26 Agosto 2024 - 10.25

“Overtourism”, caldo e pochi soldi: estate non brillante in tutte le spiagge italiane

Erasmus

Tranquilli, l’estate non è finita (almeno dal punto di vista climatico, visto che negli ultimi anni settembre e ottobre sono stati mesi quasi estivi).

Ma non dico da Ferragosto, ma dal 25 di agosto sì, si possono però cominciare a fare i bilanci della stagione.

Io per natura sono un osservatore della realtà che mi circonda, e potendo trascorrere in una spiaggia del litorale veneto tutta l’estate, dopo 25 anni di frequentazione della località sono oggettivamente in grado di percepire l’andamento della stagione, al di là dei dati forniti dagli operatori, che detta fra di noi sono sempre ”ad usum Delphini”, nel senso che sono spesso strumentalizzati per  far vedere il bicchiere pieno.

Non è la prima volta che in questa stagione scrivo che, da due anni a questa parte, (ma quest’estate in modo più accentuato) io ho visto con i miei occhi un vistoso calo di presenze degli italiani.

Certo i dieci giorni a cavallo di Ferragosto fanno eccezione (e ci mancherebbe!), ma in generale vi assicuro che  se gli operatori  avessero dovuto basarsi solo sulle presenze italiane, se non ci fosse stato un oggettivo maggior afflusso di turisti stranieri, farebbero discorsi ben diversi. 

Onestamente, in prima battuta avevo pensato che fosse una “situazione particolare” della località in questione, ma a poco a poco, timidamente, forse per non disturbare i “manovratori” romani, forse per non irritare la Ministra Santanché e la sua campagna “Open to Meraviglia”, la verità comincia a trasparire anche su giornali e media.

Ovviamente questo non succede con i telegiornali della TV di Stato, la sempre filo-governativa Rai, abitualmente prodiga di servizi con inquadrature di spiagge e località affollate all’inverosimile, con il solito mantra del “tutto esaurito”, a testimonianza di quanto l’informazione giornalistica Rai sia “a tesi”, ed allineata al potere.

Certo, lo so bene che il meteo di maggio e della prima parte di giugno, insolitamente freschi e piovosi, non ha aiutato il decollo della stagione, ma non credo che qualcuno possa lamentarsi del “caldo” di luglio e agosto.

Quindi le motivazioni sono altre.

Come accennavo, adesso che il clou della stagione è alle spalle, si cominciano a leggere sui giornali titoli del genere: “Turismo, Puglia sold out tranne il Gargano: vuote il 40% delle stanze «per assenza di marketing» Calo nel Salento”  – Estate flop in Puglia, calo di affari per 40 milioni “Le famiglie le grandi assenti” –  Estate 2024 in Toscana, prezzi sempre più alti: calano i turisti, specie gli italiani – Rimini: non è un’estate italiana.

Stessa storia in Liguria: “Calano gli italiani in vacanza e scende anche la loro capacità di spesa, e in Lazio: “ Ostia e Fregene, estate flop per i balneari. Romani in fuga dal mare, perdite di oltre il 40%”. 

Se poi arriviamo al giornale di Confindustria, leggiamo: Un calo di presenze di turisti in Italia, nei mesi di luglio e agosto c’è…… I primi cali si sono registrati a luglio, poi ad agosto, quando sono venuti meno soprattutto i turisti italiani, in parte perché colpiti dalla onda lunga della inflazione e in parte perché spaventati da un clima infuocato. In alcuni casi l’arrivo di un maggior numero di stranieri ha alleggerito la situazione, non riuscendo però a compensare le perdite…..”.

E’ evidente che nell’attuale situazione economica del nostro Paese, con la produzione industriale da tempo in flessione, diventi quasi una bestemmia fare le pulci al turismo, che viene considerato dai nostri Demostene l’ancora di salvezza, il comparto che sta in qualche modo tenendo in piedi la baracca. 

Certo ogni stagione estiva potrebbe avere una storia a sé, questo lo so bene, ma io credo che ci siano dei fattori “di fondo” con cui dovremo comunque fare i conti nell’immediato futuro; a partire dall’overtourism, per arrivare al cambiamento climatico.

La lotta all’overtourism (troppe persone concentrate nello stesso luogo) vede in prima fila i residenti di città e comuni preoccupati delle conseguenze dell’assalto turistico al proprio territorio. Il mondo vive e muore di turismo: dalle Baleari a Bali tariffe più alte e nuove regole disciplinano i comportamenti maleducati e l’eccesso di presenze. Siviglia vorrebbe far pagare una tassa d’ingresso per la Plaza de España, Amsterdam e Parigi alzano le tasse alberghiere, Milano e Maiorca prevedono regole più severe sul consumo di alcolici.  Barcellona promette di chiudere buona parte dei B&B.   Venezia con prenotazioni e tassa di ingresso è diventato un caso mondiale.

