11 Aprile 2018 - 16.31

VICENZA – Latte: Coldiretti, stop a far west su prezzo e contratti

PER ESSERE AGGIORNATO SULLE NOTIZIE DI CRONACA DI VICENZA ISCRIVITI AL GRUPPO FACEBOOK: SEI DI VICENZA SE... CRONACA E SICUREZZA

Stop al far west sui contratti per il latte. È quanto chiede la Coldiretti di fronte alle comunicazioni unilaterali di variazione al ribasso del prezzo alla stalla o di riduzione delle quantità richieste rispetto agli accordi presi, che le industrie stanno mandando agli allevatori e che mettono a rischio la sopravvivenza e il lavoro di oltre 30mila aziende agricole, senza considerare l’indotto. “Si tratta di una situazione generata anche dalla pratica fuori legge, ma ancora in uso – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi per la quale si chiede l’intervento degli organismi di controllo del Ministero delle Politiche agricole, insieme all’attivazione di tutte le contromisure legali disponibili in caso di necessità. La legge 91 del luglio 2015 prevede, infatti, l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. E proprio ai sensi della normativa vigente alla Coldiretti continuano ad affluire le deleghe firmate dai singoli allevatori, che ci incaricano a rappresentarli sia di fronte alle industrie, in sede di trattative per il prezzo, sia di fronte ai magistratim nel caso scoppiasse una guerra giudiziaria con le aziende di trasformazione”. Le modifiche unilaterali al ribasso del prezzo del latte vanno contro una situazione di mercato che offre segnali positivi, a partire dalle quotazioni del Parmigiano Reggiano che con stagionatura a 18 mesi sulla Borsa di Parma ha toccato il record di 10,63 euro al chilo, la quotazione più alta registrata negli ultimi cinque anni. Volano anche i valori del burro, che ha toccato i 4,80 euro al chilo, con un progresso del 10,47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un trend accompagnato anche da un aumento del 12,5% della spesa delle famiglie. In progresso anche il latte spot (quello venduto al di fuori dei normali contratti di fornitura) che alla Borsa di Lodi, principale piazza di riferimento italiana, ha ripreso a crescere con un balzo di quasi il 7% nell’ultimo mese. Come se non bastasse, mai così tanto formaggio italiano è stato consumato all’estero come nel 2017, che ha fatto segnare un record storico con l’aumento del 6% in quantità rispetto allo scorso anno, che ha portato al 63% l’incremento delle spedizioni nel corso di un decennio, come in Francia dove è diretto quasi un quarto del totale esportato (23%), in Germania che si colloca al secondo posto tra i principali clienti, in Gran Bretagna e negli gli Stati Uniti, dove nell’ultimo anno si è verificato un aumento del 10% delle spedizioni. In cima alla lista dei formaggi italiani più richiesti all’estero ci sono proprio il Grana Padano ed il Parmigiano Reggiano, che oltre ad essere punti di riferimento importanti per il prezzo del latte italiano, in quantità rappresentano il 21% del totale esportato e guidano la lista del 51 formaggi italiani che hanno avuto il riconoscimento dell’Unione Europea come denominazione di origine (Dop/Igp) a partire dal Pecorino Romano, dal Gorgonzola e dalla mozzarella di Bufala Campana e che fanno segnare volumi importanti nell’export. “A fronte di una situazione di mercato che vede crescere il Made in Italy a tavola in tutto il mondo – concludono Cerantola e Palù – non è accettabile un atteggiamento delle industrie che cerca di speculare al ribasso sul prezzo del latte mettendo a rischio un intero settore produttivo sul quale si basa una parte importante dello slancio dell’economia italiana sui mercati internazionali”.

PER ESSERE AGGIORNATO SULLE NOTIZIE DI CRONACA DI VICENZA ISCRIVITI AL GRUPPO FACEBOOK: SEI DI VICENZA SE... CRONACA E SICUREZZA
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA