7 Settembre 2024 - 11.13

Sangiuliano Boccia-to: cosa cambia nella politica italiana dopo l’affaire sexy

Caso Sangiuliano; sul ponte sventola bandiera bianca

Umberto Baldo

Come in tutte le cose umane c’è un “prima”, e c’è un “dopo”.

E così sarà anche della vicenda che ha visto coinvolto il Ministro, ormai ex, Gennaro Sangiuliano e la dottoressa Maria Rosaria Boccia, definita da Dagospia, con la delicatezza che caratterizza il giornale on line di D’Agostino, “pompeiana”.

Lo so che, trattandosi apparentemente di una vicenda “di cuore e di letto”, quel termine potrebbe  anche diventare evocativo, e magari anche equivoco, ma in realtà dobbiamo attenerci al fatto inequivocabile che la dottoressa è nata in quel di Pompei. 

Vi starete chiedendo perché sottolinei la faccenda del prima e del dopo.

Presto detto.

Quante volte abbiamo visto le opposizioni parlamentari, i grandi Partiti, cercare di ottenere le dimissioni di un Ministro, finito per un qualsivoglia motivo nel mirino.

E quindi interrogazioni parlamentari, richieste di question time, polemiche su giornali e social, per arrivare all’arma finale della mozione di sfiducia in Parlamento.

Tutte armi che risultano spuntate, se la maggioranza cui appartiene il malcapitato decide di difenderlo.

Invece in questo caso una semplice signora biondissima, armata solamente di un account Instagram, è riuscita dove Schlein, Conte, Renzi, Bonelli e compagnia di giro avrebbero certamente fallito; provocare la fuoriuscita di Gennaro Sangiuliano dal primo Governo Meloni della storia.

E sì che la Premier ha fatto di tutto per difendere il Ministro, arrivando persino a respingere le sue dimissioni dopo un lungo, e forse drammatico, faccia a faccia a Palazzo Chigi.

Ma la forza dei social si è rivelata insuperabile, e di fronte al ridicolo, alle vignette, alle barzellette, alle foto montate, alle allusioni, e alla fine anche all’interesse della stampa straniera, anche Giorgia Meloni ha dovuto alzare bandiera bianca, accettando le irrevocabili dimissioni del “Ministro innamorato”, sostituendolo a tamburo battente con Alessandro Giuli, un altro giornalista di mestiere, attualmente Presidente del Maxxi.

Ma, non mollo l’osso ovviamente, più che l’epilogo della vicenda, già scontato per chi capisce qualcosa di politica, la vicenda mette in evidenza che un semplice account Instagram, usato con intelligenza e strategia, conta infinitamente di più di qualsiasi dichiarazione alle agenzie, precisazione, discorso, nota stampa, intervista televisiva (finanche al mitico e governativo per definizione Tg1).

Si è cioè dimostrato che, da casa propria, comodamente seduto in poltrona a seguire i dibattiti, i talk show, le elucubrazioni dei maitres à penser, un qualunque cittadino, o cittadina, armato di un semplice smartphone può interloquire quasi in diretta con i grandi media, costruendo una contro-narrazione, corredata da foto, documenti, video a audio, in grado di smontare  e smentire quella “ufficiale”. 

Lo abbiamo visto in diretta quando la Boccia si è introdotta nella trasmissione  “In Onda” di Luca Telese e Marianna Aprile, raccontando la “sua verità”, così costringendo i media tradizionali a darle spazio, di fatto a rincorrerla (forse non caso la Boccia ha concesso a questa trasmissione la sua prima intervista televisiva)

Guardatela come volete, ma questa vicenda ha dimostrato che un account Instagram ha reso di fatto obsoleti, lenti e superati, tv e giornali. 

Un po’ come è accaduto a suo tempo con l’avvento della posta elettronica che ha spazzato via come fossero preistoria  posta cartacea e fax. 

Certo un una visione di tipo “biblico” parrebbe di trovarsi di fronte alla mitica lotta fra Davide e Golia, con Davide nella vesti della dottoressa Boccia, e Golia in  quelle del “Potere costituito”.

