5 Dicembre 2016 - 17.37

VICENZA – Rassegna di spettacoli di danza al teatro comunale: ecco i primi appuntamenti

Il Teatro Comunale di Vicenza da il via alla rassegna di spettacoli di danza, spettacoli focalizzati sulle nuove espressioni del teatro e della pluralità dei linguaggi espressivi.
Sono due, al momento, gli appuntamenti previsti nell’ambito di danza al Ridotto; il primo, in programma per esigenze sceniche in Sala Grande, martedì 13 dicembre alle 20.45 è “Xebeche” una produzione E / Gruppo Nanou Ravenna Festival, (luogo del debutto, nel giugno scorso); è un progetto coreografico frutto di una residenza artistica, condiviso con altre due importanti realtà italiane, Olinda – ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e Centrale Fies di Dro.

Si tratta di un lavoro sperimentale in cui “per la prima volta Nanou 1si confronta con la struttura coreografica dell’ottetto attraverso il procedimento rigoroso di una strategia creativa giocata sulla formalizzazione della figura e del recinto che la perimetra”, una performance in cui il dispositivo costruttivo è nell’apparire e nello scomparire delle traiettorie eseguite dai danzatori nello spazio – un perimetro che include otto danzatori, maschi e femmine che, a coppie o tutti insieme o singolarmente, irrompono nello spazio disegnato dai rettangoli bianchi e neri sul pavimento, accompagnati da ripetizione e crescendo del ritmo.

Il secondo appuntamento della danza al Ridotto, in calendario venerdì 28 aprile alle 20.45 sarà invece “Odio” coreografia di Daniel Abreu, presentato dalla Fattoria Vittadini, gruppo versatile che ha elaborato un’idea di compagnia di danza innovativa; Fattoria Vittadini, nata dall’atelier di teatrodanza della Scuola Paolo Grassi, porterà in scena a Vicenza lo spettacolo definitivo, una co-produzione Torinodanza festival in collaborazione con Arteven, Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e Amat, frutto della residenza artistica al Comunale di Vicenza di quest’estate, spettacolo presentato in anteprima a Torinodanza in ottobre. Nella performance la forza dell’odio viene esplorata in tutte le sue forme, da come nasce a come si evolve, dall’impulso, al gesto, fino alla danza, in un fluire di risposte fisiche ed emozionali.

“Xebeche” [csebece] – il titolo della performance in scena al Ridotto martedì 13 dicembre – è una citazione dal film del cineasta indipendente americano Jim Jarmusch, tratta dal suo “Dead Man” del 1995: Il mio nome è Xebeche “colui che parla ad alta voce senza dire nulla”. Preferisco essere chiamato Nessuno. Nel film il poeta visionario inglese William Blake è accompagnato nel suo percorso spirituale dall’amico indiano Nobody, che prepara il personaggio (interpretato da Johnny Depp) ad affrontare con una nuova coscienza l’inevitabilità della morte.

I riferimenti cinematografici sono spesso presenti nei lavori del Gruppo Nanou: qui, come nella pellicola di Jarmush tutto è in bianco e nero: dal tappeto di danza, una doppia elle, ai costumi in tinta: tutto il resto è pura composizione coreografica, priva di racconto, ma non di espressività o di pensiero, sostenuta dalla musica metallica, cupa, a tratti eccitata, e da luci assai calibrate. La coreografia di “Xebeche” è di Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, gli interpreti in scena sono Carolina Amoretti, Sissj Bassani, Marta Bellu, Rhuena Bracci, Enrica Linlaud, Marco Maretti, Rachele Montis, Davide Tagliavini; il suono è curato da Roberto Rettura, il light design da Fabio Sajiz.

Nella pièce i performer-autori si confrontano con la forma del recinto geometrico (la perfezione e/o la normalità irraggiungibili); la struttura coreografica dell’ottetto diventa così una continua mutazione che segue il passaggio del corpo e la trasformazione che questo dà al luogo, creando un infinito piano sequenza; si tratta senza dubbio di un lavoro originale che lascia vagare lo sguardo e la mente tra dettagli e insiemi, rigidità e mollezza.

Più ancora che nei lavori precedenti (al Comunale a Vicenza è passata nel 2013 la trilogia del “Progetto Motel) in “Xebeche” si gioca a isolare i corpi nel tempo e nello spazio con la tendenza a

creare ambienti attraverso luci e scenografie, per cogliere la pittoricità dell’azione, come quadri in movimento che si incalzano in continuazione.

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