Io credo che quelli visti finora siano tutti palliativi; perché i veri problemi potrebbero sorgere in prospettiva qualora cittadini esasperati dal peggioramento della qualità della loro vita, dall’impennata dei prezzi, dall’aumento degli affitti per la proliferazione dei B&B, decidessero di passare dalle proteste e dai cortei a vere e proprie azioni di contrasto e boicottaggio.

In altre parole chi può intervenire deve fare in  modo che il turismo continui ad essere una risorsa, e non una maledizione per chi abita nelle destinazioni più ambite. 

Ma io sono convinto che anche se non arriveranno interventi normativi, a limitare il turismo ci penserà il riscaldamento globale.

Lo attestano anche recenti studi dell’Università Cà Foscari di Venezia che hanno mappato oltre 110mila siti turistici in tutta Europa, e li hanno incrociati con i dati sui rischi degli eventi meteorologici estremi.

Il primo responso è che l’Italia, che è uno dei paesi più arretrati sia per la transizione energetica sia per le misure contro l’overtourism, è anche l’area geografica più a rischio per le conseguenze della crisi climatica.

Ciò vuol dire che nel giro di pochi anni, oltre a fare troppo caldo per trascorrere l’estate al mare, ci saranno sempre più eventi estremi a compromettere questi luoghi di villeggiatura.

E a maggior ragione questi studi confermano quello che ciascuno di noi ha potuto provare sulla propria pelle negli ultimi anni, vale a dire che l’intero bacino del  Mediterraneo diventerà sempre più invivibile. Oltre all’Italia, le ondate di calore colpiranno le maggiori destinazioni turistiche di Grecia, Spagna, Portogallo e Francia del sud.

E questa non è certo disinformazione terroristica, perché non a caso Atene ha contingentato le visite all’Acropoli già nel mese di giugno a causa del caldo estremo, e basta aver seguito le temperature delle principali località turistiche del Mediterraneo per capire che con 37/38 gradi e più, diventa sgradevole anche stare in spiaggia, a meno di non passare tutta la giornata in acqua. 

E poi i turisti parlano con amici e conoscenti; e non credo proprio che chi si sia trovato a fare la coda al Pantheon o agli Uffizi a 40 gradi sotto il sole, la consigli come un’esperienza “da non perdere”.     Di conseguenza i flussi si sposteranno inevitabilmente verso l’Europa del Nord, dove puoi trascorrere le ferie senza vivere in un ambiente costantemente condizionato. 

C’è  poi un ultimo fattore che non può essere ignorato; le tasche degli italiani.

Ed inflazione e caro prezzi per tutto (pernottamenti, alberghi, ristoranti, servizi spiaggia ecc.) hanno portato i costi di una vacanza ad un livello tale che molti italiani non se la possono più permettere.

Questa è sicuramente una delle cause principali del calo dei turisti “italici” nelle località marine, ed al riguardo credo che una seria riflessione andrebbe fatta dagli operatori.

I quali capisco che intendano continuare a vivere  tutto l’anno con gli incassi di tre mesi o poco più di lavoro, ma a “strizzare le palle” ai turisti c’è il rischio che questi “ti mandino a dare via il……”, e scelgano magari a malincuore di stare a casa propria.

Al riguardo alcuni villeggianti (ripeto spiaggia del litorale veneto) mi hanno detto che quest’anno il costo richiesto per  lo stesso appartamento dello scorso anno, per il medesimo periodo, è notevolmente aumentato. Mi sarò imbattuto in casi particolari? Non lo so, ma tre indizi fanno una prova, si usa dire, ed il fatto che di italiani se ne siano visti molti meno confermerebbe questo andazzo degli operatori che, a mio avviso, assomiglia molto a quello di chi sega il ramo su cui sta seduto.

Come accennavo all’inizio, il quadro preciso dell’estate 2024, con i numeri “veri” (ammesso che vogliano dirceli), non li avremo che fra qualche mese (e vedrete anche accompagnati da qualche piagnisteo di balneari ed operatori).

Ma io credo sia già evidente che si sia trattato di una stagione “a chiaroscuro”, con un consistente calo degli italiani, compensato non totalmente dal turismo straniero (tedeschi ma anche turisti dei Paesi dell’Est Europa).

Ma, ripeto, non aspettatevi che sia la Rai a raccontarvelo, perché da quelle parti la parola d’ordine è sempre e comunque “tutto esaurito”.

Erasmus

PS: è evidente che luglio e agosto, per il caldo eccessivo, saranno sempre meno gettonati dal turismo balneare, con uno spostamento dei soggiorni a giugno e settembre. Ed al riguardo mi sento di  fare una previsione: poiché gli operatori quello vogliono incassare, cascasse il mondo, decideranno che non esiste più differenza  di prezzo fra “alta” e “bassa stagione”, ovviamente nel senso che sarà “tutta alta”  Vedremo se sbaglio!

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