30 Dicembre 2020 - 10.04

Addio 2020, l’anno peggiore dopo la seconda guerra mondiale

L’editoriale di fine anno, quello che ripercorre i principali avvenimenti che lo hanno caratterizzato, è da sempre quasi un evento fisso per giornali e media.
In fondo è un modo per voltare pagina, per “archiviare” nel “cloud” della nostra mente i fatti dell’anno che si chiude, pronti ad affrontare con fiducia quanto può offrirci l’anno entrante.
Accingendomi a scriverlo, mi sono accorto che quest’anno sarebbe stato un esercizio inutile, perchè la pandemia ha segnato quasi tutto.
Certo ci sono stati eventi che in altri momenti sarebbero ben presenti nei nostri ricordi, come le presidenziali americane, e nel nostro Veneto le elezioni regionali, o la “prima volta” del Mose.
Ma se ci pensate bene, quali sono i 10 eventi di questo 2020 che ci lascia che sono ancora impressi nella vostra memoria?
E quali immagini vi porterete negli anni a venire?
Io credo solamente quelle relative alla pandemia, e non è facile retorica immaginare che nei nostri occhi rimarrà indelebile la foto dell’infermiera spossata addormentata sulla tastiera del pc, o l’ immagine di Papa Francesco che il 27 marzo scorso, nella solitudine di una Piazza San Pietro spettrale, pregava sotto la pioggia battente per tutta l’umanità.
Il 2020 è stato senza dubbio un anno nero, un annus horribilis, ma non sono del tutto d’accordo con chi lo definisce “un anno da dimenticare”.
Anzi è vero il contrario, perchè pur nella tragedia della pandemia, ci ha segnato nel profondo, e ci ha insegnato qualcosa.
Fino ad ora non avevamo mai sospettato che la tanto celebrata globalizzazione fosse anche questo: un minuscolo virus che parte da Wuhan, dalla lontana Cina, e trasmette la sua capacità di distruzione alla velocità della luce fino all’ultimo angolo del pianeta .
Non abbiamo previsto il suo arrivo, non eravamo preparati, e abbiamo pagato il nostro orgoglio finora con più di un milione e mezzo di morti in tutto il mondo, e con il collasso delle nostre economie.
Credevamo di essere al sicuro nelle nostre società iper protette, e abbiamo fatto orecchie da mercante ai segnali anticipatori lanciati negli anni passati da altri virus, quasi snobbando gli scienziati che lanciavano allarmi, e chiedevano piani di emergenza.
La pandemia ci ha travolto e stravolto; ha cambiato di punto in bianco le nostre abitudini, e con esse il nostro modo di relazionarci con gli altri.
E ha messo a nudo tutte le fragilità delle nostre Istituzioni, mostrando come i tagli imposti in passato a settori fondamentali come l’istruzione, i trasporti, la sanità, ci hanno fatto trovare impreparati ad affrontare adeguatamente la nuova emergenza.
Potremmo anche pensare al 2020 come un anno “non vissuto”, come un anno in meno della nostra vita.
Ciò vale ancora di più per gli anziani, che avendo un orizzonte temporale naturalmente più breve dei giovani, si sono visti costretti a rinunciare a cose che magari avevano sognato di fare quando fossero finalmente arrivati gli anni della pensione, ed invece si sono trovati chiusi nelle loro case, fra ansie e paure. E purtroppo molti di loro, troppi, l’alba del 1° gennaio 2021 non potranno neppure vederla, perchè non ce l’hanno fatta.
Resta il dolore di coloro che hanno perso un proprio caro, che non riescono a darsi pace per non aver potuto dare un ultimo saluto, un’ultima carezza, e sicuramente questo è un aspetto che in prospettiva va assolutamente rivisto, in quanto deve esistere anche una “dignità della morte”.
Purtroppo siamo ancora nel bel mezzo della pandemia, e molte domande restano ancora in sospeso. Oltre al meccanismo preciso di come il Covid-19 aggredisce il nostro corpo, resta per esempio da capire quanto sarà profonda e brutale questa recessione economica, la seconda in soli due decenni di questo 21° secolo, o quando arriverà la ripresa, e quanto i cambiamenti tecnologici accelerati influenzeranno la nostra vita personale e lavorativa.
Come accennavo all’inizio, in un anno normale in questi giorni che separano il Natale da Capodanno ci saremmo impegnati nel bilancio, per quanto inutile e noioso, dell’anno che si chiude, per abbandonarci a timide previsioni su quello che entra.
E ci saremmo anche attardati a leggere gli “oroscopi” con cui ogni anno sedicenti maghi, astrologi o veggenti, per un controvalore di circa otto miliardi, “svelano” i segreti del futuro a tredici milioni di italiani. Per capire l’attendibilità di questi “illuminati” basta ritornare a dicembre dell’anno scorso, e rileggersi i loro oroscopi per il 2020. Quanti di questi “mercanti dell’occulto” avevano previsto la pandemia? Semplicemente nessuno.
Ed è forse perchè stiamo tutti vivendo “alla giornata”, con un orizzonte temporale che non supera il fine settimana, che oggi nessuno di noi, probabilmente per scaramanzia, si sente di fare progetti per il futuro, anche se tutti ci auguriamo che vaccini o nuove cure riescano a ristabilire nuovi equilibri e a farci ritrovare la serenità perduta, perchè un conto è “vivere”, ed un altro “sopravvivere”.
Sappiamo bene che non sarà una semplice data sul calendario a cambiare le cose, e che ci aspettano ancora lunghi mesi di difficoltà e di restrizioni. Sappiamo bene che lo scoccare della mezzanotte del 1° gennaio non farà sparire il virus dal mondo.
Ma questo non deve impedirci di sperare che il 2021 possa essere l’anno della svolta, l’anno che ci farà tornare, sia pure lentamente, alla normalità.
Con questo spirito, nella certezza che anche l’anno nuovo ci vedrà impegnati ad informarvi offrendovi un diverso “punto di vista”, Tviweb porge a tutti voi, ed alle persone che amate, gli auguri di “Buon Anno Nuovo”.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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