23 Marzo 2020 - 10.31

Avigan verso la sperimentazione in Veneto: dubbi degli esperti, a partire da Burioni

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Da un paio di giorni sono diventati virali i video di un italiano, Cristiano Aresu, che collegandosi dal Giappone e mostrando piazze e strade gremite, sostiene che nel Paese del Sol Levante di Covid19 non si muore (o si muore poco) e la vita prosegue come sempre. Questo perché in Giappone, secondo Aresu, esiste un farmaco, l’Avigan, che avrebbe la capacità di fermare la progressione della malattia. Il diffondersi dei video, lanciati e rilanciati sui social, ha scatenato un vero e proprio vespaio, alimentato da chi sostiene che il farmaco sia stato volutamente snobbato in Italia e nel resto d’Europa, mentre la comunità scientifica replica che non c’è alcuna certezza che sia efficace. In una dichiarazione Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, sostiene che la medicina ha “un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento”. Chi lo ha usato avrebbe negativizzato il virus in quattro giorni. E la sperimentazione inizierà ora anche in Italia. Lo ha annunciato il governatore del Veneto, Luca Zaia, su Facebook: “Sta girando un video di un farmaco giapponese, l’Avigan. Noi siamo all’avanguardia nella sperimentazione dei farmaci. Vi informo che l’Aifa ha dato l’ok anche per questo farmaco che verrà sperimentato anche in Veneto, spero che da domani si possa partire”.

Sull’argomento la stessa Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, nella giornata di domenica 22 ha diffuso un comunicato stampa per fare chiarezza sul farmaco stesso e sulla propria posizione sulla vicenda. “Favipiravir (nome commerciale Avigan) – spiega Aifa – è un antivirale autorizzato in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa”. Del “caso Avigan” ha parlato anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, nel corso della conferenza stampa della Protezione Civile (22 marzo), spiegando che “l’Agenzia italiana del farmaco, il comitato tecnico scientifico prendono in considerazione tutte le opzioni terapeutiche. Ma un conto è parlare di opzioni da testare e validare, un altro è definire alcune opzioni come la soluzione di un problema così importante”. Sul caso la stessa Aifa dovrebbe decidere il 23 marzo, ma già ha anticipato che ci sono “scarse evidenze scientifiche”. “Non esistono evidenze scientifiche in merito” è la frase con cui ha commentato la vicenda il virologo Roberto Burioni. Sollecitato da Fabio Fazio, ne ha parlato anche durante la trasmissione Che tempo che fa: “Le persone credono a quello che desiderano e adesso tutti vorrebbero la buona notizia su un farmaco o un vaccino. Ebbene, la buona notizia non arriverà da youtube, non da i social. Arriverà da un giornale scientifico, dagli studi dei competenti. Aspettiamo da lì la buona notizia”. Burioni ha precisato che sono tante le terapie promettenti, ma occorre essere certi prima di usarle. Burioni sabato 21 marzo su twitter aveva scritto: “Il farmaco russo, il preparato giapponese, la vitamina C, la pericolosità dell’ibuprofen, i proclami sugli Ace inibitori che i somari scrivono Eca, hanno una cosa in comune: sono tutte scemenze. Le novità vi arriveranno dalle autorità sanitarie, non dai social o da YouTube”.

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