9 Febbraio 2018 - 15.43

VICENZA – Un film racconta la legge Basaglia

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Visioni della mente è il nome del ciclo di incontri, coadiuvati da proiezioni, che accompagneranno gli spettatori un giorno al mese per i prossimi mesi. Inaugurato il 15 Gennaio terminerà il 10 Giugno durante la seconda edizione del festival. La rassegna, a cura di Gli Stati della Mente e Walter Ronzani, in collaborazione con USSL 8 Berica e l’associazione Kairos Donna ruota intorno a tre nuclei tematici che faranno da guida anche durante le giornate del festival: Luoghi, Corpo e Sguardo al Femminile. Attraverso un dialogo virtuoso tra salute mentale e settima arte si vuole mostrare come il rapporto tra di essi possa arricchire entrambi gli ambiti, come testimoniano numerosi casi di studio. Lunedì 12 Febbraio alle 20.30 in Saletta Lampertico si discuterà del cambiamento dei luoghi di cura visto attraverso gli occhi di una donna, quelli della regista triestina Erika Rossi che sarà presente in sala e regalerà la storia di una città, Trieste, e dei suoi abitanti che negli anni Settanta sono entrati in osmosi con l’Ospedale Psichiatrico che, sulla spinta di un uomo visionario, Franco Basaglia, finalmente apriva le sue porte. E’ una storia sospesa tra realtà e immaginazione quella narrata dal film di Erika Rossi “Trieste racconta Basaglia” (Italia / 2009 / documentario / 50 min), vincitore al Trieste Film Festival, menzione speciale al Festival Lo Spiraglio di Roma e selezionato per i festival internazionali di Glasgow, Spalato e Buenos Aires. Il documentario si propone di ricostruire il difficile percorso dell’equipe del dottor Basaglia per trasformare l’Ospedale Psichiatrico in luogo di cura e di ripercorrere il viaggio che ha saputo restituire identità alle persone, e dignità agli uomini. Il periodo rappresentato è quello che intercorre tra l’arrivo di Basaglia a Trieste nel 1971 e la sua partenza definitiva nel 1979. Otto anni in cui si concentra il rapporto controverso fra lo psichiatra veneziano e la città: dov’era Trieste mentre il mondo guardava ad essa come ad un luogo rivoluzionario, fucina di una inedita visione della realtà? Chi ha assistito all’uscita del Marco Cavallo, la statua di bronzo, storico simbolo della rivoluzione, usato come ariete per sfondare il cancello dell’ospedale, come ricorda quel momento di puro entusiasmo?

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