’inverno che verrà sarà improntato all’incertezza ed all’insicurezza.
L’epidemia del 2020, prima vera pandemia nel mondo occidentale dopo la spagnola che imperversò circa un secolo fa, ha creato un contraccolpo psicologico inevitabile.
Inevitabile perchè ha intaccato alcune nostre certezze, scalfendo il mito dell’invulnerabilità dell’uomo che vive nel mondo sviluppato, unitamente a quello dell’onnipotenza della conoscenza, della scienza, del progresso tecnologico.
Improvvisamente ci siamo trovati in balia di un essere microscopico, impotenti di fronte al suo attacco, sgomenti di fronte alla morte, che a Bergamo ha preso le sembianze delle lugubri colonne di camion militari pieni di bare.
Di punto in bianco ci siamo trovati a mettere in campo gli stessi strumenti dei nostri avi, quando dovevano affrontare nel 1300 le epidemie di peste.
Rileggendo la storia, si trova che i nostri antenati del Rinascimento capirono che gli unici mezzi per contrastare la diffusione del morbo era isolare gli ammalati (quarantene) in luoghi distanti dai centri abitati (lazzaretti), cercare di proteggere le vie respiratorie con i mezzi di allora (gli antesignani delle mascherine), cercare di evitare gli assembramenti dei cittadini, bruciare le case degli infetti con tutto quanto contenevano, creare un cordone sanitario attorno ai borghi in cui il morbo imperversava (adesso lo chiamiamo lockdown). Il lavaggio delle mani non era previsto solamente perchè allora non si sapeva nulla di microbi, batteri e virus; per avere contezza dei rischi di trasmissione da contatto “manuale” passeranno molti altri secoli.
Ritornando all’inverno prossimo futuro le domande che mi pongo sono numerose.
Ci sarà la seconda ondata? Di fronte a quello che vediamo in questi giorni in Francia, Spagna, Inghilterra, solo per citare Paesi a noi vicini, ma anche in tutte le Regioni italiane, io credo che, indipendentemente da come vorremo chiamarla, una nuova significativa impennata del contagio ci sarà.
Porterà ad un nuovo lockdown generalizzato? A meno che non si ipotizzi una situazione di tipo manzoniano con i “morti per le strade”, io credo che gli Stati faranno il possibile, e anche l’impossibile, per evitare chiusure generalizzate. Per il semplice motivo che la lezione dei mesi di isolamento forzato è stata recepita. Nessun Paese sarebbe in grado di fermarsi ancora totalmente senza pregiudicare il proprio futuro economico e sociale.
Ciò non vuol dire che non avremo ancora “zone rosse”, con qualche Paese o quartiere isolato.
Ma fortunatamente abbiamo un qualcosa di più rispetto ai mesi scorsi; conosciamo meglio il nemico, e sappiamo almeno come muoverci.
Si è capito che, oltre che curare gli ammalati, la vera sfida dell’inverno sarà la gestione dei pazienti asintomatici nel territorio, evitandone l’ospedalizzazione.
Non sarà facile, vista la co-presenza dell’influenza stagionale.
La riapertura delle scuole amplificherà paure e tensioni, e la sfida da vincere è quella di evitare che i genitori si sentano abbandonati a se stessi ad interpretare linee guida spesso discordanti fra loro, e diverse fra regione regione.
L’inizio è stato a luci ed ombre. Ci sono già le prime code per i tamponi agli scolari e sono certo che, a meno di una razionalizzazione delle regole, o dell’introduzione massiva di strumenti diagnostici rapidi ma ugualmente validi, il fenomeno sarà destinato ad ingigantirsi. Al momento i tempi di risposta almeno in Veneto sono eccellenti, ma tutto dipenderà dalla situazione che si verrà a determinare sul campo. Ma si sa che le aule scolastiche sono da sempre un ambiente ideale per il proliferare delle malattie respiratorie, per cui credo avremo una chiusura di classi o interi plessi scolastici a macchia di leopardo durante tutto l’inverno.
Abbiamo trascorso mesi a leggere tutto ed il contrario di tutto: mascherine sì o no? Guanti sì o no? Tamponi dove e quando? Kit rapidi si o no? Certificati medici si o no?
E più leggevamo, più crescevano le domande e le incertezze. Perchè, nonostante tanto blaterare in tv e sui media, nessuno ci ha potuto fornire sicurezze sulle prospettive e sui vaccini.
Avremo il vaccino? Credo che mai nella storia della medicina moderna ci sia stata una corsa al vaccino come quella cui stiamo assistendo, spinta sicuramente da motivazioni di ordine sanitario, ma anche di tipo politico (quale grande potenza arriverà prima), e perchè no, di carattere commerciale, perchè queste ricerche costano, e chi le compie si aspetta alla fine un guadagno adeguato.
