1 Settembre 2023 - 9.15

Albania portami via! Il nuovo paradiso e l’italiano lamentone in vacanza che cerca il low cost

di Alessandro Cammarano

C’erano una volta le vacanze estive, quelle con le famiglie che, chiusa casa a doppia mandata, passavano il mese d’agosto in località di villeggiatura – preferibilmente di mare – scegliendo in base alle proprie tasche; però in vacanza ci andavano veramente tutti.
Vi ricordate la famiglia Passaguai dei film anni Cinquanta? Aldo Fabrizi, Ave Ninchi e Carlo Dalle Piane? Ecco, quella era l’Italia.

L’operaio o il piccolo travet sceglievano di soggiornare in una delle pensioni, le stelle non c’erano, del litorale laziale o della riviera romagnola, che servivano per colazione caffelatte, pane e marmellata e la domenica a pranzo offrivano pure il dolce; spiaggia ovviamente libera, con ombrellone e sedie a sdraio portati da casa.

I più abbienti si potevano permettere alberghi eleganti in posti come Capri o Ischia mentre i ricchissimi – il “cumenda” lombardo o l’industrialotto piemontese – erano già all’epoca felici proprietari di villone a Forte dei Marmi o in uno dei paesini della Riviera Ligure; ovviamente possedevano anche lo chalet a Cortina o a Cervinia.

Ecco: i nuovi danarosi le ville e gli chalet ce li hanno ancora e frequentano posti abominevoli come il Twiga o il Billionaire, dove sono felici di farsi spennare pur di condividere la spiaggia con calciatori tatuati e soubrettes rifatte – non ci sono più i ricchi di una volta, signora mia –, mentre la cosiddetta classe media è sempre più povera e spesso le vacanze le vede col binocolo.

Quest’anno, complice il post-Covid e l’inflazione galoppante, i prezzi in Italia sono lievitati fino a diventare insostenibili: le spiagge pugliesi, o meglio salentine, sparano cifre fuori mercato con ricarichi da Repubblica di Weimar, ma anche la Toscana e la Liguria non sono da meno.

A Gallipoli e dintorni, per fare un esempio, solo per un ombrellone con lettino si arriva a duecento euro al giorno e siccome è proibito portarsi da mangiare da casa i proprietari di stabilimenti – una delle categorie più potenti, e con maggior potere ricattatorio, insieme ai tassisti: chissà poi perché – possono far pagare quindici/venti euro una fresella con tre pezzetti di pomodoro, se poi ci si vuol mettere sopra una birretta allora si arriva a spendere una cifra stellata ovvero fuori dalla portata dei più.

Per anni l’alternativa al caro vacanze italiano è stata la Croazia, mare meraviglioso che faceva dimenticare una capacità di accoglienza così così, ma con l’ingresso nell’euro – ad onor del vero il fenomeno era iniziato già un paio d’anni fa – la situazione è precipitata ( emblematico l’articolo di Umberto Baldo https://www.tviweb.it/addio-croazia-prezzi-folli-piu-cara-dellitalia-con-servizi-minimi/) e dunque chi non ha voluto rinunciare alle vacanze senza al contempo farsi spennare si è indirizzato su altre mete, prima tra tutte l’Albania.

Terra bellissima l’Albania, a un tiro di traghetto, piena di spiagge e di cultura, ospitale – assai più di quanto non lo fummo noi con la sua popolazione negli anni Novanta del secolo scorso – e soprattutto capace di proporre, al momento, un’offerta turistica assai competitiva.

Dunque tutti in Albania – compresa il/la Presidente del Consiglio che ci ha fatto una scappata abbandonando momentaneamente la masseria salentina a sedici stelle eletta a suo luogo di vacanza – attratti in particolar modo dai prezzi.

Le opinioni dei nostri connazionali sono in massima parte positive e a leggere le recensioni – oramai si recensisce anche il derattizzatore o li becchino – si direbbe che l’Albania sia il nuovo Eden dei vacanzieri low-cost: ecco dunque la bellezza delle spiagge, da Durazzo a Saranda e fino a Ksamil e tutto un fiorire di commenti positivi.

Ma va tutto davvero così bene? L’italiano, si sa, vive per lamentarsi facendosene per giunta un vanto.

La più bersagliata è Ksamil, ed ecco dunque che su Tripadvisor si leggon commenti di questo tono “Ksamil è un ecomostro pubblicizzato come un paradiso. L’assenza di un piano regolatore ha fatto sì che ogni singolo centimetro di baia sia stato riempito di costruzioni e cemento. Sabbia riportata, migliaia di ombrelloni attaccati, gonfiabili, moto d’acqua, barche. Tutto trattato con una incuria ai limiti della decenza. Mare sporco, acqua unta, rifiuti galleggianti, a ksamil non ci sono più pesci. Se ci si sposta un po’ dai tanto blasonati lidi, è possibile vedere la bellezza di questo luogo se fosse stato un po’ meno contaminato dalla sete di business. Prezzi altissimi.”: ma non costava tutto pochissimo e gli arenili erano meravigliosi?

A bilanciare il tutto un giudizio più pacato ma non del tutto positivo “Ho trovato molta gentilezza e disponibilità da parte delle persone che lavoravano. Il mare è bello e si mangia molto bene. L’unica nota negativa era la pulizia dei lidi sopra le spiagge. Sicuramente va migliorata.”

Non va meglio neppure con gli hotel; di uno a Saranda – ma non è l’unico – si dice “Sistemazione che sembra ferma a 40 anni fa e non è un complimento vintage. Bello l’ingresso con piccola piscina, ma le camere sono piccole e antiquate, poco confortevoli, a parte un bel balconcino. Tutto appare vecchio, anche se il riposo è discreto. Poco fuori da centro di Saranda, con uno staff al limite del presentabile soprattutto quello della colazione, scarsa e di mediocre qualità anch’essa, yogurt e miele a parte.”.

Però, come si ricordava poco sopra, gli italiani sono bravissimi a lamentarsi e da racconti di prima mano sappiamo che gli albanesi sono gentilissimi, parlano quasi tutti un buon italiano, la cucina è ottima e ci sono delle spagge mozzafiato.

Io una possibilità gliela darei, alla faccia del Salento e della Croazia.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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