25 Giugno 2018 - 14.14

ECONOMIA – Ritorno al passato, ritorno alla lira

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Fanta finanza. Cosa succederebbe se rinunciassimo all’Euro per tornare alla lira, argomento sempre attuale, soprattutto nei momenti in cui l’Italia dimostra maggior difficoltà a far quadrare i propri conti. D’altronde l’uscita dall’Euro è ormai un tema ricorrente all’interno di ogni dibattito politico ed economico, sia nazionale che internazionale.

Il primo e più importante vantaggio per il nostro bel Paese se si tornasse alla lira, sarebbe a livello di competitività sui mercati esteri, con un aumento esponenziale delle esportazioni e con un forte rialzo del saldo della bilancia commerciale.

Non sarebbero comunque tutte rose e viole. Avere e gestire una propria politica monetaria indipendentemente dall’Unione Europea, rischia di essere molto pericoloso.

Una seconda ipotesi al contrario potrebbe verificarsi se non fosse l’Italia ad uscire dall’Euro, ma bensì l’eurozona a disgregarsi. In questo caso i vantaggi più sensibili sarebbero l’aumento della produzione industriale con protagonista l’export, una inflazione gestibile con la possibilità di svalutare la moneta nazionale ed una relativa crescita dell’occupazione.

Di contro ovviamente il debito pubblico aumenterebbe ulteriormente, ci sarebbero maggiori tasse sui beni di consumo con un’impennata dei tassi di interesse. Forse però il maggior rischio o pericolo sarebbe l’assenza di una classe politica/dirigenziale capace di gestire un evento di tali dimensioni.

Scontato dire che l’Euro non potrebbe scomparire dalla sera alla mattina, anche perché servirebbe del tempo per stampare nuova moneta in lire e per dare la possibilità a tutti di entrarne in possesso.

Non c’è certezza inoltre del cambio con cui le nuove lire verrebbero valutate contro gli euro sul mercato, ma con la possibilità molto probabile assai inferiore a quanto sia implicitamente oggi.

Succederebbe quello che è successo nell’estate del 2015 in Grecia. Milioni di persone cercherebbero inutilmente di precipitarsi in banca per spostare più denaro possibile all’estero prima di una svalutazione importante, oppure prelevandolo in contante anche attraverso l’assalto ai bancomat.

Nel giro di poco tempo i prezzi dei beni e dei servizi lieviterebbero a causa dell’aumento dei costi delle importazioni. Tutti i debiti pubblici e privati, restando il nominale in euro aumenterebbero in rapporto alla lira post-svalutazione. Il debito pubblico di fatto esploderebbe, risultando impossibile il suo mantenimento, portando l’Italia al rischio fallimento, ed un eventuale salvataggio potrebbe esserci solo attraverso una rinegoziazione.

Concludendo forse i contro sono più dei pro. Ci vuole più Europa. Ma un’Europa vera, non un’Europa di serie A ed una di seria B. Serve una politica forte, seria e convincente con dei governi seri e che hanno le idee chiare su cosa fare. Non servono gli sfasciacarrozze o approfittatori, sapendo bene che se l’Europa muore le conseguenze negative non sono per pochi ma probabilmente per tutti.

FABIO ROSSI

 

 

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