23 Maggio 2019 - 14.48

Produzione manufatturiera vicentina in calo: ordini deboli



È un quadro all’insegna di una sostanziale incertezza quello che emerge dall’indagine congiunturale aggiornata sul settore manifatturiero vicentino, presentata ufficialmente oggi in Camera di Commercio di Vicenza ed elaborata dall’Ufficio Studi dell’Ente camerale berico con i dati relativi al I trimestre di quest’anno.

Calano gli ordini e la produzione frena

Il dato più significativo riguarda la produzione, che rispetto al 4° trimestre dello scorso anno segna una contrazione pari a -0,2% (al netto della stagionalità). Si tratta di una flessione estremamente contenuta, che tuttavia arriva dopo molti trimestri di crescita – anche se a ritmo ridotto – e risulta in controtendenza rispetto sia al dato veneto (moderatamente positivo, +1,2%) e sia a quello italiano pari a +0,9%.
Sotto il profilo settoriale, su base annua segnano incrementi produttivi le imprese del settore alimentare (+7,9%), del tessile-abbigliamento (+4,7%) e del legno-mobile (+1,4%), mentre mostrano un andamento negativo concia (-8,3%), oreficeria (-1,3%), metalmeccanica (-0,7%) e i prodotti non metalliferi (-2,9%).

In generale, comunque, a preoccupare è soprattutto l’andamento degli ordini acquisiti che evidenzia variazioni negative sia per la domanda interna (-1,9%, il maggior decremento dal I trimestre 2013) sia per i mercati esteri (-0,7%, l’indicatore è negativo per il quarto trimestre consecutivo). Così, sebbene il fatturato abbia fatto registrare comunque una crescita, sebbene quasi impercettibile (+0,3%), prevale un clima di incertezza: a fine marzo i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano mediamente 53, in forte riduzione rispetto al dato della rilevazione precedente (63), e la quota di imprese che prevedono un aumento di produzione nei prossimi mesi è pari a circa il 23%, in ulteriore, leggera diminuzione rispetto al dato di fine anno.

Non stupisce, in questo contesto, che anche sul fronte occupazionale i movimenti registrati nel settore manifatturiero siano molto contenuti: +0,2% rispetto a dicembre.

Considerando invece come termine di paragone il I trimestre 2018 – il cosiddetto “andamento tendenziale” – il quadro appare un po’ più roseo, con indicatori ancora leggermente positivi per il fatturato (+1,3%), per gli ordini interni (+1,1%) e per gli ordini esteri (+0,7%), valori comunque più bassi di quelli tendenziali registrati nel 4° trimestre 2018, mentre su base annua la produzione segna comunque una riduzione, pari a -0,6%.

«Questi dati congiunturali – commenta Giorgio Xoccato, presidente della Camera di Commercio di Vicenza- sono il riflesso della criticità della situazione geopolitica mondiale e probabilmente, rispetto ad altri territori, questi scenari pesano maggiormente sul manifatturiero vicentino, da sempre fortemente orientato all’internazionalizzazione. Tuttavia la solidità e i punti di forza del sistema produttivo vicentino non sono in discussione, anzi consentono di contenere gli effetti negativi, in attesa e con l’auspicio di nuovi stimoli positivi per l’economia italiana».

L’incertezza dei mercati

La congiuntura economica mondiale appare effettivamente segnata da una notevole incertezza: a gennaio il commercio mondiale di merci in volume aveva marcato un risultato positivo (+2,1%), ma già a febbraio si è registrato un cedimento dell’1,7%, e le stime sui nuovi ordinativi esteri del settore manifatturiero a livello globale non sembrano delineare una inversione di tendenza. A gravare sulle dinamiche congiunturali sono diversi elementi di difficoltà, tra i quali le tensioni commerciali e le ricorrenti tentazioni protezionistiche, la mancata conclusione concordata della Brexit, la decelerazione di proporzioni inaspettate dell’espansione dell’economia cinese.

Del resto, l’incertezza sembra essere anche il sentimento dominante per quanto riguarda il mercato interno: in Italia, dopo la flessione registrata nella seconda metà del 2018, il PIL nel primo trimestre del 2019 è cresciuto dello 0,2%, grazie però esclusivamente alla domanda estera (quella interna invece ha evidenziato una flessione). E se da una parte il mercato del lavoro esprime qualche segnale di miglioramento (+0,1% l’occupazione, -0,2% la disoccupazione e invariato il tasso di inattività), ad aprile l’indice del clima di fiducia dei consumatori si è contratto per il terzo mese consecutivo e anche l’indice di fiducia degli operatori ad aprile è calato dopo la ripresa di marzo.

Altri dati in chiaro-scuro

A sottolineare una situazione in chiaro-scuro sono anche altri indicatori. Nella provincia berica le ore autorizzate di Cassa Integrazioni Guadagni (CIG) nel I trimestre sono fortemente diminuite rispetto al periodo ottobre-dicembre, da 1,9 milioni di ore a 737 mila ore (-60,2%). Tuttavia nello stesso periodo le procedure concorsuali sono aumentate rispetto al IV trimestre 2018: 65 da gennaio a marzo contro 57 dei tre mesi precedenti (+14%); inoltre, nel confronto con l’analogo periodo del 2018 emerge un sostanziale raddoppio delle aperture concorsuali (erano state 31 nel I trimestre 2018). Non solo: nell’ambito di queste procedure, i fallimenti sono stati 59 nel I trimestre 2019, contro i 53 nel IV trimestre 2018.

Negativo, ma con una spiegazione tecnica, è poi il saldo registrato dal Registro Imprese della Camera di Commercio: -659 imprese nei primi tre mesi dell’anno, ma va precisato che le cancellazioni presentate a fine anno per non pagare il diritto annuale sono materialmente registrate nel primo trimestre. Certo però che si tratta comunque di una diminuzione più elevata di quella del I trimestre 2018 (-525) e in linea con quella del I trimestre 2017 (-664), con cessazioni in tutti i principali settori, anche se i saldi negativi più elevati interessano il commercio e il settore delle costruzioni.

Le imprese e il sistema bancario

In questo contesto, il tema del rapporto tra le imprese e il sistema bancario non può che restare di attualità: nonostante la politica ancora accomodante della BCE, lo stock di prestiti bancari alle imprese vicentine al 28 febbraio risultava essere solo leggermente aumentato rispetto a fine anno (da 14 a 14,2 miliardi di euro, +1,2%), ma allargando l’orizzonte temporale, si nota che questo dato era nettamente più basso rispetto a quello di febbraio 2018 (-5,1%). Al fine di evitare effetti troppo forti in momenti di eventuale credit crunch, molte imprese, sostenute dalle Associazioni di categoria, hanno infatti ridotto la loro esposizione verso il credito bancario soprattutto a breve (gli indicatori di bilancio confermano questa tendenza): tuttavia è difficile comprendere a fondo in che misura si tratta di una minore richiesta da parte delle imprese oppure di una minore disponibilità da parte degli istituti bancari.

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