13 Marzo 2018 - 10.11

VICENZA – Presunto sfruttamento lavoratori nel gruppo orafo, perquisizioni e sequestri

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Su mandato del Pubblico Ministero Serena Chimici, gli agenti della squadra mobile di Vicenza, coordinati dal vicequestore Davide Corazzini, assieme alla polizia scientifica e ispettori dell’Ufficio Territoriale del Lavoro, hanno eseguito quindici giorni fa una vasta e dettagliata perquisizione nelle ditte del Gruppo Sharma. La notizia è riportata nell’edizione odierna de Il Giornale di Vicenza (pag 14 a firma di Matteo Bernardini).
Sono stati sequestrati 14 computer, un hard disk, due pen drive e documenti. Motivo della perquisizione e dei sequestri è l’inchiesta della procura scattata dopo la denuncia presentata da un 24enne immigrato indiano, Rahul Sahni. Nell’agosto del 2016 il giovane ha raccontato agli agenti della questura di essere stato sfruttato dall’azienda accusando i fratelli connazionali Giraj e Narendra Sharma, ex titolari dell’azienda “Casa dello Smeraldo” (fallita nel novembre del 2016). L’attività è stata poi di fatto trasferita al figlio di Giraj, Jorge Sharma, che creò due nuove società: la Savoia srl e il Gruppo Sharma World Wide Srl, con sede in viale dell’Industria 57.
Il giovane raccontò agli agenti di essere stato avvicinato all’aeroporto di NUova Dehli da Narendra Sharma il quale gli offrì un lavoro in un negozio di pietre preziose in Italia, con promessa di contratto e permesso di soggiorno. Arrivato a Vicenza, non trovò le condizioni promesse. Ha raccontato che gli era proibito uscire dal negozio e che mangiava e dormiva nel divano. Non poteva parlare con nessuno. Tutto questo fino alla sua ‘fuga’ nel luglio del 2016. Ora i fratelli Sharma devono rispondere di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e violazione delle norme sull’immigrazione.
Domani è prevista l’udienza davanti al tribunale del riesame per decidere o meno il dissequestro del materiale prelevato durante l’operazione.

La risposta dell’azienda
Sempre dalle colonne de Il Giornale di Vicenza, si apprende che l’azienda risponde di aver sempre rispettato le regole e che le accuse del giovane sono prive di fondamento.

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