VICENZA – Rapina violenta a Parco Città: la Polizia scova i due complici
Oggi il dirigente della squadra mobile e vicequestore di Vicenza, Davide Corazzini (vedi nell’intervista sopra) e il sostituto commissario Gianpaolo Bettini hanno ripercorso i passi che hanno portato all’individuazione dei due complici, uno arrestato e l’altro denunciato.
Il primo arresto ad aprile (Jebali)
Gli agenti della squadra mobile erano riusciti a incrociare diversi elementi frammentari e a risalire a Mahmoud Jebali, 30enne tunisino, da parecchi anni in Italia. L’uomo ha un regolare permesso di soggiorno poiché sposato con un’italiana. Ha inoltre una lunghissima serie di precedenti per spaccio, reati contro il patrimonio, resistenza a pubblico ufficiale e possesso di armi. L’uomo, senza domicilio fisso, orbita su Padova, città nella quale è stato arrestato, ma è tanto mobile nel territorio quanto pericoloso. E’ stato controllato ed ha agito anche in altre città italiane, da Trento a Milano ed era specializzato in furti con strappo ed era particolarmente violento.
Fondamentali per l’arresto sono stati alcuni elementi. Innanzitutto la testimonianza di un cittadino, che ha assistito alla scena e ha visto il Jebali allontanarsi a bordo di una Opel Corsa condotta da un complice. Decisive anche le immagini di sicurezza del condominio e i capi di abbigliamento trovati nell’appartamento in zona Guizza, nel quale si trovava al momento dell’arresto. Jebali è ora in carcere a Vicenza ed è indagato per rapina pluriaggravata in concorso e tentata rapina.
La successiva, certosina, attività di indagine, basandosi su tabulati telefonici e su un’attività di controllo sui compro-oro delle province di Vicenza e Padova ha permesso di risalire agli altri due complici.
E’ stato arrestato il 28enne Sayari Sami, che non avrebbe partecipato materialmente alla rapina, ma avrebbe atteso Jebali in auto e, in virtù del possesso di una carta d’identità italiana, avrebbe effettuato la consegna della collana nella stessa giornata ad un copro-oro di Padova. L’uomo, ufficialmente saudita, in base ai dati del documento di identità, avrebbe utilizzato anche altri alias e al momento della seconda notifica di arresto si trovava nel penitenziario di Due Palazzi a Padova per maltrattamenti ai danni della moglie e del figlio minorenne. Non ha partecipato direttamente all’aggressione e per questo gli sono stati notificati gli arresti domiciliari per concorso in rapina aggravata.
La polizia è riuscita a risalire a Sayari sia tramite i tabulati telefonici, sia per il riscontro della vendita al compro-oro, sia per la testimonianza del primo arrestato, Jebali, che concorda con quanto rilevato dalla mobile berica.
Il secondo complice, I.K., tunisino 33enne residente a Venezia, autista dell’Opel Corsa che attendeva Jebali dopo la rapina, è stato denunciato per concorso in rapina aggravata. Su di lui esistono solo dichiarazioni e vi sarebbero ancora riscontri oggettivi.
Qui sotto: il video della rapina e le interviste al sostituto commissario Bettini e al vicequestore Corazzini all’indomani del primo arresto, lo scorso 28 aprile