Ma è proprio così? 

Vediamo come ha usato la sua “fionda“ la bionda pompeiana.

Si parte da un primo post, in cui   Boccia ringrazia per la nomina a “Consigliere del Ministro per i grandi eventi”, pubblicato dopo aver appreso che la nomina stessa era stata bloccata. 

Un modo perfetto per mettere in mora l’Istituzione Ministero, costretta a smentire, ma nello stesso tempo un potente detonatore per innescare una conversazione social ad alta magnitudo mediatica. 

Poi, a fronte di smentite e precisazioni sempre più balbettanti dei palazzi romani, viene sparata una sequenza progressiva e cadenzata di scientifiche e documentate smentite alle note ufficiali; e parliamo di foto di viaggi, di alberghi, di riunioni, di incontri, di visite al Parlamento.

Precisazioni e puntualizzazioni che rispondono ai precedenti post, ma soprattutto che ventilano un seguito di altre “prove”, addirittura di video e registrazioni, senza mai precisare nulla, ma lasciando tutto pericolosamente nel vago.   

Tutto questo ha come effetto (ovviamente voluto e cercato) di alzare progressivamente l’interesse mediatico, sino ad arrivare all’interazione diretta con le affermazioni del Presidente del Consiglio prima, e del Ministro poi.

Se ci pensate bene sembra una tattica militare; stanare il nemico costringendolo a scoprirsi,  a chiamare a raccolta i media amici, per poi colpirlo, obbligandolo a smentire, confutare, esibire pezze di appoggio e quant’altro.

Il tutto porta al risultato che persino gli amici, di fronte a questa escalation, arrivino a chiedere di finirla; e così si spiega ad esempio l’invito a dimettersi, rivolto a Sangiuliano dall’ “amico” Alessandro Sallusti.

Questo modo di condurre di eventi, in modo quasi scientifico, sembra aver convinto Lor Signori che dietro la dottoressa Boccia ci sia “qualcuno che guida l’operazione”; in altre parole che la donna sia una nuova edizione di Mata Hari.

Francamente non saprei cosa dire, ma in generale non sono incline ad abbracciare ipotesi “dietrologiche” o “complottistiche”.

Io cerco sempre di restare ai fatti, e questa storia a mio avviso dimostra che, “fra il prima ed il dopo”, nulla d’ora in avanti sarà come prima.

Nel senso che l’affaire Boccia-Sangiuliano dimostra in modo incontrovertibile che nel mondo dell’informazione attuale ogni soggetto è interconnesso, interdipendente, ed in grado con un account ed uno smartphone di guidare una narrazione a proprio favore, ottenendo un risultato politico clamoroso, che tutta l’opposizione assieme non sarebbe stata in grado di raggiungere. 

E allo stesso tempo che il “Sistema Istituzionale”, con le sue prese di posizione “ufficiali”, con le sue liturgie, con i suoi bizantinismi, non è più in grado di gestire momenti di difficoltà, comprendendo appieno come sia cambiato il sistema comunicativo.

La crisi, chiamiamola così, nata da un Ministro che è caduto suo malgrado nelle malie e nelle spire dell’amore e dalla “pucchiacca” (termine usato dal grande Vittorio Feltri), è ormai alle spalle, ma siate certi che da oggi in poi qualunque politico avveduto, prima di assumere qualche collaboratore, pretenderà un check up completo, Dna compreso.

Per concludere, era evidente da giorni che l’unico epilogo possibile erano le dimissioni di Sangiuliano.

La Premier ha provato e resistere, ma evidentemente quando ha toccato con mano l’abisso di ridicolo in cui il Governo era ormai precipitato, e immagino dopo aver letto gli editoriali del Times, del Daly Mail, del The Telegraph, del Figaro, del  Mundo, di Politico, di Orf, di Newsit, della Reuters, ha realizzato che l’unica via d’uscita era un dignitoso “Basta!”, per quanto tardivo.

Umberto Baldo

Ps: qualora venisse appurato che la dottoressa Boccia ha fatto tutto da sola, fossi un’azienda che opera nel mondo dei media non me la farei scappare.

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