24 Luglio 2017 - 9.43

VICENZA – Ecco perché non c’è soluzione alla droga in Campo Marzo

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di Stefano Diceopoli

Campo Marzo, il luogo dove l’efficienza dello spaccio si scontra con l’inefficienza della politica.
Ci sono vicende che ancora non mancano di stupirmi. Una di queste è la strana pervicacia con la quale i vicentini si sorprendono di quello che accade nel loro parco principale e la stessa capacità di non fare assolutamente nulla per evitarlo.
In Campo Marzo, ad esempio, si spaccia droga. Lo si fa da sempre e oggi il fenomeno è ancor più visibile dal momento che a fare il lavoro sporco sono per la maggior parte profughi, richiedenti asilo e stranieri. E’ come se avessimo passato un evidenziatore scuro fra le righe del libro dello spaccio e i protagonisti fossero tutti in bella vista.
La storia stessa del consumo e della vendita di droga ci insegna che arrestare gli spacciatori non serve a nulla, se si intende contrastare il fenomeno: per uno che finisce in galera, altri cento sono pronti a prendere il suo posto. E del resto è molto difficile che gli spacciatori restino in carcere una volta catturati.
Il risultato è che gli spacciatori sono sempre più numerosi a fronte di una domanda che potrà anche allargarsi, ma non all’infinito. E cosa succede allora? Può succedere che per accaparrarsi quei dieci centimetri quadrati che servono ad avere un posto dove spacciare, alcuni disperati siano disposti a picchiare, accoltellare, uccidere e morire. Miseria, ignoranza, sottocultura della sopraffazione giocano tutti insieme nella squadra della violenza.
Lo abbiamo visto accadere la sera di un otto settembre di qualche anno fa, con un omicidio in Campo Marzo, potrebbe accadere di nuovo in qualsiasi momento e sabato sera ci siamo andati di nuovo molto vicini.
Non si dica che in questa città l’argomento è sottovalutato. Giornali, Tv e web se ne occupano ad ogni piè sospinto e fanno quello che debbono fare, raccontano i fatti. E’ fin troppo noto, però, che i giornalisti vengono spesso additati come menagrami, annunciatori di sventure, interessati più a fare notizie e a vendere giornali (e a cosa altro ci dovremmo interessare?) che a dare un quadro reale della situazione.
Soluzioni? Zero.
Almeno fino a quando ci saranno torme di ragazzini che passano dal parco a prendersi lo spinello prima di andare in classe, almeno fino a quando non si capirà che lo sballo piace più di quanto siamo disposti ad ammettere.
E allora avanti con le proposte: recintiamo Campo Marzo, spendiamo due milioni di soldi pubblici e poi scopriremo che la centrale dello sballo non ha bisogno di Campo Marzo, ma solo di soldi da spendere. Ma ancora: mettiamo un presidio fisso di poliziotti, stesso discorso, soldi buttati dalla finestra. Chiamiamo l’esercito, la guardia nazionale, gli alpini, le ronde e i caschi blu dell’Onu. E non cambierà niente. Blocchiamo gli sbarchi e gli arrivi di richiedenti asilo, si, come se prima del fenomeno dell’immigrazione di massa non ci fossero stati gli spacciatori, come se noi italiani e vicentini non avessimo fatto e non facessimo ancora lo stesso sporco lavoro.
Soluzioni? Zero.
Vogliamo confrontarci con altre realtà del mondo occidentale sviluppato? Non credo che in altri paesi si sia trovata la soluzione vera, perché in un mondo di mercato, dove c’è la domanda qualcuno arriva a soddisfarla. E noi, più di quanto ci piacerebbe ammettere, vogliamo la droga e la compriamo, così come evidentemente andiamo a prostitute più di quanto ci farebbe piacere ammettere con le nostre legittime compagne. Sempre che ne abbiamo una.
Un inizio di soluzione? Forse cominciare a rendere disponibile un certo tipo di droga leggera, ma anche questo è un percorso piccolo e limitato: ci sarà sempre una fetta di sostanze che uno Stato non potrà smerciare legalmente e sul quale il mercato clandestino si butterà a pesce.
La verità è che una soluzione non c’è, ed allora, smettiamola di prenderci in giro.

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