13 Dicembre 2017 - 10.25

VICENZA – Fondo Immobiliare: specchio o spettro delle manovre politiche di Achille?

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Ci siamo lasciati parlando di primarie e di fine del Variatismo. Nel corso della settimana il dibattito politico si è avvitato proprio intorno ad un argomento che con le primarie e la fine del dominio del sindaco ha molto, anzi moltissimo a che spartire. Si tratta dell’improvviso stop al progetto che va sotto il nome di Fondo Immobiliare.
La scorsa settimana Achille Variati ha convocato la stampa e annunciato che di quel progetto, valore circa 80 milioni di euro, non se ne fa più nulla. Perché? E’ proprio qui che viene il bello, dal momento che fra quello che si afferma pubblicamente e quello che si riesce ad interpretare passa una gran differenza. Il sindaco dice che il progetto non è abbastanza condiviso dalle minoranze (come se questo fosse mai stato prima un problema) e che all’interno della maggioranza di governo si sono viste delle crepe. Meglio allora bloccare tutto e ripartire da capo.
Quello che non viene detto in modo aperto è che il risultato delle primarie di centrosinistra rappresenta il motivo più serio per arrivare allo stop del progetto. L’analisi era stata fatta a qualche giorno dal voto, e forse in modo strumentale. Si era detto che Achille stava alla finestra e aspettava il risultato perché i tre candidati mostravano di avere, nei confronti del progetto, tre diversi punti di vista. Jacopo Bulgarini, espressione della continuità più assoluta con gli ultimi dieci anni di governo, era assolutamente favorevole a procedere con il Fondo, ma il voto ha confermato i timori della vigilia: bocciato. Il biondo candidato del Pd, Giacomo Possamai, era sintonizzato sulla lunghezza d’onda dell’attuale sindaco e della maggioranza ma anche lui ha preso una bella batosta: bocciato. Otello Dalla Rosa, formalmente chiedeva maggiori approfondimenti e verifiche, in realtà quel progetto non lo vedeva affatto di buon occhio e la sua linea è passata al vaglio degli elettori: promosso lui, bocciato il Fondo.
Tutta la vicenda, quindi, potrebbe essere letta come una dinamica politica, tutto sommato figlia di questioni di potere come se ne sono viste tante in passato. E invece io credo che siamo di fronte ad una questione che può determinare molto del futuro della città, compreso il destino stesso delle prossime elezioni amministrative. E mi spiego.
Nel considerare la questione dobbiamo partire dall’inizio. Il comune di Vicenza, come tutti gli altri comuni d’Italia non ha soldi. Certo ha il denaro per l’ordinaria amministrazione, deve fare tagli ai servizi ma non fino al livello essenziale, ma di sicuro non ha i denari per mettere mano a grandi rivoluzioni urbanistiche o per risolvere questioni che si sono degradate nel tempo. Proviamo a fare un esempio che molti vicentini possono capire, quello della scuola media di contrà Riale. Molti l’hanno frequentata in gioventù perché scuola di èlite e che preparava per poi andare nel contiguo liceo Pigafetta, molti ci hanno mandato i propri figli. Quel grande edificio, piantato nel cuore del centro storico, era già in grave difficoltà quando veniva utilizzato come scuola. Ora che è chiuso da qualche anno si sta sciogliendo come neve al sole, le persiane si rompono, i piccioni entrano ovunque e fra qualche mese magari la troveremo invasa da inquilini illegali. Pensate che il comune abbia la forza economica di mettere riparo ad una simile situazione? No, se non dovesse capitare l’imponderabile (un lascito di un improbabile zio d’America) quella scuola potrebbe rimanere li per tutti gli anni a venire, preda di un degrado che è simile a quello che si sta vedendo in molte altre parti del centro storico. Vogliamo pensare a cosa ne è stato del lungo edificio che fu della Fiera ai Giardini Salvi? Ci sono ottimi progetti per trasformarlo nel museo di arte moderna e contemporanea della città, ma non ci sono i soldi. Vogliamo parlare della vecchia caserma della Guardia di Finanza? Il comune ha cercato più volte di venderla, senza successo. Vogliamo parlare del vecchio tribunale a Santa Corona? Del cinema Corso? Di Palazzo Repetta?
Le ragioni sono profonde, almeno quanto la crisi che ha attanagliato il Paese dal 2008 ad oggi, ma risalgono anche più indietro. Risalgono agli anni della “Grande Illusione”. Erano gli anni a cavallo fra ’80 e ’90, erano gli anni delle “aree d’oro”, gli anni nei quali il comune era convinto di avere un patrimonio spendibile o scambiabile di zone dove edificare che potevano essere concesse ai privati in cambio di opere pubbliche o di ristrutturazioni. Quegli anni sono finiti presto, forse sono tramontati proprio quando Enrico Hullweck fu costretto a vendere la Centrale del Latte per avere i soldi per costruire il teatro Comunale: allora ci si rese conto che le “aree d’oro” erano tali solo sulla carta in mancanza di qualcuno che fosse interessato a costruire. Nel frattempo c’è stata la crisi, il crollo del mercato immobiliare che non ha ancora finito di far vedere la sua brutta faccia, il crollo della Banca Popolare e il rogo di miliardi di risparmi privati e delle aziende.
Ora l’amministrazione di Achille Variati dice alla città di aver trovato 80 milioni di euro da spendere, dice di aver fatto verifiche e conti, dice che conferendo buona parte del patrimonio inutilizzato in un Fondo Immobiliare si potrebbero trovare i soldini per mettere a posto l’edificio di contrà Riale e trasformarlo nella nuova e moderna biblioteca della città. Ci viene detto che in questo modo si potrebbero avere risorse per la nuova sede della polizia locale e per molto altro, ci viene detto che il comune si sgraverebbe degli oneri di manutenzione di tanti ruderi inutilizzati. Il gioco vale la candela? Per le opposizioni in consiglio comunale no, ma vale la pena di ricordare come, di fronte ad un progetto simile messo a punto ai tempi di Hullweck anche l’attuale maggioranza, allora opposizione, avesse messo sul tappeto gli stessi dubbi. E allora è legittimo chiedersi se non siamo di fronte, ancora una volta, ad un gioco delle parti dove chi non comanda dice di no, perché quello è il suo ruolo. Non è un caso che, dopo mesi nei quali le opposizioni avevano detto che Achille non poteva permettersi di ipotecare il futuro della città e le decisioni di un sindaco ancora da scegliere, oggi tutti siano più possibilisti. Del resto non si può restare sordi di fronte alle critiche delle maggiori categorie economiche che stanno accusando la politica del solito giochino, di un atteggiamento immobilista che consegna alla città un futuro nel quale nulla cambia e tutto si degrada.
Raccontano i meglio informati che al momento dell’annuncio dello stop al progetto da parte del sindaco, l’assessore Marco Antonio Dalla Pozza sia uscito dalla sala degli Stucchi sussurrando un rabbioso “esco, altrimenti mi viene da vomitare”. Otello Dalla Rosa ha vinto le primarie, ma per vincere le elezioni di primavera deve ricucire. Portare invece al blocco del Fondo, se possibile, divide ancora di più il fronte interno del Pd e del centrosinistra. Per questo sulla questione non sarei così sicuro che sia stata messa la parola “fine”.
(Nella foto: Variati e Cavalieri annunciano lo stop al Fondo il 7 dicembre)
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