Penso che un vaccino sicuro ed efficace non lo avremo a breve, e comunque non nei tempi che servirebbero a Donald Trump per essere rieletto.
Può essere che questa corsa contro il tempo porti ad avere entro fine 2020 le prime dosi di vaccino: con quale efficacia e con quali tempi di copertura sarà tutto da vedere. E poi, data la dimensione mondiale della pandemia, ci vorranno tempi molto lunghi per una vaccinazione di massa. Meglio non dare la stura a false illusioni, e continuare a proteggersi rispettando le indicazioni.
Potremo andare allo stadio? Con i trend di crescita attuale lo escludo nella maniera più assoluta. Anche quest’inverno le partite le vedremo in televisione, ammesso che i contagi fra i calciatori non costringano alla chiusura di tutto il “circo del pallone”.
Ritengo quasi certa qualche ulteriore restrizione alla mobilità ed alle nostre abitudini, tipo l’obbligo di portare le mascherine anche all’aperto, ulteriori divieti di ogni forma di movida, limitazioni agli assembramenti. Ancora una volta spetterà soprattutto ai giovani tenere comportamenti idonei a non portare il virus nelle famiglie, ed in particolare ai soggetti più anziani.
Gli italiani faranno il vaccino contro l’influenza? Io presumo che la risposta all’invito delle Autorità sanitarie a vaccinarsi sarà positiva.
Spero che gli italiani abbiano capito che il vaccino anti influenzale in particolar modo quest’anno è un’ottima arma intanto per non ammalarsi di influenza, che resta comunque un malattia pericolosa in certe condizioni, ma soprattutto per consentire ai medici di concentrarsi meglio sui casi di presunto Covid-19.
Continueremo ad usare le mascherine? Su questo tema non ho alcun dubbio; assolutamente si. Gli italiani si sono dimostrati fra i più rispettosi in Europa e nel mondo di questa norma di prevenzione sanitaria. Continueranno a farlo, anche in considerazione del fatto che la mascherina è utile a proteggere non solo dal Covid-19, ma anche da un raffreddore, dall’influenza, o da altri virus a trasmissione aerea. Già in questi giorni constato che molte più persone portano la mascherina anche quando sono all’aperto, il che vuol dire che certi messaggi sono passati.
Continuerà lo “stato di emergenza”? Assolutamente si. Con la variante che ad approvarlo non sarà più il Governo, se non vuole rischiare accuse di “autocrazia”, bensì il Parlamento. E’ una misura indispensabile nel caso che sia necessario decidere qualcosa con urgenza, visti i tempi solitamente biblici delle nostre Camere. Quindi la fase dei Dpcm ci accompagnerà ancora durante tutto l’inverno.
Ci sarebbero mille altre domande che potrei farmi, ma voglio chiudere questa lettera a me stesso con la domanda delle domande: Come finirà?
Un mio amico di fronte ad un problema serio era uso dire: “se sapessi tutto sarei all’Onu”. Io non sono all’Onu, e quindi non so quando finirà.
Come finirà invece lo so; come tutte le pandemie che hanno sconvolto l’umanità nel corso dei secoli; con un contenimento dell’infezione.
Temporanea, definitiva? Io credo che ad oggi non lo sappia nessuno, almeno a quanto si è letto e si legge al riguardo. Bisogna comunque mettere in conto che il Covid-19 possa diventare endemico, ma controllabile con vaccini e cure adeguate.
In ogni caso sono certo che questo inverno ci vedrà ancora impegnati a difenderci dal Covid-19.
Mi auguro che se le restrizioni dovessero prolungarsi non si verifichi il fenomeno della cosiddetta “fine sociale della pandemia”. Che in parole povere vuol dire che, anche se la comunità scientifica internazionale non dovesse annunciare ufficialmente la fine della pandemia, le persone sarebbero talmente stanche e bisognose di riprendere la propria quotidianità, che sarebbero portate automaticamente a non percepire più né rischio né paura, vivendo come se l’epidemia fosse terminata, nonostante il virus continui a circolare.
Saranno altri mesi difficili quelli che ci attendono, ma dobbiamo essere consapevoli che ansia e paura non li faranno passare più in fretta, mentre la contezza che ognuno di noi può fare la propria parte farà la vera differenza.
Umberto Baldo

Per essere aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti al gruppo Facebook: VENETO NOTIZIE Per essere aggiornato con Tviweb entra nel GRUPPO FACEBOOK TVIWEB - NOTIZIE VICENZA E PROVINCIA (Clicca qui)
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA